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Posts Tagged ‘furore’

Intro: questo articolo è pieno di bestemmie e draghi. Se l’una o l’altra cosa vi offendono andate tornate pure nella cassa da morto cerebrale in cui avete sempre vissuto.

Tacchinosaurus Handicappatis

Peter Jackson ce l’ha fatta.
HA SBAGLIATO SMAUG.
Il mio amico e tanto amato ciccione neozelandese è riuscito a farsi convincere dalla più grande bufala della storia del fantastico: la credibilità scientifica e strutturale di una creatura inesistente.
Ma andiamo per gradi, perché sarà una lunga dissertazione non priva di bestemmie, quindi chiunque sia legato ai santi è invitato smettere di leggere ORA.
Prima di tutto devo spiegare quale sia la MIA personale visione del drago, che è un’impresa piuttosto complicata e non credo mi riuscirà in toto….
Non so bene come e perché, e forse neppure quando, tutto ciò sia cominciato. Sarà stato Eliott il drago invisibile o qualche illustrazione vista chissà dove, sarà stato il mio sempre vivo amore per i rettili e i dinosauri; ormai non posso più dire di sapere bene quale sia stata la genesi di un legame così intenso, ma mi avvio ai quarant’anni senza che una sola delle mie pulsazioni cardiache non inneggi ancora al fascino di queste creature.
Il drago, per me, non è mai stato un mostro. Non è mai stata una bestia.
Anche nelle sue incarnazioni più minacciose e crudeli il drago era sempre il centro della storia, potevo comprare un libro intero solo per una singola illustrazione.
Il drago non è il babau. Il drago è forza, è resistenza, è libertà ed è meraviglia.
E’ il sogno incarnato, o meglio, il simbolo supremo del nostro potenziale onirico ed immaginifico.
Abbiamo immaginato una creatura così meravigliosa che Dio stesso si è fatto scappare l’occasione di crearla. Quindi deve possedere una grazia minacciosa, un’ eleganza statuaria, deve essere una creatura di design e terrore, deve fondere l’estetica e l’orrore in maniera così alchemicamente perfetta da essere “altro” rispetto a quanto conosciamo.
Per questi motivi un drago non può muoversi come un handicappato!
Un drago con sei arti, come vuole la tradizione occidentale intendendo il “drago puro”, è un essere capace di muoversi come un felino e di volare come un uccello. Solo in questi termini è sia potenza che libertà.
Perché se viene deturpato delle zampe anteriori non è più un essere mirabile, è di nuovo niente più che una bestia ed un mostro.
Tecnicamente è una Viverna, una creatura di ferocia, ignoranza e puro istinto.
E’ più simile ad un drago di quanto lo sia una foca, su questo siamo tutti d’accordo, ma non è un cazzo di DRAGO!
Non voglio fare una digressione storica o filologica perché non me ne frega un cazzo. Se i Draghi vengono dalla tradizione è anche vero che ciò che li ha portati alla popolarità sono stati i racconti fantasy e i giochi di ruolo. Ed in essi il drago ha sempre avuto le sue fottute quattro zampe e due ali.
A noi dovevate chiedere cos’è un DRAGO.
Ci avete accusato di leggere il fantasy attraverso Dungeons&Dragons, ed avevate ragione.
Perchè siamo noi sognatori Nerd che ci siamo occupati di draghi in questi trent’anni, dalle vostre seghe su Edwige Fenech a quelle sulle veline. Se i draghi sono rimasti vivi è stato grazie al nostro sangue di inchiostro, versato sulle schede unte ed accartocciate dei nostri alter-ego fantastici.
E adesso baciatemi il cazzo se non sapete la differenza tra draghi e viverne, bimbiminchia.
Io non prendo lezioni di dragologia da poppanti cresciuti con Crash Bandicoot e Twilight.
Noi popolo dei dadi e delle dragonlance abbiamo non solo voce in capitolo, abbiamo l’UNICA voce in capitolo sui draghi.
A noi doveva essere chiesto come è fatto un drago, noi che abbiamo sudato freddo e abbiamo seppellito decine di personaggi sotto i suoi artigli e zanne. Che abbiamo volato sulle sue ali tra le brezze di un Master generoso. Che abbiamo animato le superbe opere di Larry Elmore con la pura forza motrice della nostra fantasia.
Ed ora voi venite a dire a NOI cosa è o non è un drago?
Io non so come sia accaduto e perché…. A chi sia venuta questa geniale idea di togliere le zampe anteriori ai draghi.
So solo di aver aspettato pregando per quasi vent’anni che la tecnologia ci fornisse un miracolo per poter visualizzare un drago cinematografico credibile. Dopo aver visto Jurassik Park uscii dal cinema con centinaia di draghi futuri già vorticanti nella mente. Dopo Dragonheart ero al settimo cielo. Avevo visto un drago perfetto, in grado di muoversi, volare, sputare fuoco e persino parlare. Era la quintessenza di ciò che per me doveva essere un drago… e quanto pare lo rimarrà.
La famosa frase di Draco :” Io sono l’ultimo rimasto!” non poteva essere più profetica.
Non solo per lunghi anni a nessuno venne più in mente di cacciare un drago in qualche storia, peggio ancora….. iniziarono a fare draghi che non erano draghi.
Prima la serie di Harry Potter, poi Il regno del fuoco, poi iniziarono addirittura i videogiochi come ad esempio in Skyrim….
Tutti pollosauri. Mezzi uccelli e mezzi rettili che arrancano sull’articolazione dell’ala con manine da uno o due dita, trascinandosi dietro le rimanenti articolazioni digitali, sproporzionatamente lunghe impastoiate nella membrana alare…..
Ali da pipistrello che li fanno sembrare a terra ciò che a terra sarebbe un pipistrello: un miserevole disabile.
Tutto questo al grido di : “Nessuna creatura terrestre che non sia un insetto possiede più di quattro arti”.
E STI CAZZI, PORCODDIO?
Che il drago è una creatura terrestre? Ne avete mai visti voi?
Dobbiamo andare a rompere le palle scientificamente anche alle creature della fantasia?
Allora perché i ciclopi non sbattono la testa conto gli alberi perché con un occhio solo non posso percepire la profondità?
Perché i vampiri dovrebbero nutrirsi di sangue ed essere inceneriti dalla luce del sole?
Perché i lupi mannari potrebbero mutare le articolazioni e la peluria corporea?
Perché ippogrifi, threstral, gargoyle, balrog, grifoni, pegasi, demoni e addirittura SCIMMIE ALATE (Puttana Dio) possono avere sei arti?
Chi glie lo va a dire ad Angelo degli x-man che le sue ali non sono regolamentari?
No, solo ai Draghi va fatto il cazzo di processo sul numero degli arti.
Nessun o si è mai preoccupato del fatto che sputino fuoco. Eh, no capisco, quello è naturale, è ovvio.
E’ pieno sulla terra di creature che sputano fuoco. Sicuramente una c’è, sono io quando sento la gente fare questi discorsi del cazzo appigliandosi alla logica per spiegare ciò che assolutamente è illogico.
Il drago è così perché ci piaceva così e l’unica ragione per cui doveva essere così era piacere a chi lo immaginasse, PUTTANA DI QUELLA MADONNA!
Non ce ne frega una cazzo della credibilità di una creatura immaginaria!
C’è troppo pelo sui Wookie? Può essere costruita una spada laser? Si può fare una macchina del tempo con una Delorean? Willy l’orbo ha davvero nascosto la sua nave in una grotta? L’arca dell’alleanza è stata davvero nascosta in un magazzino del governo americano? Come fanno i maghi maschi a non schiacciarsi le palle volando su di una scopa???
Perché non ci chiediamo anche tute queste cose prima di deturpare il simbolo del fantasy???
C’è chi sostiene che il drago senza zampe anteriori abbia un fascino più sinistro e crudele.
De gustibus, in effetti una merda di Viverna sembra più cattiva di un drago, però NON ME LA FARE PARLARE!
Allora se devi fare una bestia fai una bestia.
Un drago senza zampe anteriori cosa ci sta a fare su un tesoro immenso che nemmeno può manipolare?
Ci si gratta le enormi e scagliose palle non avendo mani per arrivarci?
E’ per questo che Smaug ha conquistato Erebor? Per avere un grattapalle dorato???
Inoltre stavolta andavo più tranquillo del solito: Tolkien non lo aveva solo descritto, ma lo aveva anche DISEGNATO con quattro zampe e le ali. Togliamo il fatto che il drago disegnato dal maestro facesse un po’ tristezza (non era un disegnatore), ma qui non ci si può appigliare alla famosa motivazione “tolkien non lo ha descritto accuratamente per cui possiamo fare il cazzo che ci pare”.
Fosse per quello i mannari e le aquile avrebbero dovuto parlare…. Ma anche li facciamo il cazzo che ci pare…
Addirittura sulla mappa di Erebor NEL FILM il drago è disegnato con quattro zampe, nel manifesto internazionale del FILM il drago formato dal fumo della pipa di Gandalf aveva QUATTRO zampe.
Nella scena della caduta di Erebor il drago schiacciava nani con le zampe anteriori…. E pur di fare gli stronzi quella scena è stata sostituita nella versione estesa per rimpiazzare quelle enormi zampe anteriori con le solite ali-braccia del cazzo.
Andavo al cinema con la morte nel cuore essendomi interessato alla faccenda fin dall’uscita dei primi trailer che ho analizzato frame per frame. Lavoro inutile tra l’altro perché le carte in tavola cambiavano continuamente…..
Poi quando l’ho visto ho provato: NIENTE.
Niente.
Superbamente animato?
Minaccioso e spaventoso?
Maestoso e terribile?
No, lo Smaug di Peter Jackson è una macchietta. Si muove come un cartone animato di Don Bluth degli anni ’80. Esagerato, caricaturale ed esasperato in ogni singolo atteggiamento.
Bastava guardare il supremo Scar de “il re leone” per avere idea di come si dovesse comportare una creature tanto crudele quanto intelligente.
Ci vuole classe per essere un perfetto villain, non basta essere lunghi trenta metri, sputare fuoco e muoversi come delle scimmie con le stampelle.
Classe non ne ha quella creatura.
E’ alieno, e salta subito all’occhio che con l’ambientazione che ci è stata finora offerta non c’entra nulla.
Provate ad immaginarlo in mezzo alla battaglia sui campi del Pelennor. Sembrerebbe un cartone animato tra creature reali.
Ed è sgraziato.
Per quale motivo un drago dovrebbe usare le ali come braccia?
Principalmente la prima cura di un drago dovrebbe essere la protezione della membrana alare, in assoluto il punto più delicato della sua intera fisicità. Ed una membrana alare strappata sarebbe un casino inenarrabile per un essere fatto SOLO ed unicamente per volare.
Perché un essere con ali per zampe anteriori DEVE volare. Non può strisciare in caverne anguste, costruite da razze lillipuziane per la sua stazza per andare a fottergli i tesori.
Un drago concepito in questa maniera può vivere su picchi montuosi, scogliere marine, deserti rocciosi.
Non certo in un sotterraneo, perché in un sotterraneo sarebbe in difficoltà. Inoltre nessuna creatura alata usa le ali per arrancare, nemmeno i cazzo di PINGUINI! Si muove come un pipistrello??? ah si??
Sapete cosa fa un pipistrello caduta a terra….?
Non cammina, non saltella, non sputa fuoco, non si arrampica…..fa una sola cosa: MUORE!
Secondariamente, signori, fermiamoci su un punto fondamentale: i DRAGHI NON VOLANO GRAZIE ALLE ALI.
Un drago come lo Smaug che ci hanno propinato peserebbe all’incirca 10-20 tonnellate.
Se provasse a sbattere le ali il massimo che otterrebbe sarebbe di sclavicolarsi le spalle, fare esplodere i muscoli e raccogliersi le braccia da terra.
Visto che facciamo gli scienziati dell’esobiologia inventata o i criptozoologi della mutua, perché non ci soffermiamo a pensare che fisicamente un drago non volerebbe mai??
E’ la famosa teoria di Superman: è vero che superman può sollevare un treno con una mano, ma per le leggi della fisica, anche se possedesse tale forza, non si solleverebbe il treno…. Sarebbe Superman a piantarsi nella terra come un piolo!
Il drago è una creatura magica e vola perché è magica, PORCA MADONNA!
Non c’è alcuna credibilità fisico-biologica da ricercare in tutto questo.
Quindi Peter Jackson , come un pecorone belante e decerebrato, ci ha dato quello che ci stanno dando tutti, dal cinema ai videogiochi ai fumetti: una creatura NON CREDIBILE realisticamente e per di più BRUTTA da far schifo!
Almeno salvate la bellezza cazzo!
Le ali dei draghi sono puro orpello decorativo di completezza. Volerebbero anche senza.
Perché non vi siete spremuti a chiedervi come evolvere la piegatura dell’ala quando i draghi camminano?
Perché non fossero strutture in mezzo alle palle sia nell’estetica che nella pratica?
QUELLO sarebbe stato un modo intelligente di evolvere il drago. Non mutilarlo con la mannaia e dirsi che bel che bel guarda quanto è fico il mio tacchinosauro!
Ma qui tutti a mangiare merda e chiamarla cioccolata.
Nessuno che si ponga mai una domanda fottuta che sia una, nessuno che si chieda più nemmeno QUALI SIANO I SUOI GUSTI.
Ci viene dato qualcosa, ci viene detto che è bello e tutti ad applaudire festanti come scimmie.
Bel lavoro cazzo.
Stupidi persino nella fantasia. PRIGIONIERI persino nella fantasia.
Aspetto solo che i nuovi manuali di Dungeons and Dragons riportino draghi senza zampe anteriori.
Vi manca solo quello, poi avrete vinto.
Ma me e i miei draghi nobili non ci avrete mai vivi.
Inneggiate pure a quella patetica mostruosità e convincetevi che sia il meglio che si potesse avere.
E’ per questo che fate una vita di merda OGNI SANTO GIORNO.
Perché vi siete convinti che sia il meglio che possiate avere.
E non vi siete nemmeno convinti voi: lo ha fatto qualcun altro.

