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Archive for Maggio 2008

blue note

Ormai  le mie serate musicali si svoglono in forma privata su appuntamento.
Per assurdo, potrei fare musicoterapia.
Potrei inventare un nuovo lavoro, guarire i depressi con i lazzi buffoneschi e le schitarrate di un artista di strada….anzi un artista di "cantina" (el cantinerosssss).
Anche il gruppo mi lascia un pò perplesso.
Alla fatidica domanda:
"Ma quando suonate?"
Io non so cosa rispondere.
E’ un bel pò di tempo che balbetto qualcosa a proposito del non essere pronti, di prima esperienza di gruppo, e altre cazzate per aggirare il fatto che il mio gruppo è un pò come me…..non ci pensa neanche a suonare in pubblico perchè ha serate magnifiche e serate in cui veramente sarebbe meglio andare a giocare a boccette.
Un pò la differenza tra un artista dilettante ed un artista professionista.
Non è detto che il dilettante sia più scarso, ma il professionista, forse, sa di poter garantire una "performance minima" , uno standard del peggio comunque accettabile…..
Io no, una sera sembro Leo Nucci e una sera posso sembrare un somaro ferito ad una zampa…….
Inoltre sono un essere di nicchia (nikkia?).
Sia come persone che a livello di gusti.
Ho un’enciclopedia da dieci volumi di accordi e spartiti nei quali la maggior parte della gente potrebbe NON trovare una sola canzone che conosca, senza contare quelle che nemmeno so suonare ……
In realtà mi diverto sempre, e credo di divertire sempre, però……c’è sempre un senso di incompiuto dietro i miei operati artistici…..
Forse ha ragione il Bardo, se posso evito di disegnare lo sfondo, e così molte cose rimangono come bolle decontestualizzate, cose carine ma dall’aspetto abbandonato.
E non trovo molto aiuto.
La mia insegnante di canto è una donna geniale….ma mi cazzia poco.
Non è che ci tenga a sentirmi dire di essere bravo, perchè se mi credessi bravo non sarei nemmeno andato a lezioni di canto.
Se mi credessi bravo in almeno una delle cose che faccio cambierebbe di molto il mio atteggiamento nei confronti di me stesso, e di conseguenza nei confronti della vita.
Comunque, tornando a canoni più umani e meno professionali sono anche felice.
Felice che qualcuno mi venga a cercare quando sia un pò giù di morale per farsi una cantata e quattro risate.
In fondo …..per assurdo….questo lo so fare bene!
Comuqnue sia, sto cantando di continuo, per un motivo o per l’altro, da solo o in compagnia.
Se la laringe non mi manda a fare in culo…..spero di continuare così……

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Segmentum tempestus

Oggi ho aperto gli occhi e immediatamente è iniziato lo scrosciare della pioggia.
Ho come avuto il sospetto che si preparasse una giornata di merda.
Poi ho avuto molte conferme, dal primo essere umano che abbia incrociato i miei passi nessuno si è lasciato fuggire finora la possibilità ghiotta di martoriarmi i coglioni.
Mi sono svegliato elettrico, neurosovraccarico.
Ho l’impressione autogarantita che tutto ciò che faccio sia sbagliato, o in procinto di diventarlo. Persino l’intenzione è gia un errore….
Ho il sospetto fondato di starmi impiccando con le mie stesse ragnatele, di essere l’unica preda che metterò nel bozzolo….
Oggi un miracle blade dovrebbe fare uno sporco lavoro di lama sulla mia lingua, cos’ non direi più cazzate, e sulle mie dita, così magari mi risparmierei di scriverle.
Quando cerco di giocare sul sottile ne viene fuori un elefante impacciato in una cristalleria, quando cerco di avere una strategia sembro un ariete contro un portone, quando accendo qualcosa mi accorgo sempre di aver acceso una miccia, che porta la barile su cui sono seduto.
Credo che questo senso di ingiustizia sia solo uno dei tanti errori che commetto.
Io DEVO fallire per meritata incapacità.
Mi sta proprio bene. Perchè la mia presunzione è sconfinata e sono una caldera di noie pronta ad eruttare.
Mi sto veramente sui coglioni.
Faccio tutto a cazzo di cane, pianto a metà lavoro tre quarti di quello che inizio e il rimanente lo porto mediocremente a termine, con tutta la dilettantesca imperfezione che mi contraddistingue.
Bravo, bravo!
Chiedo venia, c’è giustizia nel mondo, tutto è giusto, mi merito tutta la spazzatura che continuo ad accatastare!
Vorrei solo che queste scariche di adrenalina smettessero di farmi saltare le
sinapsi, smettessero ‘sti cazzo di fulmini sotto l’epidermide!
Spesso mi incazzo con l’ambiente circostante, ma i migliori picchi di furia li raggiungo quando mi accorgo di essere la radice di ogni problema.
La presa di coscienza è carta igienica.
Nessuno cambia veramente. ci divertiamo a recitare la parte di qualcun altro per un pò, ma poi quando la motivazione salta torniamo nei nostri originali panni sporchi.
Panni che non si possono togliere del tutto, mai.
Panni come questi, che puzzano di muffa e sudore, che puzzano di fumo e cibo stantio, di grasso da motori e vernice.
Panni che dovrei strappare insieme alla pelle per liberarmene.
Dita di merda, lingua di merda, cervello di merda.
Pessime periferiche per un sistema che sarebbe superbo.
E’ l’interfaccia che non funziona.
L’interfaccia da culo che sono!
Niki, sta zitto!
STA ZITTO!

