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Archive for novembre 2011

Se non fosse stato per il Bardo, manco avrei mai saputo chi fosse stato, questo Giuseppe Dossetti. In parte perchè la storia di questa paese ha fatto di tutto per cancellarlo dalle cronache, in parte perchè è una figura del passato prossimo, e come tutti sanno io mi occupo solo di cose collocabili oltre il passato remoto. Dunque Egizi si, ma Napoleone è già un pò troppo moderno, e i vestiti di quell’epoca non mi piacciono…..
Giuseppe Dossetti è stato un pò tutto, in questo paese, da partigiano ad alto dirigente della Democrazia Cristiana, da autore di parti importanti della costituzione a prete, da statista a guida spirituale, da uomo delle istituzioni  a uomo di Dio. In realtà non è questa la sede per raccontare la sua vita e le sue opere, perchè tutto ciò è stato fatto dal Bardo nella sua sempre eccellente maniera e quindi non mi dilungherò sui fatti e sulla storia, ma fortunato chi vedrà il documentario in questione.
La riflessione che invece non posso che imprimere su pagina, prima che essa svanisca nello zibaldone dei pensieri quotidiani, riguarda invece l’approccio nei confronti del potere dimostrato da questo strano uomo invisibile. Dossetti, da quanto risulta, si è impegnato in tutti questi compiti istituzionali (anche di istituzioni diverse, se consideriamo ovviamente la Chiesa come stato a sè) con granitica tenacia, impegno ferreo e una capacità intuitiva di lettura del mondo quasi sconcertante. Egli stesso, da alto dirigente del partito di governo e autore della costituzione, prima litiga con il suo partito capendo che la direzione presa da esso è nuovamente una forma di immobile compromesso per il mantenimento del potere, intuisce che il potere della religione è fondamentale per la forgiatura di una coscienza civile collettiva, si dimette dal ruolo di politco e diventa prete. Prete per studiare dall’interno il problema di un pachiderma secolare che non aveva voglia alcuna di evolversi all’era moderna, di aprire se stesso al mondo e lasciarsi influenzare da alcun nuovo tipo di apporccio. Fonda una sua scuola per lo studio delle religioni, crea una sua comunità cristiana basata sulle sue ideologie ed infine se ne va in terra santa, nella Gerusalemme del delirio culturale e politico, a sentirsi straniero e minacciato con un pugno di fedeli a seguito. Perchè secondo lui era li che il ferro incandescente di tutto il bacino indoeuropeo delle religioni era stato battuto e continuava a ad essere lavorato. E dalle religioni nascono tutti i patti sociali che tengono insieme le civiltà intere…
In larga sintesi, molto larga, molto imprecisa, ma pur con solo questi elementi di base, a mio avviso : SCONVOLGENTE. Lo sconvoglimento nasce dalla semplice considerazione che sia vissuto un essere umano per il quale il fine sia stato completamente differente dal potere. Se siamo in questa situazione di merda (e ci siamo) lo dobbiamo principalmente alla nostra cara società occidentale che ci arriva dall’America, apparentemente, se solo non ci ricordassimo che l’ America siamo sempre noi europei trapiantati (I nativi amerciani avranno avuto i loro difetti ma non certo la capitalizzazione delle risorse..) e che la rivoluzione industriale ha la mamma inglese. Dossetti aveva capito questa grande verità, con un occhio alla tecnologia nascente, un occhio ai rapporti di forza economici, uno a quelli religiosi e uno a quelli politici di stampo esattamente opposto, il blocco Sovietico. Aveva più occhi della coda di un pavone, questo ometto…
Il suo sforzo politico, che trionfa nella costituzione, era forse proprio questa concertazione apparentemente impossibile di tutte queste differenti note umane. Ma una volta capito che il problema sarebbe stato irrisolvibile senza fare i conti con la chiesa, egli lascia il potere civile. SI DIMETTE. Un’azione che oggi come oggi percepiamo più che mai ostica da parte dei detentori del potere. In larga sintesi Dossetti perde come politico, perde come innovatore interno della chiesa, perde ogni cosa nel suo ultimo ritiro monastico. E non lo fa come chiunque altro avrebbe fatto senza rinunciare a nulla. Io stesso, se dovessi scegliere tra fare il barbone per strada o fare il missionario in Africa sceglierei la seconda. Molto più difficilmente è possibile ipotizzare che qualcuno si dimetta SPONTANEAMENTE dal sottosegretariato del partito di maggioranza e governo di un paese per mettersi alla ricerca attiva delle soluzioni ai problemi riscontrati durante il lavoro politico. Siamo abituati a tali sfacciati nullafacenti, sedicenti, seducenti, bercianti mangiatori a tradimento che a nessuno viene quasi più il sospetto che la carriera politica abbia nulla a che fare con i problemi della convivenza civile. Nessuno oggi cederebbe MAI un posto assicurato nella nuova nobiltà in cambio di nuove fatiche e infinito lavoro.
