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Posts Tagged ‘bello’

A volte capita, nel marasma interno che un animo come il mio è costretto a sopportare giornalmente, un momento di inspiegabile quiete. Il lungo ponte di Ognissanti passato in compagnia di tanti amici, a fantasticare di fare videogiochi, a giocare a giochi da Nerd e parlare di geopolitico si è dissolto nel docciaschiuma. Il rientro è sempre stato così, fin dalle uscite scout.Come se un universo corale e vibrante, fatto di mille voci, fughe e controcanti, si fosse zittito di colpo. Rimango solo io, dopo una doccia in un appartamento vuoto e due gatti che mi fanno le fusa. Belli i gatti, a parte la tonnellata di merda che tocca spalare dopo qualche giorno di assenza….
E poi pure cassa integrazione. Una settimana intera di limbo solingo. Dovrei essere piuttosto preoccupato, incazzato e depresso. La mia vita va in pezzi da anni, nessuna sfiga si è mai astenuta dall'accadermi e in buona sintesi ho sbagliato qualunque decisione presa. Sto annaspando in un mare di merda e l'unica cosa che mi salvi è la mia capacità di trattenere il respiro quando gli eventi decidono di fare l'onda. Dovrei veramente essere a pezzi. Invece ho messo il walkman e sono uscito di casa. Perchè mi sentivo un prigioniero di me stesso. Fuori non c'è niente per me, lo so, ma anche qua dentro a volte c'è troppo….
L'aria autunnale non punge poi troppo, la mia versatile giacchetta gessata regge bene. Mi avvio nell'impero oscuro dell'ora solare, esco a pomeriggio inoltrato ed è già il primo round di tenebra vs lampioni. C'è un'atmosfera leggera, rarefatta. Non ho una meta. Mi sono messo al collo il drago ed ho il walkman che mi inietta melodia ne timpani. Sapranno loro dove devo andare. Io a me non chiedo più nulla, ne voglio sentirmi rispondere. Guardo le cose, come se le vedessi per la prima o l'ultima volta. La strana poesia delle facce viste solo per un attimo mentre corrono via con l'autobus, o il contrasto tra la penombra caotica della strada e l'opulenza luminosa delle vetrine dei negozi.
Guardo le persone che incrocio. Le guardo e le vedo. Poveri diavoli tutti. A qualcuna toccherei volentieri il culo, altri fanno paura, altri ancora mi sembrano molto più sconfitti di me, girano con la testa incassata nelle spalle, come schiacciati dal grande peso di vivere e di vivere in un mondo che sta crollando.
Il libraio è sempre li, sono vent'anni che non vedo nessuno in quel negozio, ma lui è sempre li. Adesso sta di fronte ad un portatile e probabilmente chatterà con qualcuno. Forse morirà di fame, ma non credo sia un lavoro così fatico il suo. In un epoca dove si muore di fame e anche parecchio sudati…lo considero un eletto.
A volte lo sbuffo di spezie di un kebabbaro indiano mi ricorda che l'asia è arrivata fin qui, a cercare un gemellaggio di tortellini al curry forse, o forse è un'invasione silenziosa e pacifica, o una sostituzione lenta. La mia razza si estingue e fa di tutto per accelerare il processo.
C'è un negozio di magia e cartelloni pubblicitari dopo il torresotto della cerchia del mille. Ci andavo con il mago, da piccolo a studiar magia. Chissà se ci raccontava delle gran palle o in fondo era una brava persona? Ci dette come esercizio spirituale da guardare "Stand by me" insieme. Non credo ci fosse nulla di più giusto. Chi lo sa, forse voleva che rimanessimo amici anche invecchiando?
In quel caso sarebbe orgoglioso di noi, il Maestro. Adesso è più canuto, ma sempre uguale. Assomiglia un pò a un incrocio tra Richard Dreyfuss e Marco Paolini. Ma erano bei tempi, avevamo dodici anni e fare gli acchiappafantasmi era l'unica cosa interessante e l'unico vero problema.
Ci sono così tanti tavolini sotto i portici, ed un sacco di gente che fa aperitivo. Ora mettono queste strane fiaccole dalla fiamma allungata come riscaldatori, prima c'erano quei cosi fatti a fungo. Ma queste strane fiaccole spandono un flavour più medievale, sono come un rintocco armonico di appartenenza quelle lucci tremolanti sulle mura medievali della mia città.
Sono così tanti li a fare aperitivo. Sembrano felici, alcuni ostentano una tanto agognata corona d'alloro. Nuovi disoccupati festeggiano.
E' pieno di ragazze carine. Per un attimo ho un moto di stizza che viene superato da una nota maestosa di consapevolezza. Vorrei essere li, per poi non volere essere li. Alla fine non vedo l'ora di andarmene quando sono in contesti simili.
Mi piacerebbe sempre che succedesse qualcosa di un pò cinematografico o teatrale, ma poi quando succede mi impanico. Perchè alcune cose sono da sognare, altre da vivere. Non si può far troppo casino.
Poi ti accorgi di aver guardato cos' tanto tempo ad altezza gnocca da non accorgerti che la facciata del palazzo di Feltrinelli ha un pultpito ed un timpano merlato. Ed è bellissimo. Sempre stato li. Mai visto.
Mi sento leggero come una piuma, come un uomo senza nulla. Come uno spirito della città svegliatosi dopo un lungo sonno. Un inacconsiscendente entità biologica che cammina leggero su un mondo che si spacca e viene ingoiato dal nulla. Vedo tutto bellissimo, scatto qualche foto con il cellulare di fronte a Santo Stefano, perchè la tristezza dell'obiettivo dell'arnese spamamna le luci esattamente come vorrei.
Mi siedo ed accendo una sigaretta. Guardo le facciate dei palazzi e mi accorgo che le finestre sono state fatte su altre finestre. Enormi alcove archivoltate. Le piccole finestrelle della nostra epoca potrebbero stare tre o quattro volte in quella sagoma, e sono piazzate a cazzo, probabilmente seguendo una logica interna e lasciando l'esterno scostantemente asimmetrico. Nemmeno di questo mi ero mai accorto.
Allora non so più quale sia il mio bacino percettivo. Cosa vedo o non vedo di continuo? le cose probabilmente sono come le penso, per me, ma non come in realtà siano veramente. Forse anche le sbarre della mia gabbia sono in larga misura autoimposte.
Fondamentalmente non dovrei sentirmi così a mio agio. Sono in cassa integrazione. Il mio paese è allo sbando, la mia vita è allo sbando. Ho più debiti che mutande e nemmeno la gioia dei poveracci a risollevarmi il morale, un pò d'amore.
Sempre senza meta, tra i vicoli ed i lampioni mi allontano verso la birra con gli amici, l'unica vera gioia che sia rimasta sempre costante. Sono uno spirito leggero, una fata di un quintale. Oggi il mio corpo non ha peso, muovo le gambe per spingermi, ma non per sostenermi.
E' un piccolo regalo, che capita e non può essere costretto a capitare. Devo goderlo finchè dura. Devo riuscire a godere le cose quando siano tra le mie mani. Domani sarà svanito. E non potrò farci un accidenti di niente…..