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Heart hacke


Fu con questa canzone che qualcosa si smosse in me tanto tempo fa, durante un torrido Luglio Adriatico.
Tra sabbia, zanzare e salsedine ricevetti il primo walkman in regalo e la prima cassetta fu proprio "Non al denaro, non all’amore, nè al cielo".
Era la voce di Fabrizio, calda come il vento d’estate, profonda e scura come il mare, ugualmente misteriosa.
Era quella vocalist che prorompeva a metà canzone, così perfettamente contrapposta, una sonorità argentina ed aerea che volava sugli abissi vocali maschili; Il suono dell’amore ideale, il concetto inapplicabile, il calcolo più riuscito del Grande Architetto.
Era la trilogia di Dragonlance che leggevo avidamente per la prima volta, e le note di De Andrè reggevano i draghi in volo.
Ero un crogiuolo, ero metallo fuso, ero vibrante materia in divenire.
 Questa canzone è uno dei martelli che mi ha forgiato. I disegni di Larry Elmore sono l’acqua che mi ha temprato.
Salutato dal sole di Giugno, al sole di Giugno maturavo come un frutto, meriggiando….pallido e assorto.
Sembra tutto lontanissimo ora, ma ero un’ anima salva (come spiega appunto Fabrizio nell’abum con il quale ci ha salutato) uno spirito solitario, in perfetta compagnia del proprio essere pensante, un percettore vibrazionale.
Il malato di cuore parlava di un escluso. Qualcuno che si senta diverso, menomato, non integrato.

Qualcuno che debba bere a piccoli sorsi interrotti e che abbia un muscolo cardiaco troppo stretto per l’anima…

Io non avevo bisogno di altri, ero perfettamente in sintonia con me stesso. Non cercavo compagnia, amicizie, compagni di gioco. Cercavo solo un posto appartato per sognare in pace, perchè era più facile vivere senza respirare che vivere senza sognare.
Perchè il mio muscolo cardiaco era minuscolo, troppo piccolo per contenere quell’oceano di energie……
Attendevo qualcosa di perfetto, che avrebbe bucato la realtà, come la prima nota di quella vocalist, una lancia di purissima luce, di commovente perfezione. Qualcosa che ovviamente non sarebbe mai arrivato, perchè i sogni sono perfetti solo nella loro onirica placenta.
Ma ogni volta che ascolto del malato di cuore sento ancora l’anima sfuggirmi dalle labbra.
Anche io ho un cuore malato. Non fisicamente. Ma ugualmente  mi rende diverso.
Forse a tratti speciale.
Ma, comunque, anima salva.

Così, secoli fa, io ed il Bardo ci capimmo una volta per tutte…..
Stavamo mangiando una piadina, chiacchierando di musica, e  lui mi chiese:
"Ascolti De Andrè?"
Io lo guardai. Il tempo si fermò per un attimo, furono lampi  tra le pupille, poi dicemmo contemporaneamente:
"IL MALATO DI CUORE!".
Ci abbracciammo, e ancora oggi (15- 16 anni dopo), abbiamo quel lampo nelle pupille (e anche la piadina spesse volte…)!

