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Posts Tagged ‘celebrazioni’

lasolfa

E così ho fatto anche questa.
Ho partecipato ai Buskers di Ferrara non da spettatore, ma da artista.
Anche se la parola "artista" in se, ormai, ha perso di ogni significato per quanto mi riguardi. In un mondo dove gente che non sappia far nulla venga definita tale e gente con grandi capacità non riesca a raggiungere tale status, bisognerebbe innanzitutto chiedersi se "artista" lo si diventi per ciò che si faccia o per ciò che il resto del mondo percepisca.
Mi hanno chiamato artista per molti motivi e in situazioni diverse.
Io, sinceramente, prima di difinire qualcosa "arte" ci vado con i piedi di piombo. Ovviamente sono un pò più dotato della media in campo artistico generale, e probabilmente per l'uomo senza pulsioni espressive posso essere considerato un "facente arte", ma chi veramente faccia  arte, nella mia considerazione, è normalmente di livello incommensurabilmente superiore al mio. Questo per ogni tipo di arte da me intrapresa.
Comunque sia, per essere artista di strada, penso di essermela cavata egregiamente.
Innanzitutto un encomio speciale al mio quartetto, che ha raggiunto ormai una compattezza musicale degna di una squadra olimpica, senza mai perdere però di vista il punto focale dell'attività in se che rimane a tutti gli effetti il divertimento nostro.
Secondariamente un applauso ed una pernacchia all'organizzazione del festival.
L'applauso per averci situati in Rotonda Foschini, un cortile interno sul quale già l'anno scorso (da turisti) avevamo sbavato e fantasticato a lungo. Un ovale architettonicamente superbo, con un'acustica sostanzialmente perfetta per musica acustica.
Devo ammettere che a distanza di un anno ho potuto vedere realizzato uno dei miei grandi sogni musicali (si ogni tanto va anche fatta bene nella vita..).
La pernacchia per l'assurdità ed il controsenso insiti nel collocare un gruppo dalle sonorità delicate e non amplificate come il nostro nel uogo perfetto e metterci davanti alla porta gente con impianti da stadio intenta a suonar bidoni od ottoni. Averli davanti alla porta quando suonavano lungo una strada lunga un kilometro completamente deserta…. faceva un pò pensare ad una bella trovata realizzata a cazzo di cane.
Ma se la prima sera abbiamo desistito noi, anzitempo, la seconda sera abbiamo spostato anche del pubblico. L'amplificatore naturale della rotonda faceva uscire le nostri voci da tutti i buchi e la gente è parsa stranamente attratta dalla nostra musica, "costringendoci" ad un'ultima sessione di quasi un'ora quando eravamo ormai stremati.
Qui, devo ammettere, sta il mio apprezzamente maggiore nei confronti del gruppo e sopratutto di me stesso. Risucire a cantare a cappella non è facile nemmeno nel silenzio, è un nulla sbagliare una nota d'attacco o calare semplicemente di tono tutti insieme durante l'esecuzione. Ma riuscire a stare in tono e cantare più che discretamente con un'orchestra balcanica a pieno volume fuori dalla porta merita sicuramente un encomio speciale. Direi che è stato il nosto "Fosso di Helm", e ne siamo usciti più che dignitosamente vivi.
Ciò che rimane ora è una betoniera di fluidi corporei persi in due giorni di sudore ininterrotto nel costume medievale, il ricordo di tante facce allegre, interessate, sorridenti, entusiaste e un bruciore faringeo quasi continuo.
Non ho nemmeno usato troppo male la voce, nonostante io abbia spinto e molto, se avessi usato un'impostazione vocale errata sarei completamente afono, visto il titanico e continuo sforzo compiuto. Brave corde vocali.
Rimane anche un pò di solitudine e senso di vuoto.
Dopo due giorni così intensi, passati con vecchi amici a fare qualcosa di così importante e soddisfacente, mi sento un pò perso.
La sensazione sempre ben conosciuta di non avere il tempo di godersi le cose appieno quando sia il momento per piangerle poi in seguito, o struggermi di malinconia.
Comunque sono stato anche questo nella vita: un artista di strada al festival più importante degli artisti di strada.
E con la fierezza di aver portato in una manifestazione del genere un tipo di "arte" riservata solitamente ad un certo tipo di palati fighetti e numericamente ridicoli.
La polifonia vocale è invece una grande espressione di umanità, a mio avviso. E' armonizzazione di voci, e la voce è il nostro più importante strumento di comunicazione. Se tutti provassero, almeno una volta, cosa si provi ad utilizzare la voce per essere parte di un accordo….forse… ci sarebbero un pò meno disaccordi.