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(Bel titolo eh? peccato che ciò che segue non c’entri un cazzo. Ciò che segue è più simile ad una operazione chirurgica invasiva senza anestesia. Ma alla gente piace tanto legger cose rassicuranti. Per dimenticare di essere terrorizzata. Vi regalo il titolo, sapete cosa farci. Se volete un suggerimento.. almeno un braccio dovrà passare dietro la schiena….)

AndrotessitoreOK

In mano ad esseri umani.
Ciò che è meno sopportabile è sapere di avere il proprio destino nelle mani di altri.
No, non sono qui per accettare.
Non sono qui per le vostre proliferazioni cellulari e non sono qui per ascoltare i vostri pensieri. Sempre che possiate chiamare pensieri
quei miseri aborti di retorica e memoria frammentaria.
Non sono qui per risolvere i vostri casini, non sono nemmeno qui per farne parte.
Non avete dato risposta a nessun interrogativo nell’arco di trent’anni. Avete solo confermato che la teoria più ovvia si rivela essere quasi sempre
quella giusta. Anche nello slancio dell’eroismo anche nel sommo momento del prodigio riuscite ad essere solo banalmente umani.
Non posso erigere un muro di spensieratezza che possa resistere alle vostre continue cannonate di sterco per l’arco intero di una giornata.
Le menzogne che raccontate ed a cui credete sono fiere e grasse di trovare conferma in ciò che vi circonda, ed in esse trovano sempre giustificazione e da esse traggono ogni assoluzione.
Anche i migliori sbavatori di bei discorsi rimangono inesorabilmente ragni nelle proprie tele. Funzionali e spietati nell’attesa della preda. Non importa se la preda venga catturata con l’inganno di una rete invisibile.
Al ragno importa solamente il risultato. Cattura, prigionia e lauto banchetto di essere vivente ancora dimenante.
L’ho visto con i miei occhi dietro al monitor del lavoro. Un ragno mangiare una altro ragno.
Così perfetti, così adatti alla sopravvivenza da cacciare i predatori con la medesima scostante fredda inespressività.
Importa solo a se stesso l’individuo vivente. I sacrifici e gli eroismi sono tele invisibili, funzionali trappole per la preda allocca.
La lucetta carina che fulmina le zanzare, o il “friggistronzi”, come lo chiamo io.
Perchè stronze sono stronze le zanzare.
Basterebbe che prelevassero il sangue senza permesso. Ma no, non è abbastanza.
Devo vomitare sotto la pelle la loro merda irritante. Per ricordare che sono passate, per emblema del ladrocinio ematico.
Gli umani le aborriscono ma non sono diversi. Se fanno lo stesso a qualcuno vogliono che si sappia con squilli di tromba.
Perchè in una vita da insetti, come quella che ci siamo ritagliati noi, aspiriamo ad essere volpi.
Furbi, più furbi, perchè solo il furbo sopravvive.
Tutti sopravvivono a se stessi, ma il vero scopo è sopravvivere agli altri. In natura questo non è diverso, ed è inutile dipingerla con un iridescente passaggio di vernice buonista.
La natura è funzionale e noi ne siamo parte.
Se solo fossimo capaci, in un delirio di puro caos veritiero, in una summa folle di violenza collettiva di massacrarci come bestie da macello…..
A viso aperto, con lame sdentate. Guardando da assassini nati, quali siamo, le membra della vittima aprirsi ed i suoi occhi spalancati spegnersi.
No, noi siamo ragni. Siamo perversi nella nostra raffinatezza. Ci raccontiamo menzogne per fotterci a vicenda, in ogni campo della vita, di continuo.
A noi stessi, a chi ci circonda e persino agli Dei; persino agli Dei quando li temiamo!
Ci giustifichiamo anche con i non esistenti, tanto per pararci il culo.
In una contentezza leggera leggo sempre i segni della rovina e in me, in chi mi circonda, dovunque il mio sguardo si posi vedo gente armata di colla.
Convinta che un oggetto rotto possa essere rimesso insieme, che il tempo possa essere riavvolto ad un punto qualsiasi prima del disastro.
La colla è la materializzazione della nostra illusione di onnipotenza.
Non capiamo il flusso del tempo, non capiamo il flusso delle nostre emozioni e siamo sempre, sempre, sempre inesorabilmente fuori tempo.
Oh amici sulla forca mascherata da banchetto. Invidio la vostra felicità inconsapevole e prego che gli Dei ve la mantengano e val conservino.
Io, a differenza di quanto mi viene quasi sempre contestato, non mi sento un organismo superiore. Ma nemmeno più inferiore….
Mi sento alieno. E questo mi da l’odiosa capacità di smascherare tutti, me stesso per primo.
E maschere non ne voglio. Ecco quello che sono.
Io sono odio. Sono l’odio di chi non si sia mai integrato.
Io sono l’extracomunitario che arrivò per primo, sono la razza fatta schiava, sono il sesso inferiore, sono lo scemo del villaggio, il ciccione della spiaggia ed il secchione dei tamarri.
Io sono ciò che non ci sta. Sono embrione di dinosauro in uovo di formica, sono bagagli alla partenza per le ferie, sono la più bella della serata.
Sono tutto ciò che non si potrà avere e… sono corrotto, sono sconfitto, sono piegato dal desiderio di ciò che non potrò mai sfiorare.
Sono imprigionato nelle emozioni umane senza più capirle e voglio cose che detesto e che so essere false dalla loro concezione al loro mostruoso parto nella materia.
Sono un uomo di plexiglass attraverso cui passano gli sguardi di un mondo che non mi tocca, spettro vivente coperto da una montagna di carne tremante.
Un vestito inusuale per un essere evanescente. Una nascita senza lacrime ad occhi spalancati, la mia.
Nato con gli occhi sgranati, senza piangere. Che piangere fa chiudere gli occhi, ed io volevo vedere.
Rabbioso nella culla avendo arco visuale limitato al cielo.
Addormentato con luce accesa e senza coperte sulla testa, perchè i mostri vanno visti arrivare.
La luce della conoscenza che ora mi fende come una lama di fuoco è sempre stata il mio unico scopo, il mio unico bisogno. Sempre intervallato e disturbato da queste piaghe della carne, dette desideri, dette voglie. Nomi di demoni notturni che affollano le mie notti estive umidicce e puzzolenti. Non la conoscenza delle cose degli umani, non le cose scritte, le cose dette.
La vera conoscenza degli umani… quella intellegibile solo dall’intonazione di una parola da un fremito della carne dal leggero contrarsi di un arto. E la loro storia per confutare le loro affermazioni.
Senza il reale gusto di fare tana a qualcuno per sentirsi più furbo, ma con tutta la noia di chi studia la cosa più interessante tra quelle soporifere.
Vivo come un essere di una razza estinta, che ogni giorno si mascheri da mostro, per sembrare un mostro uguale a quelli che dominano il pianeta, per confondersi, per sopravvivere.
E a volte mi lascio afferrare da un laccio invisibile che si tende verso i miei desideri e li usa come appiglio, per cercare di imbozzolarmi e suggermi.
Non sono una volpe, non sono un ragno, ma nemmeno amo affondare il naso nella merda come certe mosche e purtroppo non sono e non sarò mai nemmeno un drago.
