Adesso state in casa.
State in casa come me.
Sarà una piccola, pidocchiosa, ridicola soddisfazione alla fine dei conti, visto lo sfacelo che ci aspetta, ma almeno posso dire di averlo vissuto.
Finalmente ho visto il mondo degli uomini FERMARSI.
E’ una goduria.
Dopo quarant’anni di odio e stridore di denti nei confronti del mondo che mi circondava, dopo una vita intera di impotenza, di inadeguatezza, di sudditanza nei confronti di un mostro così enorme ed onnipotente… finalmente lo vedo in ginocchio.
Certo non andrà meglio a me che a lui, ma il mostro che ha inquinato la mia vita ed il pianeta finalmente mostra un segno di vulnerabilità.
Ed è stato costretto ad inginocchiarsi di fronte alla cosa più piccola, invisibile, irrilevabile che si potesse ipotizzare: un virus.
Oh, si. La falce della trista mietitrice sfiora il mio collo come il suo, ma sarebbe un piccolo prezzo dover morire se solo potessi farlo guardando nelle sue pupille vitree, terrorizzate, impotenti.
La morte gira per le strade con la stessa sinistra epicità di una piaga biblica.
E mi dispiace ammetterlo, mi dispiace provare tanta lussuria nell’affermarlo ma….
… c’è veramente dell’epica in tutto questo.
Un nemico che non ci odia ma lo stesso finisce per distruggerci. Un nemico invisibile eppure sempre presente.
E’ delicato ed è equo.
Non ci giudica e non ci odia, ma ci uccide.
A differenza di quanto facciamo noi, che uccidiamo sempre per odio, per giudizio, per ingordigia.
Non è invasivo, non distrugge tutto quello che tocca e non lo trasforma per suo personale tornaconto. Non sconvolgerà nulla, a parte il nostro mondo fittizio.
Ah, quale vulnerabilità, quale nervo terribilmente scoperto per questa razza di pezzi di merda esperti solo nell’avvocatura in difesa della propria depravazione.
Non sarà con la menzogna o con la retorica che fotteremo questa minaccia.
La minaccia non è corrompibile.
Ed è celestiale.
il mondo esterno è stato spinto a calci nel culo nel mio mondo.
Nel mondo dell’isolamento.
Fuori non c’era niente per me, nemmeno prima.
Niente.
Il vostro mondo fatto di stupidità e futilità, di tempo buttato nel cesso a gavottare sulle vanità del momento si è sgretolato come un cagata lasciata troppo al sole.
Io vi osservavo con odio dalla mia quarantena, che è autoimposta con delizia, ed aspettavo, aspettavo, aspettavo che qualsiasi fottuta cosa potesse farvi vedere quanto tutto fosse finto e vano anche prima.
Un asteroide, un’invasione aliena, un conflitto nucleare, un… un virus?
Non vi sentite come in un racconto di fantascienza ora?
Non vi diverte?
Non vi fa piacere sapere che tutto il meccanismo del cazzo dal quale dipendeva la vostra vita potesse essere fermato in qualunque momento da qualsiasi insospettabile agente del caos?
Oh si, certo anche la mia. Anche la mia.
Solo che io lo sapevo. Lo sapevo già prima che fuori non c’era niente, che niente valeva niente, che tutte queste megalitiche impalcature mentali erano solo seghe di cervelli in corto circuito. Cervelli che stavano troppo bene per porsi interrogativi scomodi, che preferivano sempre e comunque porre attenzione sui gossip di moda, sugli sport miliardari, sulla prestidigitazione della finanza, sul chiacchiericcio della politica, sulla crapulenza del cibo, sulla malizia del sesso, piuttosto che chiedersi anche per un secondo che cazzo di vita stessimo tutti facendo!
C’è voluta madama con la falce in giro per le strade per fermarvi da tutto quel lavorìo continuo, quell’incastro da cubo di Rubik di impegni, corse, ansie e bestemmie che valevano alla fine un bel paio di settimane all’anno da passare rigorosamente “altrove”.
No. Adesso state fermi in casa. Vi tocca di fare i conti con le persone con cui vi siete accoppiati, con i piccoli feroci umani in divenire che avete saggiamente scelto di cagare al mondo (fatto bene, erano così pochi..), vi tocca di fare i conti con le vostre incompetenza. Che siete milioni e milioni, senza arte ne parte che preferiscono un giorno di lavoro ad un giorno con se stessi, perché “NON SIA MAI!” il cervello potrebbe di botto ribellarsi ed accendersi.
Scoprire così che non sopportate nemmeno la vostra famiglia, i vostri animali domestici, le vostre fottute quattro mura. Perché in fondo tutto si basava sul fatto che non le aveste mai veramente conosciute. Perché il tempo per fare i conti con ciò che avevate impiantato e sviluppato DOVEVA essere il minimo.