Cuori malati, maledettamente malandati……
……. quella pomice ruvida che ho nel centro del petto, da qualche tempo….. ha come…. strani palpiti di vita……..
….tum.……tum…….tu-tummm….. ....

Tanto saranno i polmoni ad uccidermi….il cuore…chi l’ammazza?

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La visione di ciò che segue è fortemente sconsigliata a tutte le entità biologiche dotate di bulbi oculari.
E’ severamente vietata ai minori di anni 14, ai puritani, agli ecclesiastici in seminario e alle donne incinte.
L’autore si assume tutte le responsabilità di ciò che scrive e attende un listino prezzi accurato da fonti più esperte (zona Bologna).

Io non sono mai stato a puttane.
Nonostante io veneri De Andrè, il quale ha celebrato  la prostituzione fino alle vette più alte della poesia,  nonostante le donne mi piacciano e  io inesorabilmente non piaccia a loro (e io stia dalla loro parte in questo), nonostante il fatto che in fondo in fondo non lo reputi così orribile concettualmente…….non sono mai stato a puttane….
Ho trent’ anni e non sono MAI stato a puttane!
Questo dovrebbe essere un punto d’onore, almeno per la moralità aleggiante, per i teneri cuori delle vergini sognanti, per i redenzionisti apocalittici, per gli impotenti invidiosi e le massaie telelobotomizzate.
Questo è sicuramente un punto di demerito, da parte della mia stessa razza umana, della vita, dell’esperienza e della curiosità.
Se viene chiamato "il mestiere più vecchio del mondo" un motivo c’è sicuramente…
In realtà facciamo tutti la faccia schifata, biasimiamo a testa bassa con salmodie giudicanti, ma poi TUTTI allunghiamo il collo quando sul marciapiede si apra il banchetto del "pelopossibile", e PARECCHI ,dopo aver accarezzato i figli sulla testa e averli messi nei candidi lettini, si armano di macchinone e vanno a scaricarsi le palle nel sudicio della nostra coscienza sociale….
Per assurdo, la classe più attaccata ai valori moralizzanti e all’inquisizione collettiva è anche un’assidua frequentatrice di ciò che disprezza in pubblico.
Chi disprezza compra?
Diciamo che quantomeno noleggia……
Effettivamente il mio cerebro razionale sa benissimo che l’equazione è vincente.
Tot soldi = tot prestazione sessuale.
Limpido.
E sabato sera la limpidità di questo concetto mi ha fulminato.
Ero su una panchina dei Giardini Margherita nella buia sera umida, con Bardo e consorte a chiacchierar di minchiate,  proprio a ridosso del viale.
Sul viale era apparecchiata una fiera della carne di qualità ottimo-eccelsa, di quegli show che intasano il traffico e lasciano i finestrini picchiettati di colpi di pupilla e iridi spalmate.
Rumene mi dicono…..
Se il basso substrato guappo-coatto le avrebbe appellate in qualità di " fighe da sturbo" , la mia classico-romantica sensibilità già richiamava le forme armoniose del Canova,  le plastiche turgidità Michelangiolesche o gli slanciati archivolti del gotico sacro…..
…in pratica il pene di chiunque avrebbe avuto medesima reazione e identico punto d’arrivo pur con percorsi tanto diversi.
Il soldatino calvo a tal vista non può che innalzare lo stendardo di priorità assoluta e intonare la carica.
Mentre si ciacchierava una delle suddette grazie del Canova (grazie al cazzo , credo…) penetra con un ipotetico cliente nel parco e sfila ancheggiando a pochi passi da noi, in direzione di non ben definita località boschiva d fratta ombreggiata.
La di lei camminata, amplificata dal vestiario succinto e accuratamente stilizzato, provocava una paurosa torsione della tessitura spazio-tempo.
Entro dieci metri da quella Giottesca espressione della carne che aveva per culo il tempo rallentava, in seguito perdeva di ogni significato, lo spazio iniziava uno sfaldamento a mosaico e tutto colava in una dimensione spiraleggiante di colori azzardati persino per camicie anni ’70…
(così ho capito dove sia finita la fauna animale che probabilmente un tempo avrebbe dovuto abitare il parco…..nella dimensione "camicie anni ’70"….!!!).
Al passaggio del celestial-deretano, comunque, il mio cerebro ha evacuato una frase attraverso la bocca:
"Non so cosa abbia sbagliato io nella vita ma devo averlo sbagliato TANTO!".
Questo perchè le divin-natiche avevano stappato la rete fognaria del subconscio, la quale riversava e tracimava  liquami e  scorie residue di un rapporto uomo-donna trentennale.
Il cerebro, seppur ottenebrato dal fondoschiena di una musa, era già partito per la sua equazione.
Il cliente era un anonimo testarasata giovincello che sfilava accanto alla femminile radiosità con una delle umane mani posta ben in vista sulla cupola dei nostri desideri.
Una mano UMANA su QUEL CULO!!!!!
A me pareva Galahad con in mano il Sacro Graal….l’umano che tocchi il divino!