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lasolfa

E così ho fatto anche questa.
Ho partecipato ai Buskers di Ferrara non da spettatore, ma da artista.
Anche se la parola "artista" in se, ormai, ha perso di ogni significato per quanto mi riguardi. In un mondo dove gente che non sappia far nulla venga definita tale e gente con grandi capacità non riesca a raggiungere tale status, bisognerebbe innanzitutto chiedersi se "artista" lo si diventi per ciò che si faccia o per ciò che il resto del mondo percepisca.
Mi hanno chiamato artista per molti motivi e in situazioni diverse.
Io, sinceramente, prima di difinire qualcosa "arte" ci vado con i piedi di piombo. Ovviamente sono un pò più dotato della media in campo artistico generale, e probabilmente per l'uomo senza pulsioni espressive posso essere considerato un "facente arte", ma chi veramente faccia  arte, nella mia considerazione, è normalmente di livello incommensurabilmente superiore al mio. Questo per ogni tipo di arte da me intrapresa.
Comunque sia, per essere artista di strada, penso di essermela cavata egregiamente.
Innanzitutto un encomio speciale al mio quartetto, che ha raggiunto ormai una compattezza musicale degna di una squadra olimpica, senza mai perdere però di vista il punto focale dell'attività in se che rimane a tutti gli effetti il divertimento nostro.
Secondariamente un applauso ed una pernacchia all'organizzazione del festival.
L'applauso per averci situati in Rotonda Foschini, un cortile interno sul quale già l'anno scorso (da turisti) avevamo sbavato e fantasticato a lungo. Un ovale architettonicamente superbo, con un'acustica sostanzialmente perfetta per musica acustica.
Devo ammettere che a distanza di un anno ho potuto vedere realizzato uno dei miei grandi sogni musicali (si ogni tanto va anche fatta bene nella vita..).
La pernacchia per l'assurdità ed il controsenso insiti nel collocare un gruppo dalle sonorità delicate e non amplificate come il nostro nel uogo perfetto e metterci davanti alla porta gente con impianti da stadio intenta a suonar bidoni od ottoni. Averli davanti alla porta quando suonavano lungo una strada lunga un kilometro completamente deserta…. faceva un pò pensare ad una bella trovata realizzata a cazzo di cane.
Ma se la prima sera abbiamo desistito noi, anzitempo, la seconda sera abbiamo spostato anche del pubblico. L'amplificatore naturale della rotonda faceva uscire le nostri voci da tutti i buchi e la gente è parsa stranamente attratta dalla nostra musica, "costringendoci" ad un'ultima sessione di quasi un'ora quando eravamo ormai stremati.
Qui, devo ammettere, sta il mio apprezzamente maggiore nei confronti del gruppo e sopratutto di me stesso. Risucire a cantare a cappella non è facile nemmeno nel silenzio, è un nulla sbagliare una nota d'attacco o calare semplicemente di tono tutti insieme durante l'esecuzione. Ma riuscire a stare in tono e cantare più che discretamente con un'orchestra balcanica a pieno volume fuori dalla porta merita sicuramente un encomio speciale. Direi che è stato il nosto "Fosso di Helm", e ne siamo usciti più che dignitosamente vivi.
Ciò che rimane ora è una betoniera di fluidi corporei persi in due giorni di sudore ininterrotto nel costume medievale, il ricordo di tante facce allegre, interessate, sorridenti, entusiaste e un bruciore faringeo quasi continuo.
Non ho nemmeno usato troppo male la voce, nonostante io abbia spinto e molto, se avessi usato un'impostazione vocale errata sarei completamente afono, visto il titanico e continuo sforzo compiuto. Brave corde vocali.
Rimane anche un pò di solitudine e senso di vuoto.
Dopo due giorni così intensi, passati con vecchi amici a fare qualcosa di così importante e soddisfacente, mi sento un pò perso.
La sensazione sempre ben conosciuta di non avere il tempo di godersi le cose appieno quando sia il momento per piangerle poi in seguito, o struggermi di malinconia.
Comunque sono stato anche questo nella vita: un artista di strada al festival più importante degli artisti di strada.
E con la fierezza di aver portato in una manifestazione del genere un tipo di "arte" riservata solitamente ad un certo tipo di palati fighetti e numericamente ridicoli.
La polifonia vocale è invece una grande espressione di umanità, a mio avviso. E' armonizzazione di voci, e la voce è il nostro più importante strumento di comunicazione. Se tutti provassero, almeno una volta, cosa si provi ad utilizzare la voce per essere parte di un accordo….forse… ci sarebbero un pò meno disaccordi.

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Chevalier du Printemps


Il pioppo  vende al vento il suo futuro
di neve all'aria intrisa in mulinello,
striscia l'edera sul filo del suo muro
tinge Apollo, come in punta di pennello.

I fiori che spalancano  le mani
regalano alle iridi un sollievo,
i campi punteggiati di fagiani,
basso aroma di un altro Medioevo

Risplende nella luce questa lama,
tintinna lungo il passo lo sperone;
per l'occhio luminoso della Dama
non teme il cavaliere ogni tenzone.

Che sia cozzar di lame di metallo
o carica di lancia sui mulini
per la Signora, sellato è il mio cavallo
e il mio confondere gli gnomi coi bambini

ascolta allora il buffo menestrello
che canta della tua costellazione:
dove incrocia la tua falce e il mio martello,
punti di luce in questa cosmica riunione…

Per te io sarò il bruto ed il poeta,
per te  farò una cella della torre,
sarò orizzonte, ineleggibile per meta,
sarò l'idiota che sempre lo rincorre….