Perché la menzogna su cui si basava tutta la società umana richiedeva solo di non fermarsi mai.
Un giorno dopo l’altro un mese dopo l’altro, un anno dopo l’altro, un secolo dopo l’altro a produrre, incazzarsi, pagare, riscuotere, tradire, furbeggiare, cazzeggiare, imboscarsi, fingere e scappare da se stessi e dagli altri.
Non perché io sia io, ma perché purtroppo è una verità comprovata: solo chi sta bene da solo è un essere equilibrato e potenzialmente illuminato.
Tutto il vostro teatro aveva già fatto marmellata dei miei marroni da decenni.
Ho messo il naso fuori solo per indispensabili imprese che da solo sarebbero state impossibili (vedi cantare e scopare. Fine.) altrimenti sono stato in quarantena.
Arrivate sempre dieci anni dopo di me. Dodici anni fa siete entrati in una crisi economica che nella mia vita era iniziata da una decade. Ora entrate nell’isolamento.
E vi dovrei dire io, come sempre, come si fa?
Manco morto (che è uno dei finali plausibili, nonché uno dei miei preferiti).
Io starò alla mia feritoia a vedervi impazzire perché il vostro “io” chiederà il conto.
Perché il motore della nostra vita frullava a migliaia di giri al secondo solo ed unicamente perché quel cazzo di budino grigio che avete dentro il cranio non doveva funzionare.
E vi piaceva che non funzionasse. Non siete vittime di una violenza da parte di un complotto segreto ordito da criptici supersovrani occulti.
No, no. Lo avete chiesto voi, lo volevate. Ci siete nati dentro e mai, mai una volta che vi siate fermati per vagliare la possibilità che si trattasse di un incubo e non di un sogno!
Perché, come dice Lovecraft, di fronte ad un tale livello di orrore la mente umana si sbriciola.
Ma quella era la base della MIA quarantena. L’accettazione di quell’orrore inconcepibile.
E c’è voluto un virus cinese (manco originale, è pure cinese..) perché saltasse il motore.
Perché tutte le vostre certezza del cazzo di immortalità ed invincibilità facessero la fine dei peti nella vasca da bagno.
Certo, anche io ne soffro. Non posso vedere i miei amici, la mia compagna, non posso garantire che mia madre quasi ottantenne con problemi respiratori vedrà l’alba del prossimo anno. Anche io posso essere fermato dalle autorità come se fossi un ladro, mentre vado al lavoro.
Perché il lavoro, ovviamente, col cazzo che l’hanno fermato.
Ed io faccio parte di quella gloriosa schiera di schiavi da prima linea, che morirà perché i suoi clienti hanno deciso che questo è il momento giusto per guadagnare qualcosa in più, mentre gongolanti guardano morire gli avversari con la stessa perniciosa voluttà con la quale io consulto Porn Hub.
E se devo morire morirò, perché lo giuro davanti ai miei draghi: Non me ne frega un cazzo.
Non me ne frega un cazzo.
Sono un vero fatalista: se deve accadere accadrà.
Vado al lavoro LO STESSO perché il vostro adorato, sfavillante, perfetto mondo di MERDA esige che il lavoro venga prima della vita. Va bene, tanto non posso farci niente, io. Ci pensa il mio amico Covid a riallinearvi le percezioni.
Aveva ragione Totò, la morte è una livella.
Ma io, che non ho niente da nascondere, niente da tramare, niente di cui vergognarmi (tranne qualche velleità artistica..) niente da perdere o da guadagnare… non ho ALCUNA PAURA della livella.
So già che non mi perdo niente, per questo ero già in quarantena.
Buffo no?!
Io ero già in quarantena perché sapevo che non c’era niente da perdere, voi siete in quarantena perché avete paura di perdere tutto.
Tutta quella merda che credevate tanto, tanto, tanto importante.
E io morirò senza alcuna disperazione, senza alcun rimpianto, senza alcun rimorso, a differenza vostra.
Per il resto a me non è cambiato nulla. Coloro modellini con cura e energia, perché li amo. Ma senza gioia.
Perché sto solo facendo passare del tempo in un mondo che mi ha sempre fatto cagare e che adesso sta andando inesorabilmente a puttane cercando, come sempre ha fatto, di artigliarmi una qualsiasi appendice pur di trascinarmi con sé nella merda.
Non arriverò a dire che tengo per il virus, ma di sicuro di esso ho rispetto.
Non posso dire altrettanto per il mondo che sta sfasciando.
Quarantena dì quarantena nott’
marzo 18, 2020 di silverdragon77
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