Sono un fuoco fatuo. Un essere diafano da palude e cimitero, odioso e blasfemo per i più, affascinante per pochi ma inafferrabile e non vivente.
Ma devo scontare ancora molte albe in questo mondo alieno. Senza ricordarmi quando io sia precipitato.
Coltivo le mie apnee notturne con la segreta speranza che il lenzuolo diventi un sudario nel silenzio dell’oscurità.
Ogni notte potrebbe portarmi via da qui.
Nel nulla?
Ah, il nulla passa in meno di uno schiocco di dita. Il nulla non esiste, non ha tempo, non è infinito. Non avendo inizio, non è nemmeno infinito. Non è, e basta.
E anche se fosse?
Sarebbe meno lungo di domani.
Comunque.

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Io credo ormai che l’unico scopo degli apparati che ci si sovrastino sia quello di schiacciarci come insetti e leccare avidamente il succo che uscirà dai nostri cadaveri esplosi.
E un giorno, quando questi vampiri senza criterio si accorgeranno di star regnando su un mondo di carcasse marcescenti, forse verranno colti dal sospetto che una vacca morta non possa più essere munta.
Ma la vacca non si godrà la delusione del proprio carnefice.
La merda che sgorga dalle fogne nelle nostre case è solo la rappresentazione materiale del nostro senso civico, politico ed umano. Come nazione e come civiltà.
Io credo che il senso del limite sia stato passato da tempo, o meglio, sia stato passato un nuovo segno di limite, come se fosse una gara autopartecipata verso nuove vette di blasfema indecenza.
Con senso di mortifera certezza ci si accorge che ogni possibile rivoluzione avvenga solo per scambiar culi su poltrone e che i medesimi riottosi altri non siano che aspiranti alle olimpiche condizione della nobiltà.
Salvataggio personale, sempre teso allo sfruttamento dello schiavo alle cui catene si sia collegati, nella logica miope della divorazione subitanea ed irragionevole della risorsa disponibile.
Scivola sugli asfalti roventi delle tangenziali intasate, ulula nel coro di merci accompagnate da bolle di niente che sfrecciano in direzioni opposte congestionando le proprie viabilità.
E’ un mondo veloce, un mondo in tempo reale, che non ha più tempo e chiede tempo. E’ il regno dell’urgenza, perchè ora è possibile avere urgenza. Abbiamo concesso la velocità reale alle nostre sfrenate fantasie di ingordigia, ed ora dobbiamo tenere l’insostenibile passo della nostra partitura.
Inferni di reperibilità senza tregua, di esseri sudanti e affrettanti che lasciano impronte luminose visibili da freddi e silenziosi occhi celesti.
E’ il nostro mercificante trionfo, talmente riuscito da averci portato ad un valore ben inferiore di quello del nostro prodotto, in un capovolgimento semantico in cui la merda giustifichi l’esistenza dell’entità biologica.
In questo paradiso di connessioni si intensifica l’intreccio delle mani, che stringono pugnali ed alleanze, disegnando volute impossibili ed indistricabili in un labirinto quadrimensionale intelleggibile.
Mani che scavano e grattano, intente ad un subdolo lavoro di scambio e spaccio ma sempre tese e pronte ed adatte nella ricerca dell’orifizio, anteriore o posteriore a seconda delle convenienze del caso.
Sfreccia il dibattito, falciando parole come pecore sacrificali, sulle creste delle onde medie, sulle frequenze affollate dei chiacchiericci inconcludenti, uno sfoggio di personalismi di bandiera ed opinabili opinioni, lanciate nel flutto dell’irrilevante da sapienti pescatori di inutilità.
La speranza opprime la visione ed il buonismo ignora i dardi della realtà.
Mentre gli ultimi brandelli di significato si dissolvono negli acidi della cacofonia i nostri spiriti guida strombazzano inni all’igiene dall’alto di immensi cumuli di sterco.
I vendicatori tentano unicamente di vendicare se stessi, il sacrificio è la normale fatica dell’esistenza. Per gli organismi parassitari l’autonomia è un lusso oltre la stessa programmazione biologica.
L’intontito sciame non rileva alcuna dissonanza, alcuna lacuna, alcun errore nello svolgersi del macello, esso è felice è soddisfatto e ripete i propri mantra rassicuranti arrancando verso la spiaggia più vicina, ignorando che l’intera sua esistenza non potrà mai che essere naufragio.
Noi che abbiamo uno scettro di telecomando.
Noi che abbiamo “tutto intorno a te”
Noi “perchè tu vali!”
Noi che abbiamo un nome sugli stivali.
Noi che produciamo.
Noi che due settimane all’anno possiamo vedere un bel posto.
Noi che paghiamo il pizzo ad entità sconosciute su tutto  ciò che compriamo, che possediamo e ciò che vendiamo.
Noi che non siamo più ciechi ma videolesi.
Noi che cambiamo i nomi per mutare la percezioni dei significati, mentre la realtà mai si inchina e mai si adatta alle nostre facezie da imbonitori e chiama il sangue con il suo rosso nome.
Una gabbia fatta di immagini traslate, che non corrispondono più ai suoni che le identificavano, che sono tutto ed il contrario di tutto, mentre l’unico vero Dio rimasto è l’inarrivabile pila di rettangoli di filigrana colorata.
In mancanza di filtro, senza il sollievo di una goccia di ignoranza, di una pillola di noncuranza di un’elisir di stupidità si corre il serio rischio di capire definitivamente quanto tutto il dolore che si è costretti a provare non sia dovuto, ma casuale. Frutto nemmeno di punizione ma di assenza di giudizio, generato da un invisibile ed ancestrale tiro di dado.
Dolore che va però provato e goduto ogni giorno, ogni singolo momento, da noi illusi inseguitore di sogni patinati.
Tutto questo mi ha tolto la grandezza delle nuvole, la carezza del vento, il profumo dell’erba ed ha trasformato il giardino in cui sono stato generato in un gioco delirante, un’allegoria grottesca e deforme di vita.
Bramo di isolarmi, bramo di patire i dolori del mondo come erano concepiti, nelle loro forme semplici e pulite di freddo, fame, malattia e morte. Bramo l’assenza degli apparati, delle burocrazie soffocanti. Vorrei non dover più sentire parole simili a fatturato, inquirenti, subappalto, contratto, revisione, versione, moda o prestigio.
Preferirei il rustico scrocchiare delle mie ossa sotto le zanne di un orso affamato.
Preferirei morire da solo che vivere con questa razza di morti viventi, che vive e genera illusioni, che è schiava di catene fantasma e che sfama i propri superiori col suo stesso sangue.
Vorrei solo essere bagnato dalla pioggia e provare freddo e affidarmi a quello, solamente a quello per sentirmi vivo.
E capire finalmente che sono stato nutrito e cresciuto a menzogne. Che tutto ciò che mi hanno fatto credere importante altri non sia che un atomo irrilevante all’interno di volute plastiche di spazi e tempi incalcolabili.
Che io non sia nulla e tutto ciò che io faccia non possa cambiare questa verità.
Così che io smetta di fatturare inutilità regalando tempo alla fatica dei criceti sulle ruote.
Nel mondo degli uomini non si fa più niente. Ma si fattura tutto….