Ma lascia che ti baci sulla rosa
dove in rugiada muore ogni mia sete,
la vita senza l'ozio e senza posa
del guerrigliero dentro l'anima del prete

Che siano ancora cellule piccanti,
e morbidezza, quell' efelide emozione.
Di questa Dea, gremita dagli amanti,
un solo bacio…. è gia: Rivoluzione.
 

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A volte lo stimolo più assurdo può provocare la reazione più sorprendente.
Avrei mille motivi per essere agitato, dalla semplice incazzatura giornaliera all'elettrica eccitazione per le cose nuove e gustose.
Dovrei essere esplosivo, nel bene e nel male, ma in modo frenetico e passionale.
Invece, inspiegabilmente, sono pervaso da un misterioso e maestoso senso di calma.
Come se per una volta, senza promessa di mantenimento, tutti i pezzi del mosaico fossero andati a posto e mi avessero fatto vedere, per un attimo, la figura completa.
Nessuno degli elementi in gioco avrebbe avuto il potere necessario per fare tutto questo, ma la loro alchimia, per una volta, ha dato un risultato non preoccupante.
Sono pervaso da un possente senso di fatalità, ma non maligno, come mio solito.
Semplicemente, in questo momento, non vedo più il bene ed il male. Non percepisco più l'errore o l'eccellenza.
Per un momento, non so perchè, si è chetato il giudice che da sempre mi ha smembrato l'anima e la visione del mondo.
Sinceramente, me ne fotto.
Di tutto.
Ma non è un fottersene cattivo e rancoroso, non è un "vaffanculo".
E' semplicemente una sensazione di scivolosità. Le cose mi arrivano e scivolano su una guaina di unto che mi contiene, e non si aggrappano. Non è nemmeno un chiudere le orecchie o gli occhi, perchè sento e vedo tutto….
solo che quello che vedo e sento ha smesso di preoccuparmi.
Sembra quasi che tutte le prove affrontate negli ultimi anni abbiano dato il loro frutto.
Mi sento sereno perchè il mio senso atavico di inadeguatezza si è lentamente dissolto. Qualcuno potrebbe dare tale merito alle palpitazioni del cuore o del pene dell'ultimo periodo, ma niente è più lontano dalla realtà.
Il vero miracolo si è formato nei lunghi mesi di solitudine che ho passato , per mia scelta, dallo scorso autunno.
E' stato rimanere un pò con me stesso, solo, che mi ha cambiato veramente.
Ci sono state serate da cavarsi la testa e gettarla dal balcone, ma non è stato vano.
Lentamente, con un'agonia talmente lenta da far sentire orgogliosi i bradipi, ho purgato i miei demoni.
Mi sono accorto di ogni potere nelle mie mani, dell'effetto che ho su chi mi circonda, della follia che mi pervade, che ogni tanto azzecca anche qualche genialata leggera. E non mi sento "migliore". Mi sento, finalmente mi sento, ed è tutto un altro paio di maniche.
Prova dopo prova il senso di inadeguatezza si è attenuato. E non solo gli uncini da inquisitore hanno smesso di tormentare me, ma hanno smesso di tormentare tutto. Non mi sento più in guerra con il mondo, mi sembra solamente che il mondo non possa farmi proprio nulla…..
Non è che sia un momento in cui le vessazioni della malasorte o le preoccupazioni per il futuro siano più tenui, perchè questo spiegherebbe molte cose. Anzi, ne avrei da imparanoiarmi da camminare sul soffitto.
Invece niente. O è il punto di rottura (di coglioni?) dopo il quale si gettano le armi, oppure c'è una nuova saggezza in me.
Una saggezza nata dalle perdite, principalmente. Come se anche il tragico e l'inevitabile avessero trovato una loro collocazione nell'apparente nonsense della vita.
Come ho detto più volte, ho affrontato quasi tutto ciò che mi terrorizzava. Non mi è rimasto molto, a farmi paura.
Accetto le sfide, o le fatiche o i dolori. L'unica limitazione che impongo è di averli scelti, scientemente.
Di essere stato consapevole.
Molti pensano che ci sia una ferita in me che non guarirà mai. Pensano ad una storia travagliata e finita in tragedia. Perchè è quello che hanno visto, o quello che ho raccontato, visto che sono sempre stato un melodrammatico figlio di puttana. Ma delle mille oasi di paradiso, all'interno di quel macello nessuno credo sospetti, o ricordi. Io ricordo.
Molto bene. E tutto l'inferno che girava intorno valeva quelle chiazze di paradiso, altrimenti non sarei rimansto li.
Non sono un reduce massacrato, sono un veterano. Ho molte cicatrici, ma ancora tutti gli arti a posto.
La mia armatura è ammaccata, ma la mia pellaccia e molto più spessa.
Non mi sento triste, non mi sento indifeso e non mi sento disarmato. Anzi, mi sento molto pericoloso.
Ma non sono per nulla aggressivo.
Tutte le sensazioni si sono fatte più tenui, più rarefatte. Non che un tramonto o una sinfonia non mi commuovano più, mi commuovono in maniera più delicata, meno sconvolgente.
Comincio a pensare che inferno e paradiso siano solo stati dell'anima. Fors el'inferno non è altro che un luogo di passioni violente, potenti e sconvolgenti. Anche positive, per carità. Ma in qualche modo incontrollabili.
Il paradiso dovrebbe esser eun luogo di pace, più che di piaceri. Un luogo di equilibrio, dove tutto divenga più impalpabile, più etereo.
Non mi preoccupo di me, ed anche poco degli altri. Non ho più consigli, se non quello di provare, di cozzare contro il proprio demone e vincerlo o soccombere.
Ma veramente, non credo più che vi siano errori.
Quello che mi circonda è di una bellezza estesiante, e tutto ciò che lo compone è qualcosa che io ho voluto. Tutto ciò che non ho voluto è lontano oppure non mi tange per nulla.
Può sembrare un discorso retorico da new age. Ma provarlo per qualche giorno è veramente un'esperienza nuova, per me.
E' più che sentirsi indistruttibili. E' come essere consapevoli che non ci sia nulla che possa essere distrutto.
Semplicemente, tutto si trasforma.