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La neve ha imbiancato la città.
Dopo venti minuti di pala ero sudato come un maiale al forno. Oggi non mi muovo.
La muscolatura mi manda a fare in culo, come buon Natale. Ed ha tutta la mia comprensione. Nel 2009 la palestra mi avrà visto si e no per venti minuti….la situazione va ripresa in mano.
Ma prima di fare buoni progetti per l’anno futuro (giusto perchè sono un buon umorista..sapendo cosa rimane solitamente dei progetti..) preferisco lamentarmi delle festività imminenti.
Quanto al Natale, me ne sbatto altamente.
Niente regali, niente buonismi, niente di niente.
Nemmeno il recupero del senso familiare, che piace tanto all’uomo medio, in vista della natività mi consola.
Io, il senso familiare, ce l’ho sempre e da sempre. E non avrei cagato sangue per la mia famiglia, se così non fosse.
Non ho desiderio di paternità alcuno, per cui l’unica cosa che penso nel vedere il bambinetto nella mangiatoia è che deve essere comodo avere un sacco di paglia a portata di mano, anzichè costosissimi pannolini.
Dei regali, me ne fotto.
Ben più affossante è il pensiero tormentoso che mi assale ogni anno subito dopo Natale:IL CAPODANNO.
Lo odio come poche cose al mondo.
Vorrei non essere anche io impigliato negli schemi mentali popolari, e fottermene come del Natale… ma è più difficile.
E sono troppo drogato di cinema.
Come potrei non sognare un sogno folle?
Un grande amore che inizi a capodanno.
Sarebbe bellissimo, se ci fosse l’inquadratura giusta, lentamente la camera dal totale della festa si spostasse su di noi, stacco sul pirla che fa il conto alla rovescia, montaggio veloce dei tappi che partono, e poi il bacio.
Oh……. sarebbe il bacio di tutti i baci.
Strange Days, Harry ti presento Sally… solo per citare alcuni baci di celluloide allo scoccare fatidico della fatidica mezzanotte.
Ma non credo proprio. La vita ha un pessimo senso registico.
E nemmeno si fa consigliare. Dovremmo averle già spiegato bene come si dovrebbe fare, no?
Lei se ne frega. Poi finisce che il primo bacio te lo dai un Giovedì sera feriale magari, chessò.. in Febbraio, che il mese più inutile dell’anno (e ce l’ha anche corto…).
Oggi come oggi, non ho alcun progetto per capodanno. Manca anche la materia fondamentale per il bacio cinematografico: la protagonista femminile.
Direi che la speranza che possa saltar fuori in meno di dieci giorni è un pò utopica. Questo sarebbe un colpo di teatro…e io volevo far cinema!
Dice: "ma allora hai voglia di innamorarti?".
Beh non è che ne abbia voglia, diciamo che per la sera di capodanno si potrebbe anche dare una botta di vita.
Non ne ho quasi mai fatto uno che ricordi con memorabilità. Sono tutti un polpettone impreciso di film, Risiko, alcol, chitarra e voglia di andare a letto.
Quest’anno tutta la mia famiglia si leva di casa. Colpo di teatro.
Mai successo.
Casa libera.
Un essere più intraprendente di me organizzerebbe l’improponibile.
Io… sinceramente… comincio a pensare di passarlo in casa da solo. Farlo passare, nel vero senso della parola.
Non sono molto bravo ad organizzare e l’esperienza mi insegna che se facessi una bella festa finirebbe con la ragazza che mi interessa a letto con un qualche mio amico, ed io a letto con qualche altro amico ubriaco.
Non ne ho tutta questa voglia.
Questo film, l’ho già visto. Molte volte. Comincia un pò ad assassinarmi i coglioni.
Ma… la sceneggiatura di queste feste non mi pare molto innovativa. In fondo è stato più dignitoso l’anno passato. Io ed il Bardo in cantina a chiacchierare, brindisi a mezzanotte e fanculo. In fondo, con il senno di poi, se avessi saputo che anno mi aspettava avrei tentato il suicidio. Quindi non avergli dato un gran benvenuto, a posteriori, mi fa anche piacere.
Ma visto che è stato un anno di merda, abissale, sarebbe carino sfancularlo con un bello scoppio di entusiasmo, con un inizio….
Ma le cose non accadono mai con i tempi giusti, solo nei film lo fanno. Perchè la finzione supererà sempre la realtà.
La realtà ha i suoi tempi, e del protagonista se ne sbatte. Per lei lo siamo tutti, quindi, non lo è nessuno.
Eppure qualcuno ce la farà. Lo so.
Qualcuno da qualche parte vivrà il mio momento magico.
Sono con voi ragazzi e ragazze!
Non mi penserete, perchè non sapete chi cazzo io sia, ma io vi penserò.
Spero vi conoscerete quella sera stessa (grande colpo di teatro!), e che vi amerete per molto tempo, o poco tempo… ma tempo buono.
Che facciate sesso alla faccia della tristezza. Da sobrii, da ubriachi, da voi, da qualcun altro, in macchina, sulla neve…
Vivete e godete. Anche solo per una notte. Senza pensare ai rimanenti quasi quattrocento giorni che vi attendono.
Per una volta non ho un pensiero negativo, pensando a capodanno.
Avrei voglia di dolce, perchè ho la bocca troppo impastata d’amaro.
Proverò con la solitudine, se non avrò altra occasione.
Che è come l’acqua.
Non è dolce. Non è amara.
Ma lava via tutto.