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“La paranoia è solo la realtà su una scala più sottile” Philo Gant – Strange days

Un tempo ero un essere luminoso. Avevo una grande fiducia nella vita, anche se non necessariamente nel futuro, ed avevo (e questo è quasi incredibile) una incrollabile fede in me stesso. Suppongo che ognuno di noi, vestito ancora del proprio candido animo fanciullesco, si sia sentito in quella maniera.
Forse non tutti, ma alcuni, i più caparbi, i più egomaniaci, i più naturalmente critici ed attenti, si saranno ripromessi di raddrizzare le storture notate fin dai primi anni di vita.
Molti avranno pensato che non avrebbero mai perpetrato gli errori manifesti e disarmanti degli adulti, a cominciare dal pessimo esempio quasi sempre dato dai genitori. Che loro sarebbero stati differenti, che la loro luce avrebbe diradato quella selva di lacci oscuri, di tentacoli mollicci e appiccicosi che bloccavano la vita emotiva di chi già fosse cresciuto.
Io me li ricordo. Mi ricordo le litigate con mio padre.
Un padre che io vedevo deluso e disilluso, che giudicai totalmente e inappellabilmente, senza accorgermi che non era la sua visione ad essere errata, ma la sua reazione.
La sua realtà miserevole era, purtroppo, un destino verso il quale mi incamminavo inconsapevolmente.
Con una spada di legno scivolavo inesorabilmente verso fauci più che reali. I miei poteri erano solo una bolla illusoria generata dal mio spirito straripante, non erano una vera arma.
O forse lo erano, ma l’arma che avrei dovuto imbracciare per distruggere il meccanismo della vita che mi stava correndo incontro era inarrivabile, sovrumana.
Con il tempo mi sono accorto che ciò che nel più profondo del mio cuore palpitasse non sarebbe stato mai destinato a realizzarsi nella materia. Esso era il cuore, il generatore, la fonte basale di quella grande energia che mi circondava.
L’energia in se era reale. L’effetto che aveva su chi mi circondasse era assolutamente oggettivo.
L’utilizzo di tale potere rimane però oscuro ancora oggi, ma più di ogni altra cosa, oggi, è l’energi astessa ad abbandonarmi.
I cattivi, in fondo, non sono sempre e solo cattivi.
La stessa parola deriva dal latino e non significa crudeltà, significa prigionia.
Il cattivo era imprigionato, era il servo del male, era rapito, catturato.
In fondo, o meglio, dal fondo di questo imbuto cosmico in cui mi trovo, devo ammettere di essere io stesso un prigioniero del lato oscuro.
Il male non è necessariamente legato alla violenza, come spesso ci viene fatto credere. Il male più devastante, più invasivo e più contagioso non fa altro che rendere la disperazione l’unico e l’ultimo sentimento possibile. E questo è possibile attraverso un lento procedimento, il quale non può affliggere tutti i tipi di essere umano, ma solo alcuni, sfortunati, detentori di alcune caratteristiche perculiari.
La caratteristica principale che il male utilizzi per entrare in uno spirito luminoso è quasi sempre l’ONESTA’.
Questo per una serie di motivi che involvono svariati aspetti della vita.
L’onestà non è una virtù così monodimensionale quanto ci è stato raccontato semplicisticamente dalle fonti istituzionali etiche di ogni natura, siano essi civili o religiose.
L’onestà è una virtù che permea tutta la vita di un individuo, quando questi ne sia naturalmente dotato.
Essa involve una lucidità spietata nell’osservazione della realtà, prendendo il nome di onestà intellettuale, una eroica presa di coscienza dei propri limiti e dei limiti del mondo e una conseguente sincerità inderogabile di pensiero ed azione. Questo crea un organismo trasparente, il quale non nasconde le proprie debolezze, non nasconde il limite manifesto delle cose, non usa l’illusione personale o collettiva per coprire gli aspetti scomodi (o addirittura inaccettabili) dell’esistenza. L’onesto a tutto tondo, tende inesorabilmente all’oggettività. Con tutti i ben noti limiti dell’umano, ovviamente, altrimenti sarebbe già disonesto illudendosi di essere al di sopra della propria condizione mortale.
Un onesto, se spiritualmente potente, vitale ed entusiasta, dovrà fare i conti con il mondo degli uomini e spesso il mondo delle cose, i quali non saranno quasi mai ugualmente disposti a non accettare alcun compromesso ma accettare pienamente  senza alcun trucco la verità.
Il mondo degli uomini è uno stagno di inganni, il mondo delle cose è totalmente incurante delle emozioni e delle necessità.
Un tubo che si rompe non lo fa per dispetto, ma non aspetta di rompersi nel momento più opportuno.
Un uomo che cerca di fotterti di solito lo fa consapevolmente, ma comunque tenterà ugualmente di fotterti.
Queste due forza, in sinergia, spesso creano delle congiunture inaffrontabili di rottura di palle.
Di fronte a tali e tanti stimoli negativi, spesso inficianti anche le cose più positive della vita (come l’amore), l’onesto sentirà lentamente il proprio collo piegarsi.
Il male, con gli onesti, specialmente se di indole buona, fa da sempre affari d’oro.
In qualche modo, l’idea evangelica che il male attacchi più perniciosamente e violentemente i più virtuosi e meritevoli è sotto questo punto di vista più che oggettiva.
I malvagi in un mondo malvagio non sentono certamente l’oppressione di una forza contraria proveniente da ogni direzione. Anzi, ne potrebbero  essere addirittura  nutriti e rafforzati.
In questa sinfonia di naufragi, che questo paese in special modo riesce a concertare in maniera esemplare, lo spirito luminoso onesto DEVE ammettere a se stesso quale sia la potenza di questo lato oscuro.
Quello è il punto di rottura, la breccia che il male utilizzerà per penetrare e imprigionare la luce della speranza.
L’onesto, e peggio ancora il buon onesto, vengono a questo punto colti da una visione epifanica. E più la loro mente sarà reattiva, agile, complessa e lucida, più questa visione sarà potente e distruttiva.
Io non potrei mai scrivere, con parole umane, la maestà terribile di quella visione.
Ma trovo che Tolkien possa venire in aiuto per spiegare il concetto, anche in questa occasione.
Saruman era un Maiar. Un Dio minore o uno spirito angelico, di potere persino superiore a quello di Gandalf.
Egli, come molti tra le pagine della trilogia, non cede al lato oscuro semplicemente per pura invidia e brama di potere.
Questa è una semplificazione che fatalmente confonde l’effetto con la causa.
La causa è nella visione totale, disarmante ed oggettiva della potenza del lato oscuro. E’ lo spirito stesso di Saruman che crolla come un castello di carte, e questo lo trasforma in un malvagio, un prigioniero di quella forza, ed egli tenta di perpetrarla per pulsione di celebrazione.
Gandalf riesce a resistere, perché Gandalf conserva la speranza.
Io non sono però, il grigio pellegrino.  La speranza del folle sulla quale egli pone tutta la propria energia e fiducia a me non basta.
io sono Saruman.
Ho visto il male che mi circonda, che mi assedia. Come lui l’ho studiato, studiato talmente a fondo per combatterlo da conoscerlo io meglio di quanto esso possa conoscere se stesso.
E quando ho avuto coscienza di non poter arginare qualcosa di così magnifico e soverchiante non ho potuto fare altro che celebrarlo.
Ed ora, ogni parola che dico, ogni carattere che batto, ogni pensiero che formulo, è intriso di quella oscurità.
Ne sono araldo, ne sono scaldo, ne sono chierico.
La disperazione è diventata l’unica forma di visione possibile.
Il trionfo del male è, nella mia visione, solo questione di tempo non di possibilità.
Le cose non andranno mai come vorremmo, i rapporti naufragheranno, le mura crolleranno, la bellezza sfiorirà, la miseria verrà alimentata dall’avidità, il dolore sarà perpetrato per puro esercizio ludico, la stupidità regnerà sovrana.
Il mondo, ogni giorno, ad ogni alba, mi ricorda quanto tutto questo sia reale, inevitabile.
Mi ricorda la mia impotenza, l’altrui noncuranza, la relegazione dell’onestà.
I pensieri degli ottimisti mi inorridiscono, mi ricordano bambini che storpino le favole.
Mi disgusta la loro visione autocratica, la distorsione degli eventi per adattarli alla propria teoria, il velo illusorio che copra la scena sanguinaria.
Io trovo il male anche in questi comportamenti. Trovo che sia stata la vittoria più consacrante che il lato oscuro abbia mai riportato, far credere che sesso non esista o sia solo un punto di vista.
Il bene, per quanto mi riguarda, rimane nel passato. Sono stato bene, ci sono stati momenti luminosi, ma sempre saltuari ed isolati, come isole in un mare di tenebra.
Il male era il grande male da cui sorgevano queste piccole oasi. Come stelle, luminose e affascinanti, ma il male era la volta scura che le conteneva.
Il male avvolge e compenetra ogni cosa, comprende ogni cosa e vincerà su ogni cosa.
Il bene va costruito, ed è difficile creare un isola di luce in un mare di oscurità.
Meritevole, ma folle.
Mi volto intorno e sento gli oscuri tentacoli del buio avvolgermi.
Non ho più voglia di combattere, non ho più speranza a farmi scudo.
I giorni sono scivolati oltre l’orizzonte. Vedo solo tenebre.
Fredde e vellutate.
Attendo che mi ghermiscano, che mi imprigionino del tutto.
Mi lascio fondere con il vuoto.
Forse ho perduto la mia battaglia.
Non sarò mai una stella. Sarò tutta la vacua oscurità che l’avvolga.