 

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Land of sand


La speranza offusca l’osservazione. (Reverenda Madre Gaius H. Mohiam, Ed. Nord, p. 11)


Sarà stato leggere, in qualche oscuro sito di rumor cinematografici, che qualcuno si stia di nuovo interessando al pianeta Arrakis a riaccendere il mio interesse. Sarebbe ora di rifarne un bel film, senza snaturarlo ovviamente.
Impresa difficile.
Lynch aveva fatto, a mio avviso, un discreto lavoro, per i suoi tempi.
I personaggi sono ancora belli, i dialoghi ben adattati. Certo gli effetti speciali, ora come ora, fanno solo specialmente schifo. Non discuto su alcune scelte stilistiche o libertà prese dal regista (come la malattia della pelle del Barone….).
Ma, nel complesso, funziona ancora.
Il merito è ovviamente del personaggio che nel film non compare: Frank Herbert.
Documentandomi meglio scopro che è veramente un fantagenio costui. Certo nella vita ha fatto praticamente solo "DUNE", ma bisogna ammettere che è sempre meglio fare una sola cosa bene che tante mediocremente (eccola, la mia condanna..).
Frank non scrive niente di madornale, a livello di trama. Sembra un grande giochino politico-sociale molto simile ad alcune trame classiche, con i soliti innamoramenti, tradimenti, assassinii e lotte per il potere.
Ma ciò che fa di Dune qualcosa di completamente diverso è l’impianto scenico.
Herbert crea un universo credibile. Addirittura futuribile, più che fantascientifico.
La sua conoscenza dell’umanità sembra veramente sconfinata. Per assurdo, forse, in lui risiedeva l’essenza stessa del "
Kwisatz Haderach",  l’essere supremo, la cui conoscenza della razza umana è sconfinata.
Non è cosa succeda, a fare la differenza, è l’universo in cui lo faccia.
L’immagine di quel futuro lontanissimo, aderente a schemi feudali antichi, è assolutamente affascinante. Come se l’autore volesse quasi suggerire che non vi è differenza nel macrocosmo, perchè non vi è differenza negli esseri che lo abiteranno. I pianeti stessi diventano simili a province medievali o rinascimentali, creando uno scacchiere di forze in lotta per la supremazia, attorno ad un unico punto focale, il pianeta Arrakis. Dune.
Un pianeta di sabbia e aridità, un niente nell’universo, se non fosse l’unica fonte di una "droga suprema", il Melange.
Anche l’idea di una droga suprema, di una sostanza reperibile in un unico punto verso il quale tutti finiranno per azzuffarsi, è diabolica. Una risorsa è un genere di bene spietato. Noi, siamo abituati al denaro, il quale è un valore simbolico applicato, quindi ogni oggetto è in se, più o meno, denaro potenziale. Il denaro stesso cambia forma, si sposta, è virtuale, è promesso o dovuto.
Una risorsa reperebile in un unico punto dell’universo no.
Occorre andare a prenderla li.
Questo incastra genialmente tutto il quadro. Se l’oro (motivo per il quale si sono azzuffati tutti per millenni) fosse stato rinvenuto in un unica miniera, sarebbe stata quella miniera, il centro del mondo.
Apllicabile (arditamente) al petrolio, ai giorni nostri.
A nessuna potenza fregherebbe assolutamente nulla del medio oriente se non vi fosse il petrolio più facile da estrarre ed in maggiore quantità.
Anche li c’è il deserto….per puro caso…
Herbert ha allegorizzato, ma dava un suggerimento preciso. Ed aveva visto giusto su molte cose.
Anche la stessa 
Jihad Butleriana, di cui si narra nel romanzo, sarà un punto nodale della fantascienza moderna.
La lotta tra l’intelligenza artificiale e quella umana, la quale darà vita a cicli quali Terminator o Matrix.
Il mondo retrò di Herbert, quindi, rinnega il computer (l’umano si para il culo, prima di creare qualcosa migliore di se stesso..) e sviluppa le capacità mentali.
I Mentant, computer umani, avranno la logica come fine ultimo. Le Bene Gesserit, lo studio dell’animo e della fisiologia umana.
Un pò… ai maschi il cervello, alle femmine l’anima.
Ai signori la strategia militare e l’assasinio tattico, alle signore la trama politica e psicologica dell’universo.
Parti che solo l’essere supremo saprà riunire in se.
Tutto questo poggia ovviamente su di un substrato impregnato misticismo fanatico e fervente. La religione non poteva essere estromessa da un tale conoscitore dell’umanità.
Ma senza alcuna base trascendentale. E’ una religiosità sempre manifestamente applicata allo scopo.
Lo stesso fondamento della Jihad Butleriana si chiamerà Bibbia non a caso. Paul Atreides, non a caso verrà chiamato Messia.
Un pò fa pensare ad un palistenese ben conosciuto. E lo fa ripensare, quasi, come capo di un movimento indipendentista piuttosto severo e psicocratico.
Come dice giustamente Tulsa-Doom in Conan "La spada non è nulla, la forza sta nella mano che la brandisce".
In effetti Paul stesso ha grandi poteri, ma sopratutto strenui fedeli.
Il fanatismo religioso-politico ne emerge alla fine come la forza suprema dell’universo. Più forte della stessa risorsa che gli darà vita, la droga.
E’ quindi una specie di droga assoluta, la religione, forse la droga totale, il perfetto meccanismo di controllo.
I Fremen, infatti, non sono tanto sperduti in chissà quale pianeta… sono tra noi.
Herbert sottolinea marcatamente quanto i popoli abituati alle condizioni più proibitive e alle privazioni più dure risultino i più forti e tenaci.
Mi viene in mente gente con gli occhi a mandorla, o gente con il turbante. Anche senza andare su Arrakis…
Ovviamente su uno sfondo del genere può essere raccontata qualunque storia. Ne sono prova la devozione di Asimov, Spielberg, Lucas, King o Cameron.
Nessuno può creare ambientazioni senza aver reso omaggio al grande creatore di mondi. Nessuno può fruire di nulla che sia stato creato in seguito senza vederne l’impronta originale.
Sul pilastro, insieme a lui metto senza ripensamenti Tolkien, l’unico altro scrittore che abbia creato un impianto scenico così vitale, credibile e dettagliato da sembrare più convincente della realtà stessa.
Sono molto devoto anche a personaggi come la Rowling, certamente. Ma il mondo di Potter è fedele a se stesso, e basta. I mondi Tolkeniani ed Herbertiani sono fedeli all’idea stessa di ambientazione, sono archetipi di strutturazione e ricchezza.
Non si può, credo, creare nulla del genere senza essere grandi osservatori, grandi conoscitori dell’animo umano e senza avere all’interno di se uno speciale spirito, inquieto e tumultuoso.
Io sarò sempre devoto a queste menti geniali, le quali non risolvono nemmeno enigmi….sono addirittura in grado di crearne….
Il buffo è che mi sembra di possedere (in varia misura) tutte queste qualità.
Ma dalla mia penna non esce niente.
Nemmeno un granello di sabbia. Dovrei mangiare un pò di spezia…forse….