Nessuno sarebbe mai disposto a dire che Don Giuseppe Dossetti abbia vinto.
Non rientra più nella filosofia di nessuno, nemmeno della chiesa stessa, l’idea che il sacrificio in nome di una evoluzione umana sia una soluzione vincente (anche il loro logo è perdente a questo punto…).
La società occidentale, con i suoi boom economici, i suoi crolli di borsa e le sue troie in pailettes aveva già cioccoglassato con efficenza spietata le coscienze morali di due continenti, ma a noi non bastava…. abbiamo dovuto metterci su anche un Principe da far impallidire Macchiavelli. Il nostro Maraja è sceso con tromboni e tamburi in gran parata a raccontarci nuove e rassicuranti palle, a venderci merda confezionata in carta da cioccolatini e a fonderci totalmente la spiritualità residua. Nel Mediamondo Lombardo tutti dovevano vincere, tutti dovevano avere, tutti dovevano essere superiori al vicino ed alle proprie risorse. Ognuno di noi avrebbe ostentato il suo superfluo al pari meno abbiente, con grande soddisfazione dello status umano raggiunto attraverso lo status symbol, per uniformarsi all’idea del grande nano imperatore che guidava la parata, la molto, molto più avanti…ma con uno splendido piglio da majorette.
Dossetti si sveglia dopo anni di isolamento, alle prima avvisaglie di nanismo regale, solo per dire una semplice cosa: “Eh, no…lui proprio no!”. Ovviamente nessuno sa più chi sia questo vecchietto, questo monaco scheletrico che ha rinunciato a tutto ciò che fa ammazzare gli esseri umani tra loro per andare a capire la radice del problema umano.
Nessuno se lo caga. Dopo quasi vent’anni di puttane incompetenti, avvocati baciachiappe, alleati prezzolati e siparietti da far vergognare Boldi e De Sica, possiamo solo sperare che qualcuno venga colto così violentemente dalla nausea da rivalutare l’idea Dossettiana. Non le idee pratiche e specifiche, non le idee politiche o religiose, ma quella che io reputo l’idea di base, la vera idea rivoluzionaria: il potere non è il fine, il fine è l’armonizzazione.