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Ciò che segue non è applicabile a questo momento temporale in se. E' il risultato di una somma di pensieri durata alcuni anni. E' l'incendio di uno schedario. E non so perchè sia uscito stasera. Ma mentre scrivo mi incazzo. Non c'è alcuna velleità eroica, in ciò che scrivo. Solo tutta la ferocia di chi difenda il proprio spazio. Perchè è stata sempre la mia capacità di ascoltare e valutare tutte le voci che sentissi a corrodere il mio spazio. Ma se è vero che mi faccio a brandelli da solo per alcune cose, per altre farei a brandelli io tutto l'universo.

E' dura diventare un uomo di mezza età quando lo si sia stato per mezza vita.
Verso di me, da sempre, le accuse di infantilismo sono sempre state dirette e a ricerca automatica.
Non tanto per il mio modo di atteggiarmi, che certo niente ha dell'adulto, ma quanto per il mio strambo modo di vivere.
Se sembro uno strano incrocio tra un nerd ed un bambino, all'apparenza, e lo sguardo esterno non è quasi mai capace di superare l'apparenza in quanto tale (per ovvi motivi di lettura sociale della vita), ovviamente tutto ciò che di me rimarrà sarà tale impressione.
Ed è un peccato. Mica per me, che tiro dritto come un elefante di Annibale qualunque sia l'alpe che di fronte mi si pari.
Per gli altri, che forse perdono l'occasione di una lettura più approfondita della realtà, che è assolutamente fedele a se stessa e mai tenderà alla compiacenza dei desiderii o delle letture esterne.
E forse anche l'occasione di me, che nonostante tutto, benchè io non sia un mio fan, su questo punto rimango granitico.
In questa fase della vita, più che in altre, il rapporto con l'altro sesso diventa un delirio.
Ora io vivo, è vero, nella mia casa di famiglia, con madre e sorella e tutti gli anessi e connessi (si compresi cani, conigli, ragni e scorpioni in cantina).
Questo è visto, per un uomo della mia età (ho trentatrè anni, fanculo a quel "ragazzo" che si usa anche per i novantenni ormai), come un racchiudimento fetale in un grambo materno caldo e coccolante, un vizio da suggitore di mammelle inguaribile, un comodo e caldo nido placentale di ninne nanne.
E l'accusa, mai assente, è quella di non voler crescere, non volere andarsene, non volersi fare un famiglia propria, non affrontare vita e responsabilità.
Ok. Va bene.
Certo, ne convengo. Mi piace colorare i pupazzetti e giocarci con gli amici. Mi piace bere birra e far canzoni fino a notte fonda. Mi piace scrivere i miei pensieri giocando con parole e concetti, mi piace fare lo scemo, fare imitazioni. Mi piace cantare.
Destesto lavorare.
Lo ammetto.
Ma nessuno, nessuno su questo cazzo i pianeta potrebbe mai, assolutamente mai, dirmi che non so prendermi le mie responsabilità. Nessuno potrebbe nemmeno dire che io non mi prenda addirittura le responsabilità di chi mi stia intorno.
Io ho vissuto come un cinquantenne squattrinato per tutti i miei vent'anni.
Perchè IO ho deciso ed ho accettato la responsabilità della mia famiglia.
Non perchè io vi sia stato costretto, tengo a puntualizzarlo. Ma perchè io l'ho DECISO.
E sono cazzi miei. Certo.
Non ne ho mai fatto carico a nessuno. Chi è voluto entrare dalla porta ha sempre conosciuto le regole. Chi non le ha volute accettare ne è anche uscito.
Per quanto se ne dica, con tutti i suoi difetti, la casa dove vivo sembra anarchica ma è l'unica democrazia funzionante che io abbia conosciuto. E ci sono state lotte, e che lotte….
Ma se ho fatto tutto questo non è perchè io sia pazzo, o sia un poppante ingenuo.
Non c'è una madre mostro dietro di me che mi burattina come alcuni ipotizzano, non c'è un rapporto di forza di qualsivoglia tipo che io non abbia deciso.
Io, mia madre, potrei (e potevo) sfancularla in qualsiasi momento. E mia sorella, e la casa in egual misura.
Non l'ho fatto, perchè so, per certo, nei fatti non nelle chiacchiere, cosa loro abbiano sempre fatto e farebbero per me.
Cago spesso sangue qui dentro, è vero. Ma ogni volta che sono stato in difficoltà sono stato aiutato, ogni desiderio che potesse essere realizzato per me è stato realizzato. Tutto ciò che poteva essere sopportato per la mia felicità è stato sopportato.
Ora….
Una ipotetica donna sconosciuta, che voglia estirparmi da questa radice, non mi convincerà mai a chiacchiere.
Con l'amore, io, signori, mi ci pulisco il culo.
L'amore non è una promessa, non è un momento di rapimento, non è una cazzo di garanzia.
L'amore passa. E quando l'amore passi so bene che succeda.
Ne ho visti di uomini in mutande, e tanti…. e donne che uscivano di casa con tutta una vita in valigia. Ma tanti ne ho visti.
Ho visto anche donne nella stessa situazione, ma meno, molte meno.
Non crediate che io sia rincoglionibile con un tocco di labbra o una carezza bollente. Io non sono corruttibile.
Ciò che difendo, ciò che ho scelto, ciò che è stampato sul mio stendardo è monumentale. Ciò che le donne vorrebbero da me, io l'ho già fatto, e fino allo sfinimento. e quando era il momento, non quando io fossi pronto…..
E l'ho fatto mentre la maggior parte di loro beveva come spugne, prendava uccelli come un gheppio e cazzeggiava beatamente nello studentame, magari foraggiate da mamy e papy.
Beh…io in quegli anni già lavoravo per una famiglia.
Se adesso voglio farmi i cazzi miei, direi di averne piena libertà e diritto.
E ci sta un sonoro "baciatemi il culo" per quanto riguarda la statura morale che dovrei possedere.
Perchè in quanto a tenacia, affidabilità, responsabilità e resistenza posso offrire le chiappe alle labbra di mezzo mondo, comprese quelle di tanti spacconi imbellettati, che tradiscono con donne stupende nel letto e spariscono al primo sengo di torbidi.
Ebbene si, ho anche il senso della misura. E nella misura delle mie possibilità non ho fatto il possibile, ma l'inimmaginabile.
Perchè non si misura solo ciò che si sia ottenuto, ma si dovrebbe misurare anche ciò a cui si sia rinunciato.
E l'ho fatto non per fare l'eroe, ma perchè è così che sono fatto. Perchè la mia parola è sempre stata un impegno, che è un fatto di correttezza personale, di coerenza animica… un tesoro che nessuno più calcola, ovviamente.
E' vero, non voglio figli e non voglio convivere con una donna fuori da casa mia.
Ma mica sono cretino. Devo rinunciare a tutto questo, a quindici anni di mattoncini per le promesse di due occhi belli?
Questo è ESSERE ADULTI?
No, questo è non aver niente da perdere. E io da perdere ne ho e a cariolate.
Se non l'avessi per prima cosa smetterei di lavorare e andrei a pascolare pecore, ma molto prima di affidarmi ad una sconosciuta.
La mia coerenza personale non coincide con i piani altrui? Beh è un vero peccato, perchè nella maggior parte dei casi ero l'essere ideale.
Oh, che soddisfazione! Ho sbriciolato un sogno anche io!
Cazzo. che peccato.
Io ho rinuciato ad un mazzo di cose, non per i miei sogni, ma per salvare la maggior parte dei sogni di chi mi circondasse e amassi.
Ah….ma dai..
Bisogna dare un colpo al cerchio ed uno alla botte???
La saggezza popolare….
Invece niente!
Tutti vogliono le cose a modo loro, vogliono anche me a modo loro, ma…a me…. mi sa che col cazzo.
Col cazzo. C'è stato qualcuno che in dodici anni non è riuscito a darmi più fiducia della mia famiglia, anzi ha perso tutta quella che avessi nei suoi confronti. E non solo donne. Anche amici.
Gente che ha sempre preferito criticare che capire, sempre pronta con la propria salivazione schiumante di sentenza ad un nuovo sputo sulla mia faccia sudata. E io, pure da coglione, ho aspettato LUSTRI a mandarli a fare in culo.
Tanto per dire quanto io sia despota ed antidemocratico.
Ed anche loro, con tutte le loro astiose modifiche e riparazioni da fare alle mia vita non se ne andavano nemmeno un pò, di propria sponte.
Perchè, dopotutto, o popolo… io faccio piacere, o faccio comodo. Non c'è altra spiegazione.
E sono CERTO, CERTO della mia onestà e della mia rettitudine, perchè TUTTI appena possono mi sputano in faccia e cercano di correggermi.
Questa, da sempre, nel mondo degli uomini, è l'unica inossidabile certezza di essere tra i giusti (non intendo ovviamente "giusti" a livello universale, che è utopico, ma con se stessi e gli interessati, per lo meno…).
Perchè gli affabulatori, i ciarlatani, i burattinai, i falsi ed i farabutti sono da sempre, da sempre OSANNATI.
Così accetto di buon grado la sputacchiera. E molte cose che avrei voluto (e quanto voluto) mi sono state precluse per la mia schietta verità e la mia sicura affermazione di essa.
Che poi è un "adesso no" per alcune cose. Solo per quanto riguardi la generazione di altri umani è un "mai nella vita".
Ma "adesso no", è già inaccettabile.
E' come se tutti urlassero "dammi una bugia affermativa piuttosto che una verità interrogativa!"
Che branco di bambocci. E poi sarei IO, il bambino. Che ha capito che il "se" è la massima certezza che si possa ottenere dalla vita. Il resto sono Draghi. E io, che sono il bamboccio songatore, sono però in grado di distinguere perfettamente i draghi dalla realtà, e bene so quando sia il momento dell'uno o dell'altra.
Beh, me la voglio godere…..
Quando chi vi aveva promesso un figlio vorrà farsi prima la moto. Chi vi aveva promesso fedeltà flirterà su internet con l'amichetta della palestra. Chi vi aveva promesso appoggio avrà i suoi cazzi nel momento del bisogno.
Io sono come il cinese fottuto. Aspetto sulla riva del fiume.
Perchè io sono un gran figlio di puttana. Il peggio che sia mai stato creato.
Io non ho mai promesso NULLA.
Io ho sempre e solo MANTENUTO.