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Lui era tutto.
Si, era importante D&D, erano importanti i libri,  la musica ecc..
Ma lui, lui è stato sempre il collante fondamentale, quello che teneva insieme il gruppo.
Il gioco più giocato, più invocato,  discusso, divertente, citato e mitologico che si sia mai fatto tra di noi.
Lui era un’idea geniale; di quelle che fanno gridare al miracolo. Quel misto di ironia e genio che allarga un sorriso e fa sbavare al solo pensiero.
Football americano con le creature Fantasy!
Io non so cosa Jervis Johnson avesse fumato quel giorno, ma era roba sicuramente ottima.
Ci ha regalato anni di  estremo divertimento, il buon JJ.
Anni di bestemmie fulminanti sui dadi da blocco che mostravano due teschi, sui giocatori scivolati sulla linea di meta avversaria all’ultimo sprint, della famosissima frase che regge l’universo intero : "uno, reroll,UNO!".
Anni di aggiornamenti di regole, di gigioni (i big guys) stupidi rincoglioniti a centrocampo, di blocker senza l’abilità block, di gutter-runner in meta al primo turno, di goblin con dauntless che rovesciavano i death-roller, di palle fatte con la creta, lo stucco ed il gesso (perchè quelle originali si perdevano in dieci secondi)…
Tempi di Coca ghiacciata, pasta al pomodoro, torso nudo, giardino, dadi, bestemmie e mete.
Un gioco che è sempre stato evocativo automaticamente, con pochissime regole in fondo, autoconclusivo e autoreferenziale.
Facile, veloce, bello. Idealmente violento ed ironico quanto basti.
Ed ora, dopo averlo segretamente sognato un pò tutti… è arrivato sui nostri computer!
Poter vedere le miniature muoversi, picchiarsi, correre, "dodgiare" in un campo gremito di spettatori urlanti diventa un piccolo sogno caduto nella realtà.
Il problema adesso è staccarsi….
Dopo le prime quarantotto ore ininterrotte le mie cornee stavano crepandosi, ma la mano non si staccava dal mouse……
Giocare anche se si è in casa da soli… sogno di tutti sogni….
L’intelligenza artifciale contro cui urlare e sfogarsi. Non un amico, persona che solitamente stimi ed ami quindi non degna dello sfogo della furenza ludica, o uno sconosciuto… il quale rischia la morte… ricordo leggende urbane di tornei sospesi in Toscana per "rissa generale con tavolate e seggiolate"…..
Mancano ancora alcune squadre "topiche", è vero (io dei non-morti sento la grave mancanza, essendo la mia seconda squadra ufficiale…), ma il livello tecnico è superbo, è qualcosa che mancava nella vita stessa; come il primo che abbia assaggiato la Nutella mi sono chiesto: "ma prima di questo… come si poteva esistere?".
Sempre il migliore.
Good Game in Blood Bowl!
GG&BB.
JJ.