La grandezza è un’esperienza transitoria. Ed è inconsistente, legata com’è all’immaginazione umana che crea i miti. La persona che sperimenta la grandezza deve percepire il mito che la circonda. Deve pensare a quanto è proiettato su di lei, e mostrarsi fortemente incline all’ironia. Questo le impedirà di credere anch’essa a quello che pretende di essere. L’ironia le consentirà di agire indipendentemente da se stessa. Se invece non possiede questa qualità, anche una grandezza occasionale può distruggerla. (dalla «Raccolta dei detti di Muad’Dib», della Principessa Irulan)(Ed. Nord, p. 118)

Molto di ciò che finora è andato sotto il nome di religione conteneva in sé un atteggiamento d’inconscia ostilità verso la vita. La vera religione deve insegnare che la vita è colma di gioie che rallegrano l’occhio di Dio, e che la conoscenza senza l’azione è vuota. Ciascuno deve accorgersi che l’insegnamento di una religione solo per mezzo di regole ed esempi altrui è un imbroglio. Un insegnamento giusto e corretto si riconosce facilmente. S’intuisce subito, perché risveglia in te una sensazione di qualcosa che hai sempre conosciuto. (Appendice 2, La Religione di Dune, Ed. Sperling&Kupfer, p. 464)

La paura uccide la mente. La paura è la piccola morte che porta con sé l’ annullamento totale. Guarderò in faccia la mia paura. Permetterò che mi calpesti e mi attraversi, e quando sarà passata non ci sarà più nulla, soltanto io ci sarò. (Litania Bene Gesserit).

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Ed eccomi di nuovo lì…
Con il microfono piantato in bocca e i miei estrosi Cani alle spalle.
Sto in prima linea. Di fronte a me non vedo altro che le pupille fisse del pubblico.
Passo più tempo a chiedermi che diavolo stiano pensando che a concentrarmi sul brano in esecuzione.
Vedo molti sguardi.
Stranamente, negli ultimi tempi…. sono sguardi soddisfatti.
Io, comincio a credere di avere una qualche proprietà magica. Ci deve essere una frequenza nascosta nella mia voce in grado di rincoglionire i cervelli.
La gente è contenta….
Addirittura colleziono i complimenti delle alte sfere delle città (abbiamo mancato la vetta di un soffio…era il Vice-sindaco), quelli di cantanti di mestiere, quelli ancor più inaspettati e graditi di una soprano lirica in terre Galliche.
Io… non sono abituato, al successo.
Pur che sia un successo pulcioso che non porta certamente denaro o prestigio, ma comunque lo trovo sconvolgente.
E’ come se, da molte esibizioni, io stia attendendo una caduta.
Mi aspetto che qualcuno mi avvicini, e mi dica: "Senti, con tutto il male ed il dolore che ci sono al mondo…devi proprio cantare?".
Non sta succedendo.
O tutti mentono spudoratamente… e qui mi potrei chiedere perchè…
Se una cosa non mi piace magari non tento di distruggerla, ma nemmeno la inseguo per farle i complimenti. Non che un tale livello di ipocrisia risulterebbe incredibile, visto il materiale umano, ma…
Ormai non può essere solo fortuna. Ho iniziato queste avventure musicali con impegno, è vero. Cerco di fare il massimo, è vero. Le prime volte ho usato la fortuna, come spiegazione.
Ma ormai la casistica non è più credibile.
Ne sto godendo??
Certo che godo. Godo come un suino impenitente.
Niente potrebbe farmi più felice di una platea assorta nell’ascolto della mia voce.
Ogni volta, godo come un suino.
E’ solo che non mi pare vero che sia io il protagonista del sogno. Mi sembra di vivere i sogni di qualcun altro…
Il mio gruppo musicale, è fantastico. Sarà la ventesima volta che stiamo per mandare tutto all’aria… poi facciamo qualcosa, succede ogni volta qualcosa che non solo resuscita l’entusiasmo, ma addirittura… lo amplifica.
Il quartetto è la mia sfida personale, e pare che stia andando bene. Ma il gruppo è una specie di gloriosa vacanza. Non sono ormai quasi più emozionato, prima. Mi emoziono mentre lo faccio.
Non c’è più aspettativa o paura, c’è solo il gusto.
Fosse anche per una persona sola che mi ascoltasse, io canterei. Non ho bisogno delle folle oceaniche.
E a ben pensarci, canterei anche per ascoltarmi io. Certo, io non ho sulla mia voce l’entusiasta giudizio altrui… ma ultimamente è accettabile.
In realtà, a parte spappolarmi sul divano e cantare di continuo, non è che io stia facendo molto altro.
L’ho sognato.
Era un mio sogno, forse il sogno più segreto e assurdo di bambino, avere il quel capo scout che suonava il violino in una band. Era un sogno anche la band…
Non parliamo del quartetto… quello nemmeno riuscivo a sognarlo.
Eppure… queste cose stanno accadendo.
Non sto a preoccuparmi di quanto dureranno, ma comunque vada, le avrò fatte.
Oggi, dopo il concerto, pensavo che sarei morto con un sorriso, in quel momento stesso, ripensando alle mie imprese musicali.
Volevo cantare. Il Drago mi ha ascoltato fin troppo.
E sto cantando esattamente quello che volevo cantare….
E’ pazzesco, che io possa scrivere sul blog una cosa del genere, ma…mi rende proprio FELICE tutto questo.
Per tutti gli altri aspetti della mia vita, ho solo un commento: bah!
Ma finchè usciranno note dalla mia gola, lo scambio sarà equo.
Vi sono molti e diversi tipi di passione ed amore.
Ce n’è uno che mi manca; quello che, in fin dei conti, è il più scontato.
Gli amori e le passioni che sto vivendo non sono alla portata di tutti. Forse di molti, ma non tutti…
Certo, si vorrebbe sempre avere tutto… ma non è possibile.
Va bene così.
Ogni tanto c’è una nota grave che avvolge e scalda. Ogni tanto un acuto che penetra e ferisce.
Ogni tanto c’è una pausa.
Strana musica la vita.
Ma è una musica che non mi limito più ad ascoltare…io…LA FACCIO.