"Potrei tocciare il dito nella sua trascendenza divina o virgo prudentissima???"
"Prego, faccia pure gentil messere, son 50 monete del regno!".
"Orpolà madama, sol 50 monete! Si figuri o divina che per il medesimo servizio le dame di corte richiedono devozione pluriennale con servizievole astinenza ed in molti casi senza speranza alcuna di goder del femminino sacro in guisa differente dallo spirituale contatto!"
"Oh accorato messere, si figuri che esse appellano NOI a MIGNOTTE!".

Il siparietto cerebrale era più o meno questo…
..ed il mio fido e combattivo soldatino calvo mi indicava le sfere a lui sottostanti e ad esse mi paragonava con veemenza.
In effetti non riusciamo spesso a farci felici l’un l’altro io e lui, se non dandoci UNA MANO…..
Però una cosa è vera…..ho sputato sangue e assaggiato morte per dei pupazzi femminili nemmeno paragonabili alla bozza di quello splendore a pagamento.
Fatiche che mi sono costate pezzi di anima,  voglia di vivere e fiducia in me stesso e nel mondo, per la conquista di un pallido riflesso che inevitabilmente si negava.
Forse quel potere occulto ma ben utilizzato potrebbe essere ripagato con una diversa moneta, anzi proprio CON la moneta, e con costrizione e coercizione piegarlo alla volontà dei vilipesi.
Non del tutto inerme, solo volontariamente inerme.
Perchè "non è bello", perchè "fa triste", perchè "non ti ci vedo", perchè io, nell’immaginario cortese, sono un immacolato diacono del dialogo platonico.
Dovrei scendere le scale della moralità collettiva con piume di struzzo sulle spalle ed  un tubino lucciante, cantando un languido blues.
Scendere gradino per gradino nei liquami, come l’UOMO ha fatto fin dall’alba dei tempi e disperdermi nella mia curiosità e tigna, in un abbraccio virale di umori ed odori che sanciscano la mia organicità innegabile, sfilando il trono da sotto la culo delle filosofie masturbatorie…..
…ora,  se tutto va a puttane….
..PERCHE’ IO NO?
Alle scimmie Bonobo l’ardua sentenza….


"scusi…hem.signorina…….bocca…ehm…quanto?"