E un immenso grazie al Mago per questo regalo di compleanno!
 

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trentadue

Vorrei essere sintetico.
Ma sintetizzare questo ultimo anno significherebbe ottenere un punto in cui potrebbe essere racchiusa un’intera vita. Quella cosa che doveva esserci prima del big bang, un unico punto con dentro assolutamente tutto…..
Dal mio trentunesimo compleanno ne ho viste succedere di ogni tipo.
Dal picco più alto all’abisso più nero.
Ho danzato con l’amore, ho danzato con la morte, ho danzato anche da solo.
Ho cantato. Tanto ed in tanti modi diversi.
Ho visto rinascere vecchie amicizie che per lungo tempo credevo perdute, ho fatto delle scelte, ho provato a modificare me stesso, all’interno ed all’esterno.
Mai, credo, come in questo anno ho abbandonato le pastoie della paura per gettarmi a capofitto nella sfida, per spingermi al limite, vedere dove potevo arrivare.
Sono arrivato un pò ovunque, sempre alla mia raffazzonata maniera, mai veramente distinto ma sempre comunque presentabile.
Posso dire di essere tutto sommata sereno.
La primavera mi ha portato un grande immenso regalo che ha ridipinto tutta la mia percezione, così come l’inverno mi aveva strappato brandelli di anima con i denti crudeli dei lupi del gelo.
L’estate non so cosa porterà, a parte un gran casino di muratori in casa e una capatina nel paese di Babbo Natale per fare due canti.
So quello che ho sempre saputo, che tutto è difficile e meraviglioso al contempo, che la sofferenza e la gioia sono avvolte l’una nell’altra in una spirale a volte discendente a volte ascendente ma sempre comunque inscindibile.
Sono molto più simile a ciò che fui in adolescenza di quanto lo sia stato negli ultimi dieci anni, e questo è un bene, perchè l’entusiasmo ritrovato beneficia non solo me ma anche coloro che mi circondano.
E queste persone che mi circondano sono commoventi.
Io le trovo commoventi perchè apprezzano una cosa strana e forse complicata quale io mi sento di essere, e probabilemnte l’apprezzano quanto io non riuscirò mai a fare. Sono Bardi, Maghi, Mezzelfi, Guerrieri, Cantori, Sacerdotesse, Esploratori, Sister e Mutter…. sono tanti.
Sono trentadue, e mi sento sempre un diciannovenne, come non fosse passato un giorno dalla fine della scuola.
Peter Pan zoppicante mi interessano ancora più i giochi di ruolo che non la carriera, le scampagnate con gli amici più della prole…..
Sono un responsabilissimo irresponsabile e per essere un codardo ho coraggio da vendere, come chiunque trovi nella fragilità la propria resistenza.
Sono ancora il chierico, ed il demone, ed il buffone, e il suonatore di chitarra, l’istrione, il poeta, il lunatico, il sensibile, l’orsetto morbidoso e l’inquisitore.
Sono io. Trentadue volte.
Però questa… è una volta più volta delle altre……