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Brucia, la pulsazione bassa.
Il cardiaco vibrare della cassa risuona come una campana d’ottone sul tuo cervelletto.
Lascialo muovere, quel sacco di muscoli e grasso. Sai che ha una vita propria.
Hai già vissuto quest’onda, ma su altri mari. Eppure stanotte sembra stranamente una marea familiare.
Hai ingoiato troppo sciroppo amaro ultimamente, una cucchiaiata di miele ora ti fa girare la testa.
Luci, bassi, tempo, mani, piedi, occhi.
Si sta muovendo tutto, compreso tu.
Lo avevi dimenticato, come lo dimentichi ogni volta, il linguaggio del tuo corpo. Anche lui ha bisogno di esprimersi. Ha bisogno di esserci, oltre che immaginare.
"Mi piace come mi guardi".
Stasera sei completamente perso in quegli occhi scuri. Stasera vedi solo quella coda nera oscillare, come un pendolo ipnotizzatore.
Nemmeno il tuo dente distrutto vuole sapere di farsi uccidere, figuriamoci il resto del corpo.
Tempo.Tempo incalzante. Tempo spezzato. Tempo composto. Tempo…. il solo tempo che uccida è quello perso.
"Mi piace come ti muovi". 
Ondeggia come un’alga nella corrente, e tu sei una murena affamata che si lascia solleticare da quella vegetazione marina.
Hai ancora appetito umano, hai ancora un battito vitale.
C’è un divano abbandonato, che piange come una vedove la tua assenza. Ma tu, come una puttana impenitente, non vorresti tornare da lui. Vorresti strappare un’alba alle stelle, con la tua percussione di facezie sfrontate. Vorresti più tempo.
Vuoi ancora che ci sia ancora show. The show must go on.
E sei orribilmente sobrio per non pensare. Allora ce la fai….
Non sai se ci sarà un dopo, ma stai vivendo adesso.
Stasera sembri quasi ragionevole. L’hai scritto anche qui, quanto il corpo sia più ragionevole della mente…
..allora neanche ti ascolti!
Le perle di sudore sfrattano tossine e malumore. E’ ora di un bello sgombro.
Non ti frega nulla. Sei tu la star della tua serata oggi. Potresti anche fare la drag queen, ne saresti capace.
Una manciata di ore fa eri un relitto sui fondali, ora sfidi la tempesta del secolo con una prua ghignante.
Vuol dire che sei ancora vivo. Sei ancora umano. E per oggi ti va bene esserlo.
Il ritmo musicale ti strappa fuori quello biologico, che avevi sepolto.
"Mi piace il tuo odore".
Lascialo entrare questo profumo. Lascia che inondi ogni parte del cervello.
E’ un odore buono, e lo sai che l’odore è un segnale impeccabile.
Parla con la chimica, non con le parole. La chimica non mente. Mai.
Segui quelgi occhi scuri, vecchio mastino. L’odore della caccia è l’allucinogeno naturale più potente.
Per una sera sola, forse.
Ma una sera tua.
Per un film girato dalle tue cellule, che non vuole vedersi realizzato, ma si accontenta di esistere.
Hai più cervello che coglioni, questo lo sanno tutti.
Ma non ti sei lasciato bruciare da una causa sola. Hai continuato a navigare.
Stai ballando da solo. Per il puro gusto di ballare.
Ecco.
Ricordati di questa sera.
E’ questo il centro della libertà che devi imparare a fare tuo.
Balla.

"Alla prossima allora…"
"Volentieri!"

Oh…non sai quanto…..

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Come uno zuccherino, a volte, cade nel tazzone della mia fumante vita amara una giornata leggera e dolce.
Una giornata che potrei descrivere solamente con tinte pastello o lievi stesure di acquerello trasparente. Sono, solitamente, giornate in cui non succede nulla di sconvolgente o violento per la muscolatura cardiaca, ma che rimangono, sul lungo periodo, appese al muro scrostato della mia memoria; con ferma decisione e statica grazia.
Le giornate "senza pretese" di Capossela, probabilmente.
L’alchimia grazie alla quale possano essere ottenute è un segreto nelle mani, unicamente, del fato. Ci vuole un ritorno di caldo autunnale, una sonnecchiante domenica senza apparenti promesse e …. la compagnia più congeniale.
Congeniale nel senso più vellutato del termine. Perchè il gioco di equilibrii, in questo caso, è quasi miracoloso che possa verificarsi.
Occorre qualcuno che incuriosisca, che piaccia, che sia uno stimolo… ma non una tortura. Qualcuno che si abbia voglia di scoprire ma non di aggredire, nel senso più gretto della conquista. Un’amica non troppo amica, ancora.
Se si crea la giusta sintonia, allora si può vivere una giornata disegnata a pastello.
Il suono dell’altra voce diventa una carezza, i piccoli contatti fisici sono lievi scariche elettriche, l’aperitivo offusca la ragione quel tanto da sentirsi sciolti, ma non abbastanza da straripare nell’esagerazione. Aggiungendo un’aria frizzante ma non fredda, con retrogusti primaverili molto molto lontani, il centro di una città stupenda, ed un film di straordinaria bellezza… ecco il quadro impressionista in cui ci si ritrova.
Si ha quasi la sensazione di poter dare una manata allo sfondo e lasciare strisce di colore curve e sfumate.
Sono doni. Piccoli doni del caso.
Gocce di cristallo chiaro in un oceano di rosso rubino cupo.
Nessuna pretesa, nessuna intenzione. Godere di un sorriso, di un paio di occhi che ridono, di una risata regalata da una battuta. Passi paralleli sotto portici gremiti.
Accade solo una volta ogni tanto e lo fa senza preavviso. E forse il suo segreto è proprio questo. Così come nell’aspettativa è racchiusa la larva della delusione, così nell’inaspettato attende il germe della meraviglia.
E’ quasi sempre con le persone sbagliate. Con qualcuno che ha impresso sulla fronte il simbolo della strada senza uscita.
Eppure, per assurdo…. è proprio così che immaginavo il mio amore ideale:
semplice, spontaneo, naturale, leggero, danzante, accennato, delicato, tratto di pastello su tela acquerellata.