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Ieri mentre guidavo sotto una pioggia torrenziale con un umore misto tra l’iracondo e lo sconfitto mi è successo un fatto singolare.
Uscendo da una rotonda mi trovo di fronte alle strisce pedonali e, interdetto sull’attraversamento, c’era un anziano uomo di colore.
Somigliava vagamente al direttore di chirurgia di Grey’s anatomy. Pelle scura, fisico imponente, barba e capelli bianchi e ricciuti (ah.. che bel contrasto sulla pelle scura!).
Era interdetto, porello, come chiunque debba attraversare una strada ghermita da un’orda barbarica di automobilisti incazzati come pantere, dopo tre giorni di diluvii, allagamenti e soliti rincoglionimenti metereologici del traffico.
Io mi sono fermato.
Lui ha attraversato in tutta fretta e di fronte alla mia macchina si è girato e mi ha fatto un sorriso enorme, luminoso.
Per un attimo pareva tornato il sole. Da solo mi son detto:
"’Vacca se è felice questo!".
E mentre me lo dicevo mi sono accorto di avere un sorriso uguale stampato in faccia io stesso…..
Per pochi secondi, forse un minuto, sono stato proprio bene.
Mica lo conoscevo, mica mangerò mai i fagioli con lui, ma era un sorriso di gratitudine inaspettata, sincero e gratuito.
Per un attimo, solo perchè mi ero fermato, mi son sentito una bella persona.
Lui mi ha fatto sentire così!
Non per una logica scoutistica e parrocchiale di vecchiette e strade da attraversare, semplicemente perchè non c’era tempo per riflettere.
O mi fermavo, come ho fatto, o me ne fregavo giustificando l’atto con i miei scazzi, il maltempo, il traffico, la stanchezza, la fretta, blablablabla….
Se non mi fossi fermato l’avrei perso quell’attimo di serenità.
E non avrei nemmeno mai saputo di essermelo perso!
Avrei perso un attimo di energia positiva non facendo qualcosa che NON MI COSTAVA NIENTE.
E allora mi è venuto da pensare a quanto spesso gli umani siano presbiti.
Viene sempre da mettere a fuoco lontano, lontano, infinitamente lontano, e le cose che ci circondano al momento si perdono. Quello che hai tra i piedi nel migliore dei casi è sfuocato, nel peggiore…NON ESISTE!
La felicità credo sia fatta di attimi.
Son anche duretti da prendere al volo gli attimi!
Scivolano e sono velocissimi, pescetti stronzetti gli attimi felici…….
E osservando il mondo, chi mi circondava, gli altri e me stesso, trovo che sia nel nostro codice genetico questa presbiopia.
Certo come razza siamo anche molto miopi, se pensiamo a come utilizziamo l’equilibrio biologico e la ricchezza del pianeta.
Ma singolarmente credo siamo più presbiti.
E forse è inversamente proporzionale al difetto oculare fisico.
I GIOVANI sono più presbiti, perchè hanno il futuro da costruire, mentre forse un vecchio ha smesso di preoccuparsene e deve accorciare la focale, perchè non sa se arriverà così lontano…..tanto vale guardare cosa c’è esattamente a un passo!
E’ strano come il sorriso di uno sconosciuto possa illuminare una giornata di apocalisse metereologica.
E’ strano come possa far pensare a quante volte non mi sono fermato, quante volte, autogiustificato o meno, io abbia tirato dritto, quanti attimi come quello mi sia perso…….
Non voglio andare in giro sorridente come un coglione che passeggi in cerca di puffbacche…..
Ma questo coltello tra i denti sta cominciando a limarmi gli incisivi…….
…nessuno ha un CICCLESSSSS??????

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Wet life

Oggi mi sembra di avere la testa piena di ovatta, di muovermi al rallentatore.
La cervicale sta già alzando vessilli guerreschi, abbastanza risentita di essersi svegliata in una stanza dal tasso di umidità ideale per una colonia di salamandre.
Camera mia è sempre umida, ma per un attimo ho creduto di avere la barba fatta di licheni….
Anche arrivare al lavoro e trovare due dita d’acqua sotto la scrivania lascia leggermente straniti (nonc apita spesso di cheidersi se il computer esploderà accendendendolo…).
Di solito inizio la giornata controllando la posta o  il programma  di lavoro, non  asciugando pavimenti con il mocio…..
Mi sento umido. Tutto ha un tocco appiccicoso, i vestiti stanno scomodi e grippano ad ogni movimento, fuori sembra una giornata di autunno feroce….
I compleanni cadono come colpi di obice a intervalli regolari, sulla mia trincea di isolamento.
E’ un periodo difficile, un calendario fitto e spietato che deve fare i conti con l’unica vera voglia rimastami:
Dormire.
E’ più di una settimana che mi addormenterei dovunque mi trovi, a qualsiasi ora.
Sembra che il mio cervello stia saggiamente gettando la spugna e reclami uno stand-bye sindacale, una dissociazione cerebrale di Simpsoniana memoria.
Per fortuna le prove del duetto sono andate bene, potrei improvvisarmi un interessante fantasma dell’opera, grazie anche alla concessione (anche entusiasta…Irene ne SA!) della maestra di farmi cantare la prima strofa all’ottava bassa, permettendomi di sprofondare con la voce là dove ululano i fantasmi (paura eh?! N.d. Lucarelli).
C’è già chi propone mantelli neri e di dipingermi una maschera…..donne e spettacolo, sono in mani folli!
Aspetto che smetta di piovere, attendo di non avere più sonno.
Non mi resta che cercare di fare tutto quello che devo nel miglior modo possibile, senza contare sulla voglia, perchè visto il maltempo sarà andata in vacanza in qualche luogo esotico……

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Finalmente l’ho ritrovato!