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Adesso è un pò difficile non pensarci.
Cioè avrebbe dovuto esserlo anche prima, ma in realtà non era tutta questa difficoltà. Si potrebbe suppore che in alcuni campi della vita sia l’intensità a fare la differenza, ed un evento di portata esistenziale come quello che si avvicina porta di solito allo sconvolgimento e redistribuzione delle intensità.
Sul piano etereo nulla è mai cambiato da venti anni. Sul piano fisico, o reale, beh… si.
Un tempo era sempre, poi era spesso, poi a volte, poi di rado, ed infine quasi mai.
Un tempo era tutto, poi la maggior parte, poi un bel pò, poi alcune cose, poi ben poche cose, ed in infine qualche punto cardine.
Iter vitale umano.
Nessuna colpa, nessuna accusa, semplice constatazione che spieghi  a me stesso perchè non mi senta defraudato di una posizione affettiva o ladrocinato di una presenza chiave della mia esistenza, ora che sta per succedere qualcosa (.. e ormai si parla di ore.. più che di giorni..) che immaginavo sempre in un futuro simile all’orizzonte, di quelli che vedi in lontananza ma non arriveranno mai.
Invece arrivano, eccome.
Quell’accidenti di Mago si sposa davvero!
Ma li mortacci ! Vai tu a pensare che scherzi può farti gente di cui ti fidi da una vita!
Così, tra le braccia del nemico si butta il mio eroe con il cappuccio (si, sia quello della veste che quello con la brioches..).
Incurante si lascia cadere nel gorgo della monogamia familiare e ci saluta sorridendo mentre cade a rallentatore lontano dalle nostre mani tese.
Oh, contento è contento.
Che poi gli è anche andata bene eh, al mago, che un pò gli si rompe a volte, ma ha sempre un culo bello presente.
Ha trovato una sposa che, io personalmente, gli invidio platealmente!
E’ simpatica e geniale, è buffa, è carina…è… è… cazzo sembra un amico maschio non una donna che ti porti via il tuo fratello-di-vita!!!!
Insomma per quanto mi riguarda il mago ha fatto un tredici secco.
Sono più orgoglioso di essere stato anche io a metterci lo zampino perchè la cosa partisse (io e la Druida eravamo una letale agenzia forgiacoppie..) che non per il fatto di essere il testimone di nozze.
Cosa che comunque mi onora, benchè i matrimonii mi smuovano ben poca commozione se paragonati ad un pollo arrosto.
D’altra parte anche il Mago in se è un bel colpo per una signorina.
Innanzitutto è una delle persone più rette che io conosca  (un tempo lo ero anche io, ora la massimo posso considerarmi franco, ma non molto retto), e benchè sia molto portato a fare il furbetto nella sfera delle sfide personali in campo sentimentale non l’ho mai visto mentire o tramare una singola volta.
In più la sua intraprendenza e la sua sete di successo porteranno indubbi benefici alla vita di entrambi, quei benefici famosi in cui credo di essere totalmente inetto a livello personale.
Eh, beato lui che non ha la sindrome di Peter Pan ma ha quella di Bill Gates…..
Comunque sia, il pazzo lo fa.
Si sposa!
E’ il primo del gruppo. E’ il pioniere, la punta di diamante, il nostro Indiana Jones della coppia.
E scommetto che userà la sua magica bacchetta per procreare un maghetto tutto nuovo tra non molto tempo. Peccato che io non abbia mezza voglia di sfornargli un chierichetto per non farlo giocare da solo…. sarebbero stati una bella nuova coppia.
Beh, in alto i calici signori. Manca poco.
Io testimonio volentieri la buona fede del Mago.
Perchè  porto testimonianza solo di ciò che possa confermare con sicurezza e di cui abbia piena fiducia. E sul Mago non ci piove (avrà qualche gadget contro la pioggia sicuramente il megalomane…).

Una donna che non rompe le balle… che culo Mago, che culo!