 

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Il dono della sintesi è un gran bel dono. Specialmente quando ci si trovi a dover condensare in poche righe una settimana che sembra essere durata alcuni mesi.
Finlandia
Dopo essermi goduto le alpi dall’alto dell’aereo ed essermi sofferto la Germania (è noiosa anche da sopra…campo, bosco, paesino, campo, bosco, paesino..ad. lib.) finalmente le mie pupille hanno potuto godersi le  fredde coste del Baltico. Speravo di vedere Capitan Findus, sprezzante con la sua barba bianca incrostata di cirripedi nel vento del nord, ma purtroppo doveva essere a caccia di merluzzi recidivi altrove….
Il paesaggio dalla nonsochecazzoaltitudine è talmente simile a googlemap da imprimere l’idea di trovarsi di fronte ad un monitor di computer anzichè un finestrino.
La giornata è limpida, pochissime nuvole e la superficie finlandese picchiettata di laghi si apre sotto di noi come un tappeto verde.
La Finlandia in estate è incredibile. Una sterminata, sconfinata valle alpina senza montagne intorno.
Gli autoctoni sono deliziosi, gentili e disponibilissimi ci accolgono nelle loro case in legno invitandoci a togliere le scarpe come prima cosa...
"Sono dodici ore che viaggio tra pullman ed aereo…VUOI MORIRE OGGI?".
Le loro case strane con sauna irrinunciabile hanno un sapore in bilico tra il tardo far west e i legni intarsiati di Rohan. Dietro casa hanno quasi tutti un lago (ce n’è da buttarne li..) in cui tuffarsi dopo la sauna.
Io declino la sauna immediatamente. Sarà una bella cosa , ma c’è un solo posto chiuso, caldo ed umido in cui agogni entrare, gli altri mi fanno impazzire.
Cantiamo malissimo tra le rovine di un castello, ma poi banchettiamo benissimo ad aringhe fritte nel burro. FRITTE NEL BURROOOOOO!! DIO ODINOOOOOO!
Il giorno seguente cantiamo molto meglio e i Finlandici ci imbottiscono di spezzatino di renna e birra. La renna è incredibilmente buona, la birra incredibilmente gratis…
Arrivo a letto ubriaco come una cucuzza….ma ben felice.

Trasferimento
Salutiamo le dolci sponde Kalevalesi inoltrandoci sul traghetto degli ubriaconi. Undici ore di traversata del baltico con svedesi talmenti bevuti da non centrare la porta dle cesso a mezzo metro. La nave ha tutti gli optionals, compreso piano bar, spettacolino per i piccoli con una specie di pupazzo Gnappo candeggiato ed un internet point dal quale riesco a mandare un segnale vitale su Facebook. E il pranzo è a buffet….Vuoi solo dieci Euro?..ti rovino.

Sballottati dal vento, cotti dal sole, imprengati di noia e gironzolanti per la città galleggiante vediamo nel gruppo i primi segni di cedimento gastrico-intestinale. Il mio Imodium riporterà la pace nella comunità nei giorni successivi. Che nessuno dica che faccio cagare, al massimo….. la fermo!
Giusto il tempo di annusare l’aria di Stoccolma che ci infilano in un pullman diretto verso Uppsala
.
Svezia.
Arrivare in Svezia al Sabato sera non offre uno spettacolo tra i migliori. Sulla terraferma sono ancora più ubriachi e beceri che sulla nave. Gran vita in centro, sfilata davanti al "Pineta" locale di seminude biondissime. La qualità topolosa della Svezia raggiunge immediatamente livelli epici.
L’ostello è un vero cacatoio. Finestre che non si aprono, stanze-cella soffocanti, convivenze impossibili.
Il nostro appartamento merita una lode d’onore, presentando due letti a castello stipati in una specie di corridoio ma una sontuosa cucina inutile. Perchè mettere una cucina anzichè un bagno? Speranza di interessanti incontri  durante le minzioni notturne???
Ai
posteri l’ardua sentenza, o forse ai finlandesi, che non avrebbero avuto dubbi e ci avrebbero messo una sauna.
Il giorno seguente cantiamo benissimo in una chiesetta di legno stile "preghierina prima di partire con la baleniera". Speravamo nella cattedrale, stupenda, in centro alla città. Speravamo… basta.
Finalmente liberi, senza più concerti all’orizzonte caliamo su Stoccolma, dove lascio buona parte delle piante dei piedi. Una città incredibile, una Venezia all’ennesima potenza. Al Vasa Museum mi trovo davanti ad una Perla Nera originale, perfettamente conservata, trattengo le lacrime per poco, fino al grande museo all’aperto di Skansen, con tanto di zoo.
Arriviamo al recinto delgi orsi proprio mentre mamma orsa sta allattando tre cuccioli….

Mitragliamo i poveri pelosetti con scatti compulsivi. Osservo la fierezza dell’alce e la sera me la mangio in una polpetta… sa vagamente di cinghiale.
La nostra guida sembra Leopoldo Mastelloni. Non so se sia omosessuale, ma è un personaggio, non solo ci racconta la storia ma la interpreta con una miscela di intelligenza ed acidità deliziosa. Rimarrà negli annali del coro, suppongo, come la partita a scacchi viventi che improvvisiamo nel cortile dell’ostello, in cui campeggia una scacchiera a dimensioni reali.
Ritorno
E’ sempre difficile tornare. Vi sono sempre troppe cose accadute da ricordare, troppa stanchezza da metabolizzare e troppe domande senza risposta.
C’è quella malinconia leggera ma acuta che mi prende ogni volta dai tempi dei campi scout, dopo essere stato così tanto tra amici nel ritrovarmi solo, galleggiante, in un appartamento vuoto.
C’è ancora una settimana di ferie.
Poi si torna nel tritacarne, e tutte le cose che ho spostato verso l’autunno mi attendono.
Sarà un autunno difficile. Ho bellissimi ricordi, e questa è forse la sola energia che io abbia per muovere i prossimi passi.
Certo che scappare in Finlandia…..

..e senza saperlo, ho un ristorante in centro a Stoccolma!