MORTALIIIIII
OCCHIO ALLA PEPE
VONATAAA!

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Mentre guardavo il cane della dottoressa Grey venire soppresso mi è tornato in mente Snoopy.
Ma più nel profondo, in strane fosse cardiache, giaceva il mio rapporto con gli animali. Come una perla in fondo ad un pozzo.
Da piccolo disegnavo solo animali.
Ho iniziato a disegnare, forse, proprio per rendere omaggio a loro.
Dicevo sempre che avrei voluto diventare un disegnatore della Disney, e quando mi chi chiedevano di disegnare una persona rispondevo che non mi interessava, io mi sarei occupato SOLO degli animali.
Gli animali erano tanti, pieni di varietà, avevano forme fantasiose, alcuni assurde, erano buffi, incutevano timore, incutevano rispetto, commuovevano.
Per quel che ricordo del bimbo Niki gli animali erano l’unica cosa interessante sul pianeta e la natura era uno sfondo perfetto.
Gli animali e la natura erano in perfetto equilibrio, e non un equilibrio di comportamente o sussitenza di cui allora non capivo granchè, erano in perfetta armonia di forma.
In qualche modo, come solo i bambini sanno fare, vedevo il disegno che stava dietro alla creazione.
E così rispondevo a disegno con disegno. Con elefanti dalla testa storta perchè di orecchie ne avevano due e dovevo disegnarne due, non poteva essere nascosta dalla testa l’orecchia dietro…….
Così per un lungo periodo mi convinsi di voler fare il veterinario.
Poi mi presentarono il piano di studi ed ebbi un cedimento, così, visto che mi avevano insengato a disegnare, gli animali decisero che sarei stato un disegnatore.
Avevo la casa invasa di animali.
Dai minuscoli modellini in plastica a giganteschi pelouches.
Mi chiudevo in bagno con i pupazzetti, e improvvisavo laghi africani nel lavandino, poi mi dilettavo nella voce fuoricampo che raccontava il documentario.
Cresciuto a pane e Piero Angela.
I documentarii sugli animali erano una festa per me. Una visita allo zoo un evento epocale.
Solo due volte sono stato così eccitato nella vita:
La prima volta e che entrai allo zoo di Pistoia e la sera della prima della Compagnia dell’anello di P.J.
Quella sinfonia di forme, di movimenti, di comportamenti erano in tutto e per tutto la celebrazione della fantasia creativa della vita, in sostanza, la più alta preghiera che un bambino potesse concepire.
Non giocavo a pallone alle elementari, passavo metà dale tempo sui libri e le enciclopedie a studiare come disegnare un ippopotamo o un elefante e il rimanente tempo a disegnarlo.
Ovviamente le cose più ambite sono sempre le più irraggiungibili nella vita, quindi i miei animali preferiti erano esotici.
Trovavo che l’Africa fosse una specie di paradiso, quando vedevo quelle inquadrature pazzesche di savana con decine di specie diverse, carnivore, erbivore, grandi, piccole sparpagliate sul tappeto verde, come i miei pupazzetti sul parquet, la mia minucola Africa domestica…….
Avevo rispetto per gli animali. Trovavo disgustoso che non si conferisse loro il possesso di un’anima, trovavo abominevole il modo in cui gli umani li trattavano, trovavo l’UOMO fuori posto, mostruosamente fuori posto, alieno e assolutamente NON INTERESSANTE.