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Alla fine ho preso degli insulti io. Perchè le ho definite "puttane analfabete".
Ok. Ammetto di essermi fatto prendere la mano.
Mi correggo, sono solo "qualunquelle sgrammaticate".
Ora è tutto diverso no?
Il problema, ovviamente, era aver dato della puttana a qualcuno; la mia briciolina di colpa che è impossibile non notare, quando dietro c'è un monte Everest di MERDA, il quale rappresenta la nostra società dell'informazione, la nostra percezione mediatica e (peggio ancora) il nostro livello culturale.
Eh si, la cultura.
Non perchè queste due ragazzette carine, spontanee e totalmente superflue abbiano fatto nulla di male, a parte parlare come due borgatare. Non hanno detto niente di sconcio, non sono nemmeno ammicanti in maniera voluta.
Il problema non è in loro. E' nella struttura alle loro spalle.
Il loro video ha cominciato a girare per la rete, ed ora, con squillo di trombe, un qualche magnaccinematografaro ha deciso di fare un film con le "Calippo Girls".
Ora, questo è un insulto. Non a me, che me ne frego di loro e del loro pulcioso film.
E' un insulto a chi abbia studiato recitazione, magari per anni. E' un insulto a chi si sia spaccato il culo in nome del palcoscenico. E' un insulto anche nei confronti di metà delle persone che conosco, gente che sa fare musica e spettacolo con niente.
E' un insulto ad un grande cantautore di origine pugliese che ho conosciuto a Roma.
E' un insulto ad una mia amica, che ha lavorato di giorno e studiato canto e musical per anni, di sera.
E' un insulto al buon senso, l'agonizzante buon senso.
Perchè queste due signorine qualunque, nei loro cinquanta secondi, non hanno detto proprio un cazzo di niente di rivelante.
Non mi sembra così divertente neanche la spontaneità di gente che non si sforzi nemmeno un poco a parlare la propria lingua come dovrebbe. Non trovo scusabile il fatto che più ci si degradi e più si facciano soldi e successo. Che più il livello sia basso più attiri la luce magica dei riflettori.
Questo è irresponsabile; da parte di chi produca e promuova questo tipo di cultura.
Perchè è QUESTA la cultura in cui siamo immersi. Un brodo primordiale di tette, culi, fregature, furbate, raggiri, menzogne e beceri doppi sensi.
Dal borgataro al presidente del consiglio. Non c'è più livello, è status quo totale.
Quindi non c'è più "merito". Toglietevelo dalla testa che il sudore porti alla gloria. Quello che conta è essere uniformi e avere la botta di culo di essere notati mentre si piscia contro un muro, da qualche impresario.
Perchè quello che fanno queste due ragazzette, a livello culturale, è pisciare contro il muro.
Non possiamo più fare finta che il geniale, il becero, lo stupido, il degradante, il simpatico, l'offensivo e lo spettacolare siano una cosa sola indistinguibile!!! Qui si prenderebbe a calci nelle palle Einstein e si terrebbe Boldi.
No, non credo di essere Einstein, ma neanche Boldi, per gli Dei!
Sono simpatiche? Ok, può essere. Lo è anche il mio amico Teo; ma nessuno gli fa fare un film.
Il Bardo ha fatto almeno quattro-cinque video oscenamente cretini e li ha postati in rete, ma adesso non conduce un tg!
E i suoi video almeno contenevano un'idea, anche demenziale, ma un'IDEA CAZZO!!!!
Io oggi ho scritto su Facebook che ho difficoltà a lavarmi il culo con la mano destra.
Eh…ho sbagliato mano prendendo il sapone… è andata così…
Aspetto di essere fatto ministro delle Pari Opportunità (così anche la mano destra potrà lavarmelo, il culo).
Perchè il merito dove sta, nel dire "me schiumano le ascelle e ho mangiato er calippo"????
Veramente vorrei saperlo.
Vorrei sapere perchè il messaggio che arriva a TUTTI di continuo è che la vita è basata sul buco del culo!
Aspettiamo di essere notati dalla tv, aspettiamo di vincere al superenalotto, aspettiamo…..
Mentre dovrebbe essere costruita con il sudore e la volontà la fortuna, per essere meritata. E mentre ci tolgono OGNI POSSIBILITA' di farcela con le nostre forze, rimaniamo tutti a bocca aperta come coglioni di fronte ai numeretti estratti o un paio di tanga in video.
Questo paese non è nemmeno marcio.
Qui i vermi si stanno cannibalizzando tra di loro, perchè non c'è più carne putrida con cui sfamarsi.
Perchè mi fa tanto incazzare? Perchè me la prendo tanto?
Perchè questo è un simbolo. Il simbolo della nostra degradazione mentale. Il simbolo della speranza fottuta.
E' IL NULLA de "La storia infinita".
Questa è la tomba dei sogni.
I sogni dell'uomo dovrebbero essere astratti, oppure utili.
I sogni astratti sono piacevoli, a volte rivelanti, ma servono per vagare con la mente in universi lontani. Come pensare a volare su un drago.
Quelli che buttino un ponte progettuale, i sogni di un cambiamento della realtà, dovrebbero essere concretizzabili. Con uno sforzo collettivo o individuale, ma raggiungibili!
Ora non ci sono più sogni del genere. Gli operai non pensano che unendosi miglioreranno la propria vita. Si disgregano perchè troppo impegnati a farsi spappolare il cervello con IRREALIZZABILI SOGNI INDOTTI.
Signori… non possiamo essere tutti Briatore o Valentino Rossi. Davvero.
Ma mentre aspettiamo di diventarlo (invano ovviamente) ci passano al tritacarne.
Siamo ipnotizzati, non ve ne rendete conto???
E queste due, che non erano NULLA, NULLA per la crescita della razza umana o del nostro paese, diventeranno due Persone Veramente Importanti (V.i.p = Very Important Person).
Ma…vi siete mai resi conto che per avere persone veramente importanti, ce ne devono essere anche che Non Valgono Veramente un Cazzo (V.u.p= Very Useless Person)????
Questo è degradante per le donne. Come lo è per le persone istruite. Come lo è per chiunque abbia un minimo di buon senso.
Come Totti che nelle pubblicità sfoggia bonariamente la sua ignoranza abissale, ed è visto come un vincente, cazzo!
Secondo voi le nuove generazioni chi imiteranno?? Qual'è il messaggio che arriva?
Il messaggio è semplice: "Basta essere belli, appariscenti, pieni di grana ed in tv. E gli altri che anneghino nella merda. E la crescita culturale, la comprensione del nostro essere e dell'universo è roba che fa perdere tempo".
Ma possibile che nessuno si incazzi mai? I giornalisti stanno già battendo le mani come scimmiette ammaestrate,sono così euforici che ballano in mutande pisciando dal balcone.
Non uno che si alzi dicendo: "scusate…ma PERCHE'????"
Cazzo, è la domanda che ogni essere umano con un briciolo di buon senso dovrebbe porsi, in un caso così assurdo, per gli Dei!!!
Comunque sia, io mi sento sconfitto. Da questo mi sento sconfitto.
Perchè dovrò cantare ai Buskers tra una settimana e non mi sento in grado. Dovrò cantare in teatro a Natale e non mi sento in grado. Passo tutta la vita ad arrovellarmi sulla mia inadeguatezza, perchè sono abbastanza autocosciente per sapere che io, rispetto ad un vero musicista, sono come un coglione intervistato in spiaggia. E i coglioni intervistati in spiaggia fanno film, intanto, senza porsi domanda alcuna.
E so quanto poco valgo, e non chiedo di essere di più per botta di culo o leccate di culo.
Si, il successo c'entra con il culo, ma solo perchè toccherebbe farselo.
E sono depresso, sono senza pi&ugrav
e; forza. Perchè nessuno si chiede più "perchè". Nessuno pensa più al "giusto" o "sbagliato".
Nessuno pensa che si possa essere curiosi, si possa andare oltre, per fare lavorare quei neuroni del cazzo.
Nessuno pensa, direi che è omnicomprensivo.
Perchè so anche che quel film del cazzo verrà pagato da noi, come quasi tutti i film merdosi italiani che escono unicamente per fare mangiare registi, produttori e uno straccio di troupe.
Perchè lo pagaremo noi, il passaggio a "vip" delle due ragazzine scongiuntivate.
Vi fa ridere "er calippo"??
Si?
Bene, voltatevi.
Ce l'avete piantato nel culo. E vi è andata male: Non è neanche quello Fizz!