Il potere sarebbe (e nella costituzione è ben spiegato, ma… non sia mai applicare certe cose…) uno strumento che viene concesso TEMPORANEAMENTE a chi si sobbarchi l’onere di un tale delicato e monumentale lavoro. L’idea è che l’idea sia più importante della forza, che la ricchezza sia un valore solo nell’ambito della sfera umana, e la ricchezza interiore venga dalla conoscenza e dalla fatica. Quello che i nani pelati volevano darci da intendere era che la fatica fosse evitabile e che il possesso potesse sostituire l’essenza. Ma una macchina costosa non fa necessariamente l’umano che la guidi migliore. Ma ciò che non credo più possibile, sia invertire la tendenza. Nella coscienza collettiva di questo paese non c’è più nulla. Anche nei più ferventi attivisti politici che io abbia conosciuto spiccava l’amore per la polemica prima della ricerca del significato, la lotta per il potere prima della fatica e l’arrivismo sociale prima della trasparenza. E sto parlando di gente come me, che ho conosciuto, non voglio nemmeno ipotizzare alle leve di comando quali entità biomeccaniche sbavino sul prossimo pasto….. La vittoria etica e morale che si ottiene perseguendo un’idea non conosce mai lo scroscio dell’applauso. Essa ha invece il sordo silenzio della sconfitta. Perchè non scendere a compromessi significa non barattare l’astratto nobile per il terreno infimo. Gli astratti, dall’ideale politica alla concezione dello spirito divino non possono, non devono e non daranno mai ricompense materiali tangibili. Così come il bene va fatto solo ed unicamente per il bisogno di farlo, così la realtà deve essere letta per ciò che sia. Senza inganni od omertà.
In questo senso, come dico da anni, l’unica ricompensa della virtù è…la virtù.
Perchè se c’è un premio secondario non è più virtù, è mercato. Per questo, Don Dossetti ha tutto il mio rimpianto per essere scomparso. Ha dato dimostrazione che sia possibile arrivare alle leve del potere pur essendo PADRONI del potere, e che il potere dovrebbe essere dato solamente a chi non lo voglia assolutamente. Per questo, con un’azzardata carambola sinaptica, il prossimo post tratterà di Hobbit. Perchè c’era un altro cristiano che, con il suo lavoro, ha saputo definire in maniera (a mio avviso mirabile) il terribile rapporto tra umani e potere.

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Lo profetizzano da tempo, data la precessioni degli equinozi dovuta alla stortura dell’asse di rotazione terrestre….
Qualcuno aveva ancora dei dubbi sul fatto che il pianeta vada via storto??
In effetti no, ma grazie a questo difetto, ogni manciata di mila anni una nuova costellazione sorge in quel punto a quell’ora di quel giorno che avrò letto mille volte ma non ricordo, ed allora vuol dire che è cambiata un’era. Un’ERA, mica lupini e semi di zucca!
L’era dei pesci era quella del ichthýs Cristiano, dicono alcuni, altri (forse più saggiamente) lo ricollegano ai pesci che molti hanno fatto finta di avere nelle orecchie e quelli che in misura molto più larga si sono ritrovati nel culo….
Ma in un modo o nell’altro si sente che qualcosa sta finendo. Certo, le cadute delle epoche non sono come calate di sipario improvvise, sono molto più simili a mute animali, fatte di bozzoli o lenti trascinamenti su sassi ruvidi per staccarsi la vecchia pelle. In fin dei conti, un serpente con la pelle nuova, è pur sempre un serpente, non diventa un morbidissimo ed inoffensivo coniglietto. Quindi sperare che l’era dell’Acquario porterà una nuova consapevolezza nel letamaio della mente umana, mi sembra più fantascientifico che ottimista.
Eppure una cosa sta per accadere, che lo si voglia o meno, ed i segni sono ovunque intorno a noi, alcuni più evidenti, altri striscianti, ma fedeli messaggeri di eventi già in atto.
La società occidentale sta andando in pezzi.
Il nostro sistema economico e stilistico di vivere attraverso l’inutile, producendo il superfluo per ottenere un guadagno non è ecosostenibile. Non solo per il povero pianeta, che grandi eroi con le pezze al culo da ogni parte tentano di difendere: non è ecosostenibile PER NOI!
Ovvero: il pianeta e la vita vinceranno sempre, noi però potremmo fortemente riuscire a sterminarci da soli.
Cosa che a me non dispiacerebbe affatto, anche se sono più propenso all’estinzione, perchè detesto gli avvenimenti traumatici (un giorno farò una bella dissertazione sulle differenze tra ESTINZIONE e STERMINIO, perchè sono stanco di essere guardato come un mostro da gente che non capisce la propria lingua…).
Ma ciò di cui cominciamo ad accorgerci è… che non ce ne abbastanza.