Poi non ricordo cosa accadde……
L’adolescenza? La tempesta ormonale? La crescita?
E’ svanito tutto di colpo.
Forse il Fantasy è stato il vero tesoro esotico. Anche per questo mi trovo a venerare il drago, il quale è una chimera (nel senso medievale da bestiario) l’unione impossibile di molte diverse specie, il grande maestoso e inarrivabile tutto etologico, l’animale di tutti gli animali.
L’animale che non vedrai mai è sempre l’animale che vorresti vedere più di ogni altro.
Ma ora, forse perso dietro i miei goblin orchi e troll, non provo più quel sentimento speciale che provavo per loro.
Li amo ancora, ho un ottimo rapporto con tutti gli animali che incontro (A parte quel cazzo di gatto grigio), in casa mia vivono tartarughe, conigli e cani e in altri tempi ci sono passati criceti, cavie, gatti, canarini, gracule….(ah quanto vorrei un cinghiale!).
Li accudisco, li nutro, gioco con loro, li rispetto e ancora li considero molto più validi degli umani, in genere.
Ma non sono più quello che erano: UN MIRACOLO.
Un miracolo è qualcosa a cui non si riesca a dar spiegazione, che catturi totalmente la nostra attenzione, qualcosa che venga da oltre e sia assolutamente positivo e commovente.
Probabilmente ho cercato miracoli nei posti sbagliati.
Da quanto ho cominciato a trovare interessanti gli umani?
Dopo tutti questi anni di battaglie e sangue e dolore…perchè ancora mi perdo dietro agli umani?
Probabilmente ero molto più saggio quando ero piccolo……
Infatti quello che un pò mi secca è di non sentire quasi mai la pulsione di VOLER passare del tempo con i miei cani. Di non spupazzare il coniglio almeno una volta al giorno e di non passare qualche minuto ad osservare il disegno delle scaglie della mia tartaruga.
In sostanza gli animali sono una cosa bella, ma sono diventati parte del tutto, coinquilini del globo terracqueo….
E’ sempre strano fermarsi a pensare di come le cose speciali diventino normali.
Più che altro un poco triste.
Mi sono sforzato di non crescere più di chiunque altro, ma alcune parti di magia si perdono comunque.
E non li disegno più. Se è vero che disegno solo ciò che amo (ed è vero), allora sono i troll e i draghi che amo.
Quando le cose diventano scontate la mente passa ad altro, e questo in ogni campo della vita, e così è proprio della nostra razza usurpatrice ed infestante non godere mai in maniera duratura delle gioie che  ci circondano.
Non sono più un naturalista crociato.
Sono un blando simpatizzante della natura.
Eppure, a quasi un anno dalla sua morte, mi accorgo di quanto avrei voluto essere lì con Snoopy, risparmiando a mia sorella la prova straziante di tenergli le zampe durante l’ultima iniezione.
Io sono di una filosofia molto mistica, ma non necessariamente negativa.
Trovo che chi muore vada in un posto di cui non si sa nulla, che sia ANCHE il nulla poco importa, ma non si sa. E questo non sapere lascia aperta ogni possibilità e non è crocifisso da certezze.
Per questo non provo compassione per chi muore.
La provo per chi nasce. Perchè so esattamente in che posto sia arrivato……….