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Oggi ti penserò.
Perchè tante e tante volte, oggi, ho avuto un bacio ed un pensiero per te.
Si è spento il livore e ci lasciato il calore, e ben più di una distanza ci separa.
Non ti penserò più di ieri, ne meno di domani.
Oggi, pur non essendolo, è come tutti gli altri oggi.
Come tutti i giorni in cui all’improvviso spunti non attesa, in cui sei una spina, e al contempo una rosa.
E’ qui che ti penso, dove hai lasciato le tue più profonde impronte, dove hai vissuto, sulla cima della torre.
Insieme ad uno strano personaggio che dicevi di amare; insieme ad uno strano personaggio che ti ostinavi a non lasciare.
Sei in anticipo, ma non sarai l’unica.
Tutti saremo spazzati via dal tempo e ci ritroveremo forse in inaspettati mondi sotto spoglie ora sconosciute.
In un giorno come questo avrei voluto regalarti una rosa scura.
Un profumato fiore dal pesante colore, che avrebbe rispecchiato la tua fragile oscurità, così difficile e così bella.
Non leggerai queste righe e forse, se le cose fossero andate in maniera differente, non te le avrei mai scritte.
La avrei pensate, sarebbero state come sbuffi di pensiero leggeri, già svanenti nell’atto della loro stessa creazione.
Eppure le imprimo ora, qui, nella spazio che non esiste ma che tanto abbiamo entrambi frequentato.
Parole non parole, in uno spazio senza spazio per la tua presente assenza.
Oggi ti penserò.
Come ogni altro giorno da quando le nostre strade si divisero.
In vita, come in assenza di vita.
Per attimi che sembrano giorni.
Sentirò il tuo sguardo da qualche angolo buio della casa, come succede spesso.
Vedrò uno dei nostri gatti con la coda dell’occhio, solo per voltarmi e non trovarlo.
Perchè non c’è più, qui.
Come te.
Eppure ci sarà sempre.
Come te.
Si, come immaginerai parlo solo male di te.
Ma se tornassi indietro rifarei ogni cosa.
Io parlo sempre male di chi mi stia a cuore… e forse mi sto molto a cuore anche io a questo punto.
Ma mai quanto sono stato a cuore a te.
Quindi oggi ti penserò, che è il massimo che io possa fare.
Lo farò solo un pò più volontariamente del solito.
E tu, non fare sempre la bella figa che si finge timida!
Fatti pensare!

 

 

"Come fai a raccogliere le fila di una vecchia vita?
Come fai ad andare avanti quando nel tuo cuore cominci a capire che non si torna indetro?
Ci sono cose che il tempo non può accommodare, ferite talmente profonde che lasciano un segno.."