Di tutto non ce n’è abbastanza!
Sopratutto se quel tutto viene adoperato in questa maniera del cazzo.
Non sto a scendere nei particolari del come questo avvenga e del perchè un capo di vestiario confezionato da una torma di bambini cinesi in uno scantinato venga rivenduto a centinaia di volte il suo prezzo. Questa è retorica da “lo sanno tutti”.
Tutti sanno tutto, e da un bel pezzo. Peccato però che ora ci venga richiesto di diventare NOI quei cinesi nello scantinato. Da chi non si è capito e non si sa. La mia supposizione è che chi tiri le fila di questo tritacarne di imbecillità stia cercando di spremere fino all’ultima goccia il frutto di cui si è cibato fino ad oggi. Un pò come faccio io con il cocomero, mi metto a raschiare finchè non vedo solo il bianco…
Il problema è che all’ultima fetta si raschia di più, con più ansia….e senza pietà alcuna.
E stanno raschiando, per gli Dei come stanno raschiando! Ovviamente sulla delicata pelle delle nostre natiche.
Ma la domanda fondamentale è : Riuscirà l’uomo a capire dove ha sbagliato, facendo tesoro di questo per il futuro e finalmente comincerà a riconoscere le cose importanti dalle stronzate??
La risposta è ovviamente no. Questo non tanto per il mio noto disamore per la mia razza e la mia assoluta sfiducia nel miglioramento universale, ma perchè la storia ce lo ha già insegnato, è già successo.
Nel flusso del tempo noi odierni non siamo altro che un ennesimo esperimento, il nostro modo di vivere, di agire, la tecnologia stessa non sono altro che punti di passaggio. Il nostro errore è stato considerarli ovviamente punti di arrivo. Tutte le grandi civiltà hanno iniziato in modo stoico, compatto, omogeneo e feroce, per poi ritrovarsi divise all’interno, opulente, decadenti e fiaccamente ingrassate. L’uomo è adatto perche si adatta, questo adattamento viene dagli obiettivi che si pone e dalla speranza di realizzare tali imprese. Quando l’obiettivo diventa offuscato, sfuggente, a volte invisibile, l’umano perde lo slancio, il coraggio e la nobiltà.
La nostra è una civiltà decadente perchè è già arrivata al suo culmine, ora sta scendendo e dovrà schiantarsi, inevitabilmente.
Eppure, mi piace pensare che vi siano altri come me. Altri che dopo la bisboccia di promesse si siano fermati a riflettere.
Altri che si siano sentiti fortunati ad avere l’acqua calda e la luce elettrica.
Che abbiano capito che quelle vacanze tanto belle furono tali non per i posti visitati ma per la compagnia che si scelse.
Che un sorriso vale più di un diamante ed un lavoro ben fatto più di una promozione.
Non rimpiangerò il mondo che devo lasciare, anche se significherà perdere la mia casa, le mie cose, le mie abitudini.
Ma non voglio perdere gli spiriti affini che mi hanno accompagnato fino a questo grande baratro epocale.
Ho perso quasi tutto in vita mia, quasi sempre per mia scelta. Ma se non sento più il bisogno di comprare un dvd alla settimana o un videogioco al mese, o fare le vacanze in qualche posto lontano….. non vuol dire che altri bisogni pungano comunque, ogni giorno, con una calma ferocia. I bisogni che non si soddisfano con il denaro, ma con la presenza di qualcuno o qualcosa. Un astratto che si fa realtà, i retorici bene di speranza, fiducia, amore e sicurezza.
Non con i beni viene tutto il bene.
I pesci sono cotti, caro Acquario. Il mondo è in fiamme. Abbiamo bisogno di te: BUTTA L’ACQUA!!!!

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I’m Aliveeeee!