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"Judas…. must you betray me… with a kiss?"
Jesus Christ Superstar

Un giorno uno scorpione mi disse di non fidarmi dei serpenti, perchè sono animali velenosi, e non possono agire contro la propria natura.
Prima o poi morderanno. Io ne convenni, ma il fatto di essere avvertito da uno scorpione non mi passò inosservato.
A volte, si siede sul seggio del giudice senza averne alcuna volontà o intenzione, semplicemente ci si ritrova li.
Qualcuno accussa un'azione, qualcuno smentisce la dichiarazione.
Entrambe le parti esigono giustizia, una delle due parti deve, ovviamente, stare mentendo.
Quale parte?
Il campo era così illuminato dal sole estivo, sul fianco della montagna che ogni singola spiga o stelo verde brillava di una fosforescenza ultraterrena.
Li era pace. Migliaia di piccoli insetti frinivano corali ed invisibili tra le foglie di quel tappeto arboreo. La vita mi sbocciava intorno come un giardino dimenticato,
come una pace tra tutte le ere in guerra ed il paradiso perduto con la prima grande Caduta.
La cerva sbucò all'improvviso dal fogliame, disturbata dal mio rumore. Con tre grandi, commoventi balzi danzò tra il folto della vegetazione, dove uno scudo verde intessuto dalla natura
l'avrebbe resa sicura.
Non le avrei fatto nulla. Ma non si può combattere contro la natura delle cose. La sua natura le diceva di scappare, perchè qualcosa si stava avvicinando. Le diceva di scappare PRIMA di
sincerarsi della causa del rumore. Le sue cellule, la sua vita pulsante, la sua pelle, glie lo dicevano. E lei lo aveva fatto.
In fondo, ci crediamo tanto superiori agli animali, ma quanto ci sarebbe ancora da imparare, su di noi, osservandoli.
Qualcuno mente, qualcuno non tiene a freno  i proprii istinti, qualcuno è sempre preso in mezzo, qualcuno perdona troppo, qualcuno perdona troppo poco, qualcuno non dice tutto
qualcuno non dice niente, qualcuno ha bisogno di una bottiglia, qualcuno di soldi, qualcuno di potere, qualcuno dell'altro sesso.
Anche io, rientro in uno o più casi, è la mia natura.
Non la rinnego. Ma nemmeno la lascio libera di grufolare nella mia stanza più sacra.
Qualcuno non ha niente di sacro, e pretende che nemmeno gli altri debbano averlo. Qualcuno vive in una illusione, qualcuno vuole distruggere quella illusione, senza chiedersi se sia salvifica o intossicante
per il soggetto.
C'è chi non riesce a costruire niente, per sua natura, e forse ad un certo punto trova divertente distruggere ciò che abbiano costruito gli altri.
In quel campo, io pensavo a tutto questo. A tutta questa giostra di merda, fango e nervi costruita da umani, per umani con pezzi di umani.
In quel campo era tutto immobile e vibrante, perfetto di silenzio assordante. Luce e vita, odore e colore.
Per un attimo avrei voluto perdermi, diluirmi, fondermi e confondermi. Essere cerva e pietra, muschio ed insetto, fiore e calore. Essere solo una frustata di sole sulle spighe immature.
Essere solo sole….
Gli umani sono grevi.
Grevi aliti puzzolenti di alcol che berciano giustizie con le mani infangate, rivoli viscosi tra coscie accaldate che serrano manette su polsi ingenui. Gli umani sono parole, inganni, artificio.
Quello che meno sopporto ormai è proprio la raffinatezza, l'artificio.
Il dedalo di semantiche orali o scritte che ci allontana sempre dall'essenza più sacra della vita, che ci lascia essere demoni autoassolti e compiacenti.
Il pugnale che scivola aggraziato nei tuoi reni è sempre dell'umano che più ti stava vicino, dal quale meno avresti pensato di difenderti.
Natura di scorpioni. Razza di serpenti.
Vestiti di allegorie per nascondere le zampe caprine di satiri fuori controllo, ciglia spiegate e contrastate per nascondere occhi vermigli da succubi, lacrime di coccodrillo su pasti ben ruttati e pretesi.
La cerva era una piccola forma di vita innocente, attanagliata come me dalla propria natura. La paura di non essere abbastanza protetti, abbastanza veloci.
La cerva era l'unica forma di vita che generasse qualche forma di attrazione nei miei confronti. Il suo mistero istintivo, la sua grezza gabbia comportamentale, la sua saggia pulsione per la fuga.
Ora, sul seggiolone del giudice non ho nemmeno la forza di alzare il martelletto, perchè gli spasmi della nausea mi stritolano il costato. La mia bella gorgera candida è una tavolozza di vomiti acidi e succhi fumanti.
Vomito, rigetto, rigurgito a spruzzo sotto la mia cattedra di potere miserabile.
Ed i visi che mi chiedono fiducia, lordi dei miei boli suppuranti, sono delle persone a me più vicine.
Ho un'unica risposta, e non è mia, e la sussurro loro tra i conati:
"Fiducia…. come per il vino, le volte che ho tentato le conseguenze sono state pessime. Ed ho rinunciato al vino… ed anche alla fiducia."
Rex Harrison nella parte di Giulio Cesare in "Cleopatra".
Niente pietà questa volta per la vostra natura. La mia natura è quella di comprendere. E per lei non aveste giammai pietà.
Ora non ne avrò io della vostra.

Voglio essere di nuovo in quel campo.
Voglio essere il campo.
Un campo sotto il sole.