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Il Kalevala è un poema epico composto da Elias Lönnrot nella metà dell’Ottocento, sulla base di poemi e canti popolari della Finlandia (soprattutto in careliano, un dialetto strettamente correlato al finlandese).

"Kalevala" significa letteralmente "Terra di Kaleva", ossia la Finlandia: Kaleva è infatti il nome del mitico progenitore e patriarca della stirpe finnica, ricordato sia in questo testo che nella saga estone del Kalevipoeg. Il Kaleva è dunque l’epopea nazionale finlandese.

Il Kalevala è una delle fonti usualmente citate come ispirazione per l’opera Il Silmarillion di John Ronald Reuel Tolkien, sorta di corpus mitologico dell’immaginario mondo di Arda.

Ogni anni il rush finale ha sempre lo stesso sapore.
Il sapore del sudore, della stanchezza, dell’insofferenza e dell’inarrivabilità del traguardo.
Pare che le ferie siano un orizzonte, un miraggio che si mantiene sempre debitamente distante dalle dita che si allunghino per afferrarlo…..
Le ferie.
Il minimo sindacale di vita restituita allo schiavo, Onde evitare che possa accorgersi della sua condizione.
Tre settimane sono biologicamente, almeno per me, un calcio nei coglioni più che il più importante momento di riposo e libertà dell’anno.
La prima settimana è totalmente inutile, la sua unica funzione è scrostare di dosso la merda stressante e incrostata accumulata durante tutto l’anno, nonchè  mettere mano a quella montagna di cose che sono state spinte verso le ferie al grido di "tanto poi ho tempo!".
La seconda settimana è la rinascita.
Il bioritmo comincia a tornare al suo respiro naturale, il corpo scopre di potere avere sonno, potersi svegliare, poter aver fame o impellenti bisogni quando più gli piaccia, non quando le contingenze lo permettano.
Il solo fatto di aprire gli occhi, ogni mattina, solo e SOLTANTO quando il corpo decida di essere pronto a farlo credo sia la ricchezza più grande che un essere umano possa sperare di raggiungere.
Quindi provo pena anche per lo psiconano, che se non può dormire quando gli pare è un poveraccio anche con tutti i suoi miliardi.
Nella seconda settimana, almeno in me, avviene il risveglio creativo.
Con tutto il tempo a disposizione gli istinti che farebbero di me qualcosa di più interessante di un apriscatole cominciano ad elaborare i dati sparsi immagazzinati nei ritagli di tempo di un anno intero.
E cominciano pensarne di ogni! Dal provare nuove tecniche di colorazione digitale a costruire una cattedrale gotica in miniatura, a scrivere una canzone o affrescare una stanza……
Senza contare la barilata di miniature da colorare che mi implora con i suoi plastici occhioni di statuetta!
Ma poi c’è anche da grigliare, finire due-trecento videogiochi e libri piantati a metà per carenze di tempo libero, un pò di culo a mollo in piscina bla bla bla bla…
La terza settimana è in realtà la migliore e la peggiore al contempo.
Finalmente mi sento di nuovo me stesso, una calma induista pervade il mio luminoso spirito in bilico sulle armoniche vibrazioni cosmiche di bellezza e amore.
Sono un sorriso bipede, un prestigiatore dell’immagine e del suono, un elaboratore di colore e forma, una risata antropomorfa. Sono accordato al mio spirito, faccio, penso e sono.
E quando credi che la vita abbia un senso…. appena ti sorge il dubbio che non sia una condanna, ma una grande occasione….
E’ GIA’ ORA DI TORNARE AL LAVORO.
E via, nel tritacarne di nuovo. Vai-torna-corri-gira-prilla-rumiga …. e :
"Ciao bioritmo. E’ stato bello anche quest’anno. Ci vediamo l’anno prossimo, per la nostra settimana insieme. Ciao, stammi bene caro..."
Beh… quest’anno c’è però una interessante interruzione.











La Scandinavia.
Documentandomi sui posti toccati dal tour corale devo ammettere di aver sentito il cuore allargarsi. Io sono tendente al nordico, sicuramente mi vedo più come vichingo che come tuareg.

Quindi le scogliere battute dalle onde, le foreste di conifere picchiettate di laghi e i tetti aguzzi di ardesia bluastra indubitabilmente mi comunicano una sensazione di pace e appartenenza, quella strana emozione che identifico come… "vibrazione verde" (che non so che cazzo sia ma da l’idea, come diceva Paolo Rossi..).

Sono effettivamente un pò eccitato. Cosa che mi capita sempre  più di rado.
Però credo proprio che sarà una settimana più che intensa. Sarò in posti che avrei sempre voluto vedere, dovrò cantare che è una delle cose che più ami fare nella vita (si, spesso ha dato dei punti al sesso), e sarò fra amici e pazzi scriteriati (povero il mio Supertenore, che mi dovrà sentir russare la notte….)
Un pò mi sono pentito utlimamente, per questioni economiche, di aver aderito, ma ora che manca una settimana alla partenza capisco molto di più quanto mi sarei mangiato le palle se avessi rifiutato.
Si vive una volta sola?
Non lo so, ma sicuramente anche se vivessi mille volte non credo sarebbe una buona idea rimandare in eterno le cose belle, in attesa di tempi migliori che forse sarebbero destinati a non arrivare mai.
E poi, chi lo sa?
Magari vengo folgorato sulla via di Uppsala (a Damasco fa troppo caldo, c’è troppa sabbia e gli arabeschi mi innervosiscono..) e non torno più indietro.
Vado a fare il tour operator nei safari fotografici per balene. Mi faccio assumere da Capitan Findus per pescare il merluzzo già congelato del Baltico… o mi sperdo nella tundra in cerca di Odino….

Comunque sia, ho una settimana in meno per il mio solito iter, quindi confido di soffrire un pò meno nel rientro…
ma anche no….
In realtà c’è un solo giorno degno nella settimana, che è il Sabato.
Il resto sono tutti Lunedì e limitrofi.

 


Scrivendo "stoccolma" sulla ricerca immagini di goggle vien fuori anche della roba così…
..insomma, culturalmente parlando promette un buon accrescimento spirituale!

"Se è circo che vogliono
circo daremo
e cariole di occhi e rimpianti
e fosforo e zolfo
e profumo di niente
e di Nord
.."

V.Capossela
Bardamù

 

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