Il cartone Rianimato è il figlio delle Rovine. Dato che Splinder ha deciso di rendere la sua anima telematica alla Dea Matrix, abbiamo dovuto migrare come tante oche che vadano a svernare altrove. Le Rovine sono state una grande esperienza, durata sette anni. Un esperimento di espressione e sfogo che mi ha dato tanto, e a quanto pare è molto piaciuto. Non parlerò più di cambiamenti come di occasioni salvifiche, perchè da organismo statico a dinamico non ho trovato molti nuovi motivi di felicità, ma trovo ormai che siano inevitabili. Intanto mi muovo a tentoni, cerco di capire come funzionano le interfacce, penso ad un nuovo template fatto con i miei disegni…. e mi chiedo cosa scriverà, in futuro, uno che non ha più molto da dire….

P.s.

GRAZIE AL MAGO CHE HA MIGRATO TUTTE LA CAZZATE CHE HO SCRITTO IN SETTE ANNI!!!!

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A volte capita, nel marasma interno che un animo come il mio è costretto a sopportare giornalmente, un momento di inspiegabile quiete. Il lungo ponte di Ognissanti passato in compagnia di tanti amici, a fantasticare di fare videogiochi, a giocare a giochi da Nerd e parlare di geopolitico si è dissolto nel docciaschiuma. Il rientro è sempre stato così, fin dalle uscite scout.Come se un universo corale e vibrante, fatto di mille voci, fughe e controcanti, si fosse zittito di colpo. Rimango solo io, dopo una doccia in un appartamento vuoto e due gatti che mi fanno le fusa. Belli i gatti, a parte la tonnellata di merda che tocca spalare dopo qualche giorno di assenza….
E poi pure cassa integrazione. Una settimana intera di limbo solingo. Dovrei essere piuttosto preoccupato, incazzato e depresso. La mia vita va in pezzi da anni, nessuna sfiga si è mai astenuta dall'accadermi e in buona sintesi ho sbagliato qualunque decisione presa. Sto annaspando in un mare di merda e l'unica cosa che mi salvi è la mia capacità di trattenere il respiro quando gli eventi decidono di fare l'onda. Dovrei veramente essere a pezzi. Invece ho messo il walkman e sono uscito di casa. Perchè mi sentivo un prigioniero di me stesso. Fuori non c'è niente per me, lo so, ma anche qua dentro a volte c'è troppo….
L'aria autunnale non punge poi troppo, la mia versatile giacchetta gessata regge bene. Mi avvio nell'impero oscuro dell'ora solare, esco a pomeriggio inoltrato ed è già il primo round di tenebra vs lampioni. C'è un'atmosfera leggera, rarefatta. Non ho una meta. Mi sono messo al collo il drago ed ho il walkman che mi inietta melodia ne timpani. Sapranno loro dove devo andare. Io a me non chiedo più nulla, ne voglio sentirmi rispondere. Guardo le cose, come se le vedessi per la prima o l'ultima volta. La strana poesia delle facce viste solo per un attimo mentre corrono via con l'autobus, o il contrasto tra la penombra caotica della strada e l'opulenza luminosa delle vetrine dei negozi.
Guardo le persone che incrocio. Le guardo e le vedo. Poveri diavoli tutti. A qualcuna toccherei volentieri il culo, altri fanno paura, altri ancora mi sembrano molto più sconfitti di me, girano con la testa incassata nelle spalle, come schiacciati dal grande peso di vivere e di vivere in un mondo che sta crollando.
Il libraio è sempre li, sono vent'anni che non vedo nessuno in quel negozio, ma lui è sempre li. Adesso sta di fronte ad un portatile e probabilmente chatterà con qualcuno. Forse morirà di fame, ma non credo sia un lavoro così fatico il suo. In un epoca dove si muore di fame e anche parecchio sudati…lo considero un eletto.
A volte lo sbuffo di spezie di un kebabbaro indiano mi ricorda che l'asia è arrivata fin qui, a cercare un gemellaggio di tortellini al curry forse, o forse è un'invasione silenziosa e pacifica, o una sostituzione lenta. La mia razza si estingue e fa di tutto per accelerare il processo.