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E’ sicuramente una mia caratteristica intrinseca, radicata quanto tediosa, l’attesa naturale e stupidamente fiduciosa del Deus Ex Machina.

Secondo Wikipedia:
"L’intervento ex machina degli dèi veniva spesso usato, soprattutto dal tragediografo Euripide, per risolvere una situazione intricata e apparentemente senza possibile via di uscita. Il significato di questa espressione si è poi ampliato nel tempo, andando ad indicare qualsiasi soluzione di una storia che non presti il dovuto riguardo alla logica interna della storia stessa e appaia alquanto improbabile, usata solo per permettere all’autore di far finire la storia nel modo voluto."

Forse è la mia spiritualità innata che mi spinge in qualche maniera a ritornare sulla via karmica, continuando ad ostinarsi nel credere che tutto accada per un motivo e che tutto porti al risultato.
Il Deus ex machina (dio era un’automobile??) involve senza ombra di dubbio la presenza di un Dio, o chi per lui, comunque forza pesante (anche se non necessariamente giudicante) e onnipossente, almeno dal punto di vista della condizione umana.
In me convive così un dualismo contrastato in cui due sentimenti caparbii quanto assassini non risparmiano colpi bassi per attrarre la mia attenzione.
La spiritualità karmica rimane a braccia aperte con un sorriso ebete newageano stampato in faccia, attendendo una comunicazione da illuminati alieni o spiriti elementali della natura.
Il cinismo realista mi vessa con un superomismo nei confronti del quale sarò sempre in difetto, mi esibisce una lunga lista di precedenti scritti nel sangue e mi centra all’interno di specchi specchianti, mostrandomi un’immagine di me ripetuta all’infinito, immutabile e ridondante.
In realtà non riuscirò mai ad averne ragione del deficiente karmico.
In larga misura lo detesto. Il deficiente che attende il Deus ex machina (Dio era una Volvo?) mi fa fare cose idiote, mi impaluda in attese idiote, mi tortura per tutto il tempo in cui nessun Dio esce da nessun cazzo di macchinario e infine pretende il suo tributo di delusione sanguinante.
Con una divina aspettativa è possibile affrontare un mondo che è semplice, crudele e banale oltre ogni incubo cinico?
Non proprio una mano celeste che risolva i problemi di chi si gratti i coglioni, che sarebbe anche karmicamente errato (e per questo spesso accade), ma il deus ex Machina (Dio era una Fiat?) potrebbe rappresentare solamente il presentarsi di inaspettate (o anche aspettate…basta si presentino..) opportunità.
Insomma, come diceva Gassman ne "Il conte Tacchia":
"La speranza in un colpo risolutore rimane sempre!
Ed il colpo meglio de tutti è sempre er colpo de culo!".
Il non presentarsi di tale colpo per periodi definiti in quantità di lustri, meglio conosciuti ormai come decenni dai più scafati calendaristi, potrebbe portare ad una inversione Karmica la quale disastrosamente involverebbe in una voluttuaria spirale vorticante verso un abisso di mareggiante di serotonina con barchette di amarezza ma molti gorghi di sbadiglio.
Se Dio non esce dalla macchina, io mi sento un pò il suo lavavetri al semaforo.
Ma se scendesse non è che mi disferebbe la testa col crick?
Son domande da porsi. E porsi è una delle questioni fondamentali della vita!
Porsi dei problemi? Porsi delle domande?
Voglio certezze.
Nel senso che Dio può non esistere, l’amore è impossibile, ma abbiamo i TORTELLONI!
I tortelloni dovrebbero saziare ogni mia pulsione! Che te ne fai di Dei e grandi amori quando hai i tortelloni! Perchè non passo metà del tempo a fare tortelloni e l’altra metà a mangiarli!???
Dovrebbe bastare ad ogni aspetto del mio essere….
Basta incertezze, basta probabilità basta lanci di dado!
"Dio non gioca a dadi" diceva Albertone l’energico (che ha inventato l’anno luce e di conseguenza il conguaglio), quindi questo non esce dalla macchina, non gioca a dadi, insomma,,DIO è un pò un maronaio…..(il Mar Rosso è chiuso da tremila anni, insomma, se uno volesse passare!!??).
Comunque il Deus ex machina (Dio era un Ferrari?) mi servirebbe per sbloccarmi, sarebbe un trascendentale Activia, la mistica enterogermina…..
Deus non ex machina!
La macchina di Dio ha un buco nella mh….
la macchina di Dio ha un mh..nella mh…
Ma Porc..!
Ma Posch!
Porsche! Porsche!
Eccola!
Si, suona bene.

DIO PORSCHE!


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A volte poche parole bastano a ricordati cose che avevi diementicato. Poche parole che avevo bisogno di sentire più di ogni altra cosa. Ed arrivano sempre da chi meno te lo aspetti. Ancora, grazie.

Non ricordi davvero chi eri?
Non ricordi che cosa sei stato?
Che di lupi vestiti da pecore
ora tremi al lontano belato……

Non ricordi ora come hai amato?
Non ricordi il tuo libero volo?
Che nascosto nei buchi di pietra
ora attendi nel buio da solo….

Non ricordi ora come ruggivi?
Non ricordi  tempeste domate?
Che d’autunno ti copri le scaglie
mentre in cuore ti brucia l’estate….

Non ricordi il tuo passo possente?
Non ricordi la tua ispirazione?
Che il tuo canto parlava nel vento
e rendeva reale illusione…..

Non ricordi davvero più niente?
Non ricordi chi ti ha calvalcato?
Non ricordi più i cieli oltre gli astri?
Non ricordi più chi ci hai portato?

Eppure tu vivi ed esisti
suturanto con filo di spago
puoi volare nel cielo di nuovo
tu che sei forte.
TU CHE SEI DRAGO.


 

 

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