Frodo
da Il Signore degli Anelli – Il ritorno del re

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Stavo li sull’ellittica a pedalare.
Era di fianco ad una ragazza stupenda. Due occhi verdi ed uno sguardo che avrebbero fuso un cubo di piombo.
Era un ‘oretta buona che sfiatavo per smaltire il sacro tortello, per fortuna o destino lei era sempre vicino a me. Non è che ci fosse molto di meglio da guardare, purtroppo anche per lei….
Un fisico degno di una cattedrale gotica, alto, slanciato, abbastanza perfetto.
La ringrazio. Mi ha dato quella spinta da gallo cedrone necessaria per affrontare un’ora di aerobica dopo tre giorni di baccanali vergognosi, senza di lei avrei gettato la spugna molto prima.
Ma di colpo il porprietario della palestra mi picchia sulla spalla e mi porge il telefono, all’altro capo il Bardo.
"Scendi da quel cazzo di coso, lavati e tra venti minuti si parte, andiamo ad intervistare Vinicio e poi facciamo le riprese del concerto!".
Beh, almeno ho avuto una scusa valida per non rivolgere la parola alla dea dagli occhi verdi (ciao Baby…mi piacevi un bel pò!).
Si parte alla volta del Fuori Orario, nelle terre di Canossa, verso il pazzo che canta.
Il Guerriero parte con una manovra a tenaglia in treno, verso Sant Ilario (quello di bocca di Rosa???), mentre noi passiamo da Praticello di Gattatico (quello di Gene Gnocchi???) come furie a battere una pianura minaccosa di neve e irta di citazioni…
Il Fuori Orario è un locale incredibile. Costruito dentro una stazioncina, con una grande vetrata dietro al palco da cui si possono ammirare i treni passare in diretta e addirittura un vagone vecchio stile convertito a separet da pub.
Lì decidiamo di intervistare il matto.
Io ero ovviamente un imbucato, ultimamente godo come un pazzo a ficcarmi dove io non sia ufficialmente invitato e fare tutto il casino possibile. Però do una mano al Bardo e socio come posso nel frattempo.
Mi godo l’intervista.
Vinicio dal vivo è splendido.
Un uomo umile e pieno di gioia e sorrisi, pieno di genialità e parole.
Non c’è nemmeno stato bisogno di fargli domane, è partito da solo, con un discorso stupendo sul viaggio, sul rock, sulla musica….. dentro a quel vagone era semplicemente commovente.
Mi son goduto le prove, il suo buonumore buffo come la maglietta dei Pogues che indossava, non l’ho mai visto arrabbiarsi o trattare male qualcuno. Sembrava semplicemente estatico.
Poi il concerto. Esce vestito come un Willy Wonka in paillettes, con un enorme bastone-zuccherino, lanciando neve dalle tasche e apre con "Accolita di rancorosi".
Io Bardo e Guerriero ci striangiamo a coorte,
siamo noi quell’accolita….peccato mancasse il Sergente!
Ne inventa di ogni.
L’uomo pignatta!
Il suo amico mago irlandese stretto in una camicia di forza e buttato sul pubblico che lo portava in giro per la sala tenendolo alto sulla testa  al grido corale di "barcolla traballa sul dorso della folla…".
Incredibile, un gorno incredibile.
Cose che non ti aspetti, che vanno prese al volo, perchè il prossimo rimbalzo chissà quando cazzo sarà.
E io sono allenato ora, sono bravo a prende al volo le cose, sono tecnico nell’infilarmi nelle fessure e mi godo la mia cialtroneria bonaria e quella della mia accolita.
Un grazie enorme, stratosferico al Bardo, che è sempre stato e sarà la chiave vera delle mie più incredibili esperienze e un grande abbraccio al Guerriero, che era li dove lo volevo e non ho dovuto pensarlo malinconicamente, per una volta.
Un enorme grazie a Vinicio che mi ha dimostrato di essere ciò che canta.
Un geniale cialtrone.
Un circense Burtoniano.
Un visionario, un pazzo, un disordinato illuminato.
Uno di noi.

Perchè:
"E’ PAZZO DI GIOIA, E’ L’UOMO VIVOOOOO!"

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E’ una festa esondante relitti
carnevale di spiriti affilitti
portafogli con mosche già assenti
niente carole o volti ridenti.
E’ un Natale di fango e di brume
che prelude alla piena del fiume
e’ un corale di angoscia lucente
sotto il portico macina gente
niente sogni, speranze o preghiere
funerale di ogni potere.
Suona suona campana festante
al rintocco di morte ambulante
suona suona la slitta veloce
verso il gorgo che ingoia feroce.
E’ un Natale di calze bucate
imbottite di cose amputate
sono pezzi di nervo e interiora
per la larva che il corpo divora.
Mentre suona l’argentea tua tromba
seppellisco "pietà" nella tomba
all’infante che fu Salvatore
alzo coppe di sangue e rancore.
E’ un Natale di fiele e veleno
concertato da un incubo osceno
è il trionfo del nulla finale
apogeo di ogni demone e male.
Buon Natale!
Buon Natale!
Buon Natale!

Buon Natale, da:
Babbo LETALE.