C'è un negozio di magia e cartelloni pubblicitari dopo il torresotto della cerchia del mille. Ci andavo con il mago, da piccolo a studiar magia. Chissà se ci raccontava delle gran palle o in fondo era una brava persona? Ci dette come esercizio spirituale da guardare "Stand by me" insieme. Non credo ci fosse nulla di più giusto. Chi lo sa, forse voleva che rimanessimo amici anche invecchiando?
In quel caso sarebbe orgoglioso di noi, il Maestro. Adesso è più canuto, ma sempre uguale. Assomiglia un pò a un incrocio tra Richard Dreyfuss e Marco Paolini. Ma erano bei tempi, avevamo dodici anni e fare gli acchiappafantasmi era l'unica cosa interessante e l'unico vero problema.
Ci sono così tanti tavolini sotto i portici, ed un sacco di gente che fa aperitivo. Ora mettono queste strane fiaccole dalla fiamma allungata come riscaldatori, prima c'erano quei cosi fatti a fungo. Ma queste strane fiaccole spandono un flavour più medievale, sono come un rintocco armonico di appartenenza quelle lucci tremolanti sulle mura medievali della mia città.
Sono così tanti li a fare aperitivo. Sembrano felici, alcuni ostentano una tanto agognata corona d'alloro. Nuovi disoccupati festeggiano.
E' pieno di ragazze carine. Per un attimo ho un moto di stizza che viene superato da una nota maestosa di consapevolezza. Vorrei essere li, per poi non volere essere li. Alla fine non vedo l'ora di andarmene quando sono in contesti simili.
Mi piacerebbe sempre che succedesse qualcosa di un pò cinematografico o teatrale, ma poi quando succede mi impanico. Perchè alcune cose sono da sognare, altre da vivere. Non si può far troppo casino.
Poi ti accorgi di aver guardato cos' tanto tempo ad altezza gnocca da non accorgerti che la facciata del palazzo di Feltrinelli ha un pultpito ed un timpano merlato. Ed è bellissimo. Sempre stato li. Mai visto.
Mi sento leggero come una piuma, come un uomo senza nulla. Come uno spirito della città svegliatosi dopo un lungo sonno. Un inacconsiscendente entità biologica che cammina leggero su un mondo che si spacca e viene ingoiato dal nulla. Vedo tutto bellissimo, scatto qualche foto con il cellulare di fronte a Santo Stefano, perchè la tristezza dell'obiettivo dell'arnese spamamna le luci esattamente come vorrei.
Mi siedo ed accendo una sigaretta. Guardo le facciate dei palazzi e mi accorgo che le finestre sono state fatte su altre finestre. Enormi alcove archivoltate. Le piccole finestrelle della nostra epoca potrebbero stare tre o quattro volte in quella sagoma, e sono piazzate a cazzo, probabilmente seguendo una logica interna e lasciando l'esterno scostantemente asimmetrico. Nemmeno di questo mi ero mai accorto.
Allora non so più quale sia il mio bacino percettivo. Cosa vedo o non vedo di continuo? le cose probabilmente sono come le penso, per me, ma non come in realtà siano veramente. Forse anche le sbarre della mia gabbia sono in larga misura autoimposte.
Fondamentalmente non dovrei sentirmi così a mio agio. Sono in cassa integrazione. Il mio paese è allo sbando, la mia vita è allo sbando. Ho più debiti che mutande e nemmeno la gioia dei poveracci a risollevarmi il morale, un pò d'amore.
Sempre senza meta, tra i vicoli ed i lampioni mi allontano verso la birra con gli amici, l'unica vera gioia che sia rimasta sempre costante. Sono uno spirito leggero, una fata di un quintale. Oggi il mio corpo non ha peso, muovo le gambe per spingermi, ma non per sostenermi.
E' un piccolo regalo, che capita e non può essere costretto a capitare. Devo goderlo finchè dura. Devo riuscire a godere le cose quando siano tra le mie mani. Domani sarà svanito. E non potrò farci un accidenti di niente…..

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