E così ho fatto anche questa.
Ho partecipato ai Buskers di Ferrara non da spettatore, ma da artista.
Anche se la parola "artista" in se, ormai, ha perso di ogni significato per quanto mi riguardi. In un mondo dove gente che non sappia far nulla venga definita tale e gente con grandi capacità non riesca a raggiungere tale status, bisognerebbe innanzitutto chiedersi se "artista" lo si diventi per ciò che si faccia o per ciò che il resto del mondo percepisca.
Mi hanno chiamato artista per molti motivi e in situazioni diverse.
Io, sinceramente, prima di difinire qualcosa "arte" ci vado con i piedi di piombo. Ovviamente sono un pò più dotato della media in campo artistico generale, e probabilmente per l'uomo senza pulsioni espressive posso essere considerato un "facente arte", ma chi veramente faccia arte, nella mia considerazione, è normalmente di livello incommensurabilmente superiore al mio. Questo per ogni tipo di arte da me intrapresa.
Comunque sia, per essere artista di strada, penso di essermela cavata egregiamente.
Innanzitutto un encomio speciale al mio quartetto, che ha raggiunto ormai una compattezza musicale degna di una squadra olimpica, senza mai perdere però di vista il punto focale dell'attività in se che rimane a tutti gli effetti il divertimento nostro.
Secondariamente un applauso ed una pernacchia all'organizzazione del festival.
L'applauso per averci situati in Rotonda Foschini, un cortile interno sul quale già l'anno scorso (da turisti) avevamo sbavato e fantasticato a lungo. Un ovale architettonicamente superbo, con un'acustica sostanzialmente perfetta per musica acustica.
Devo ammettere che a distanza di un anno ho potuto vedere realizzato uno dei miei grandi sogni musicali (si ogni tanto va anche fatta bene nella vita..).
La pernacchia per l'assurdità ed il controsenso insiti nel collocare un gruppo dalle sonorità delicate e non amplificate come il nostro nel uogo perfetto e metterci davanti alla porta gente con impianti da stadio intenta a suonar bidoni od ottoni. Averli davanti alla porta quando suonavano lungo una strada lunga un kilometro completamente deserta…. faceva un pò pensare ad una bella trovata realizzata a cazzo di cane.
Ma se la prima sera abbiamo desistito noi, anzitempo, la seconda sera abbiamo spostato anche del pubblico. L'amplificatore naturale della rotonda faceva uscire le nostri voci da tutti i buchi e la gente è parsa stranamente attratta dalla nostra musica, "costringendoci" ad un'ultima sessione di quasi un'ora quando eravamo ormai stremati.
Qui, devo ammettere, sta il mio apprezzamente maggiore nei confronti del gruppo e sopratutto di me stesso. Risucire a cantare a cappella non è facile nemmeno nel silenzio, è un nulla sbagliare una nota d'attacco o calare semplicemente di tono tutti insieme durante l'esecuzione. Ma riuscire a stare in tono e cantare più che discretamente con un'orchestra balcanica a pieno volume fuori dalla porta merita sicuramente un encomio speciale. Direi che è stato il nosto "Fosso di Helm", e ne siamo usciti più che dignitosamente vivi.
Ciò che rimane ora è una betoniera di fluidi corporei persi in due giorni di sudore ininterrotto nel costume medievale, il ricordo di tante facce allegre, interessate, sorridenti, entusiaste e un bruciore faringeo quasi continuo.
Non ho nemmeno usato troppo male la voce, nonostante io abbia spinto e molto, se avessi usato un'impostazione vocale errata sarei completamente afono, visto il titanico e continuo sforzo compiuto. Brave corde vocali.
Rimane anche un pò di solitudine e senso di vuoto.
Dopo due giorni così intensi, passati con vecchi amici a fare qualcosa di così importante e soddisfacente, mi sento un pò perso.
La sensazione sempre ben conosciuta di non avere il tempo di godersi le cose appieno quando sia il momento per piangerle poi in seguito, o struggermi di malinconia.
Comunque sono stato anche questo nella vita: un artista di strada al festival più importante degli artisti di strada.
E con la fierezza di aver portato in una manifestazione del genere un tipo di "arte" riservata solitamente ad un certo tipo di palati fighetti e numericamente ridicoli.
La polifonia vocale è invece una grande espressione di umanità, a mio avviso. E' armonizzazione di voci, e la voce è il nostro più importante strumento di comunicazione. Se tutti provassero, almeno una volta, cosa si provi ad utilizzare la voce per essere parte di un accordo….forse… ci sarebbero un pò meno disaccordi.