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Finalmente il Maestro dice la fatidica frase: "prendiamo il va pensiero".
Rullo di tamburi.
Sono anni che attendo. Forse tutti gli anni della mia vita.
Ci sono cose che un uomo sogna di fare, almeno una volta nella vita, quelle famose cose da mettere nel famoso elenco di "irrinunciabili esperienze prima del grande salto nel buio".
Mi acconterò di poco, e forse a molti sembra una cosa fattibile.
Lo è. Ma trovare un coro, riuscire a cantarci degnamente, ed esseri li quando deve cantare il "Va pensiero"…beh, ho scoperto che è un sogno afflitto da troppe variabili.
Io sono un Verdiano convinto. Padano fino all’osso.
La prima cosa che si veda entrando in casa mia è un poster alto un metro mezzo con la faccia di Peppino che stampai personalmente in litografia, la prima cosa che si annusi è l’odore del brodo per i tortellini.
Conosco il "Rigoletto" a memoria, parola per parola, nota per nota. Molte altre opere in buona misura.
In alcuni brani di Verdi sento l’odore della mia terra, forse un pò quello che sentiva lui.
Un retrogusto di maestà contadina, la coralità popolare non immaginata ma vissuta dall’interno.
L’odore del letame che fa crescere il grano. Che fa crescere un popolo intero ed una patria, come successe durante la sua vita.
A differenza della mia vita, che è iniziata nello smog e finirà con il puzzo di una nazione che marcisce….
Sentimentalismi?
Certo.
Io nasco, sono e resto un inguaribile sentimentale.
La vita può avermi indurito e frenato nel trasporto ma non mi ha di certo prosciugato, ne credo riuscirà mai del tutto a farlo.
Avrei voluto portare il busto in gesso di Verdi che mi ha regalato il Bardo….se non pesasse dieci kili…
Lo avrei stretto al petto cantando.
Cantare quel brano è un pò cantare tutto Verdi, perchè lì c’è il suo vero spirito all’interno.
E’ un pò cantare l’Italia, l’Italia che era..o quella che mi immaginavo dovesse essere.
So che è un "Coro degli ebrei schiavi" (che è il VERO titolo), ma è proprio questo il bello!
Il "Coro degli ebrei schiavi" è un brano di un’opera lirica.
Il "Va pensiero" è un inno che abbiamo nel sangue. Faremmo bene a ricordarcelo.
Sono la stessa cosa, ma non lo sono.
Lo canteremo purtroppo senza accompagnamento, nemmeno pianoforte, Sabato.
Però volevo sapere come l’unico coro che consideri "mio" lo avrebbe affrontato.
Come sarebbe sato cantarlo con un coro intorno, esserne parte.
Dopo le prime tre note non riuscivo a dire le parole.
Sorridevo tanto che pareva avessi avuto due itctus, uno da ogni lato.
Ero in estasi completa.
E abbiamo potuto "slegare i cani". Tirare fuori la nostra sonorità lirica da amanti della musica.
Finalmente ho sentito i bassi calare come un martello degli dei.
Era una gioia bambina quella che provavo. Una specie di sogno concreto. Ero nell’armonia, quell’armonia sempre amata e sempre inseguita.
Ero veramente una voce nel coro, nel coro di tutti i cori.
Sapevo cosa dovevo fare, era il brano stesso che guidava.
Anche il maestro, a mio avviso, è stato come sempre rigoroso, ma non fiscale come in altre occasioni.
Perchè va cantato. Veramente. E’ Padano, poche pugnette!
L’ultimo slancio lirico di una razza avvizzita.
L’ultima carica di cavalleria antica contro un muro di ferro ed ingranggi.
Ero sovreccitato.
Grazi Peppino. Grazie coro.
Grazie musica.
Questa goccia di pura estasi non ha prezzo.
E dire "ho cantato il va pensiero" non renderà mai l’idea di quell’emozione.

"..o ci ispiri il Signore un concerto
che ne infonda al patire virtù."

G.Verdi
Coro degli Ebrei Schiavi
Nabucco

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Remember remember the fifth of November
Gunpowder, treason and plot.
I see no reason why gunpowder, treason
Should ever be forgot…

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