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JAR

E' un pò come stare di fronte al mare.
Un percorso che non ha percorso, in realtà, di fronte ad una immensità non abbracciabile, che lascia interdetti sui percorsi e confonde tutte le rotte.
In fondo è come avere i piedi sulla sabbia umida, giocherellare piacevolmente con le dita e sentirla scorrere sulle pelli sensibili.
E' lo sciabordìo cullante, il cielo notturno silente. Sono due mari, uno di fronte all'altro, verticalmente. Uno di acqua, uno di vuoto. Ma entrambi non misurabili dai sensi umani.
In fondo è anche logico che io mi trovi qui.
Dal Fantasy venivo e al Fantasy ritorno. Non so se si sia trattato di un cerchio, di una elissi o di una contorta spirale, ma il percorso mi ha riportato nel punto in cui mi trovai a partire.
Mi sembrano passati secoli. Mi sembrano passati molti mondi e molti diversi "IO"; ma forse nemmeno mi sono mai mosso.
So che ora il mio respiro si è fatto di nuovo tranquillo, tutti i demoni e gli angeli sono rientrati.
Sento rabbia, una rabbia letale. Una furiosa violenza di ribellione, che serpeggia in me, lenta, lungo ogni giornata amara.
Sento ora, più che in ogni altro momento degli ultimi tempi, la catena dello schiavo.
Mi sento prigioniero di un mondo crudele e schiavista, di un meccanismo spietato e privo di qualsivoglia buon senso.
Mi sento corcifisso sul legno di un paese infernale, in cui la merda ormai sia l'unica religione e il becero tornaconto l'unico fine.
Di fronte a questo mare immaginario, sento il respiro della mia fantasia, della mi armonia interna, dei molti cosmi del mio pensiero.
Le stelle illuminano fredde le onde di una marea scura, l'onda d'inchiostro di ogni disegno non fatto, di ogni parola non battuta.
Da quando il mio spirito si è acquietato smettendo di cercare all'esterno, mi sono accorto degli infiniti spazii che albergavano nel mio interno.
Schiavo.
Non ho scelta. Anche domani non ho scelta.
Non posso disegnare, non posso scrivere, non posso cantare.
Non posso fare nessuna delle cose che vorrei fare. Perchè la mia sopravvivenza dipende unicamente da ciò che io DEBBA fare.
Non piantar patate per mangiarle, che cerebralmente avrebbe anche un suo filo logico, ma rincoglionirmi di fronte ad un computer.
Battute di colleghi, luoghi comuni, tanto comunida essere fotocopie ricalcate di clichè doppi. Orarii come coltelli da macellaio, pause come respiri sospesi durante un annegamento.
Ed un ritorno alle mie torri, relitto e derelitto, pronto per un sonno angosciante, che promette come unica cosa un nuovo inizio dell'agonia.
Non è il mio lavoro, non è qualsiasi lavoro. Non è il tipo di lavoro.
E' il concetto stesso di produzione fine a se stessa. Il perpetrare e celebrare il superfluo come occasione di sopravvivenza.
E' fatica fine a se stessa, che si autoconsuma. La spesa sempre pari al guadagno, ed il tempo sempre perso. Sempre.
Io non mi annoio. Non è possibile per me annoiarmi.
Anche alle pastoie la mia mente fugge. Pensa agli antichi imperi perduti, alle cadenze dei versi, agli incubi e alle visioni dei sognatori, ai tratti dei pittori, alle note delle armonie.
No.
Una mente come la mia non è contenta della pastoia. Io non ho bisogno di uno schema per riempirmi la vita, per non andare in giro ubriaco a far danni.
Io non ho alcun bisogno di una droga giornaliera per stancarmi e rendermi docile.
Io sono una mente libera in un mondo servo.
Veleggio verso mondi impossibili, mi dondolo tra liane semantiche, faccio gargarismi con le semicrome e le scale cromatiche, sfumo e cromeggio. Tratteggio.
Io assorbo e rielaboro.
Io non credo di essere un genio, ma non sono nemmeno coglione quanto mi vorrebbe il sistema.
Il lavoro non rende liberi.
Qualsiasi cosa rubi tempo alla conoscenza ed all'evoluzione personale non può essere che limitante.
Il chiacchiericcio rivoltante del pettegolezzo umano mi spinge ad un conato di rancido vomito.
Non mi interessa, signori. Dei vostri cazzi e mazzi, delle vostre paturnie cerebrali sempre identiche anche quando riapplicate a nuove realtà, delle vostre inadeguatezze autoinflitte,
del vostro pessimo rapporto con la disinformate informazione o con lo stile e il vello momentaneo degli ovini.
Vestitevi come vi pare, pecore da latte e da carne. Me ne fotto di voi, della vostra silente accettazione di una rancio fatto di stronzi fumanti nel nome della prassi e della tradizione, del vostro belare roco e ridondante.
Dentro di me c'è ancora qualcosa che ormai credevo morto da tempo.
C'è un mare d'inchiostro, che può produrre qualunque immagine e qualunque racconto.
Mi ritiro nel mio Io, scorreggiando allegro in faccia al super-io che mi ulula tutti i suoi "DEVI".
Nel mio interno c'è un accordo vibrante che non viene raccolto, c'è una fucina di mondi e di persone. Ci sono draghi.
Il percorso mi ha riportato al Fantasy. Ed ora le lunghe ore di solitudine estiva passate a sognare draghi e guerrieri mi sembrano l'unico momento ben speso della mia esistenza.
Sogni miei, fatti per me, autoprodotti, senza peso, senza valore.
Come l'aria.
Non pesa, non costa, non si vede.
In un mondo come questo non vale niente.
E provate a vivere senza, se riuscite…..
.. e lasciatemi sognare.
Non parlate…
Lasciatemi sognare in pace….

 

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C'è qualcosa di mostruoso, dentro di me. Qualcosa di cui avverto la presenza da tantissimo tempo, che non ha nome, non ha volto, non ha forma.
Più e più volte ho urlato al vento di starmi alla larga, qualche saggio ha ascoltato, qualcun altro pensava che fossero delirii od esagerazioni.
Sono esasperato, in ciò che scrivo. Ma un fondo di verità c'è sempre.
Essendo un fanatico del mito, tendo a gonfiare di polpa fantaonirica un nocciolo di realtà. Raramente, senza quel fondamento potrà nascere la pur minima considerazione.
Io non invento, al massimo, interpreto o reinterpreto.
L'artista non è un Dio. Dio d'altra parte è un ingegnere….
Ma quella cosa dentro di me, non ha nemmeno vergogna od orecchie.
E' un automatismo quasi animale, più basso ancora delle frequenze biologiche dell'istinto. E' un accordo silenzioso che fa da tappeto a qualunque melodia io decida di suonare.
Io tendo a distruggere tutto ciò che mi renda felice.
Le persone che provino per me amore sono come guerrieri in mutande armati di mestolo, e la mia istintiva ferocia non perde occasioni per benedirli di mazzafrusto.
Le cose mi annoiano a velocità allucinanti, specialmente se funzionano o se sono semplici.
Potrei quasi azzardare che la base di ogni mia infelicità, sia la felicità stessa.
La Bestia mi assale senza alcun tipo di preavviso, specialmente nei momenti di serenità.
Il suo odore disgustoso copre tutte le essenze e le fragranze del mondo. Il suo respiro è un miasma velenoso, che fa bruciare la gola e rende l'aria irrespirabile. I suoi artigli lacerano le superfici, ne corrompono le forme e le levigate morbidezze.
La Bestia mi bracca, non vuole saperne di lasciarmi.
La vedevo negli occhi di mio padre, tanto tempo fa, quando si accaniva con i suoi "sottoposti" familiari. La vedo passare nell'umor vitreo di mia sorella quando si lascia andare all'isteria.
La sento nella calma ed incessante tela che tesse mia madre.
Quale scellerato parto avranno mai messo sulla terra i miei genitori?
La calma e ragionata goccia cinese di una regina ragno, miscelata con la furia isterica e frenetica di un lupo rabbioso.
Come posso anche solo pensare di godermi la serenità, quando nelle mie viscere si muova strisciando e sbavando un'abominio del male?
Il Mostro gode e prende forza nei miei momenti di spensieratezza e giubilo, ed esegue la sua manovra evasiva.
Sparisce.
Si nasconde in qualche interstizio delle mie interiora, in qualche umido antro colante di muco translucido, si appallottola, come un feto fetido, come un cancro senziente e affamato.
Attende.
Attende che la mente abbassi la guardia, che la diffidenza perda le ancore della memoria, che l'artiglio del cinismo si spezzi sul fondo marmoreo di un entusiasmo.
E in tutto questo, la Bestia sorride.
Mentre tutto il mondo sembra sconfiggerlo, mentre il suo potere si sgretola come un antico muro stritolato dai rampicanti, il Mostro… sorride.
Con tutti i suoi affilati ed innumerevoli denti.
Probabilmente non avrà occhi, naso od orecchie.
Sarà un incubo Gigeriano di aliena flessuosità, un biomorfo concepito ed esistente solo per lacerare e ghermire.
Sorride. E sbava.
Perchè i veri mostri sbavano sempre!
E quando anche io mi sia dimenticato di lui, quando ogni difesa sia azzerata, con calma statuaria, esce dal suo utero pulsante.
Torna in circolo, come un veleno, come un virus.
Pompa acido corrosivo nei canali dei miei denti, inietta paure e minacce nella mia corteccia cerebrale, trova le fonti di piacere e ne fa la propria lettiera.
La Bestia mi conosce, è in me, ed è me.
E' nelle mie cellule, fin dall'albore del tempo. Ha attraversato anse spumose di sangue, attraverso vene e capillari, più cocciuta della storia, più implacabile del tempo, per raggiungermi.
Si è traferita. Era con ogni spermatozoo vittorioso, ha assistito ai parti dei miei antenati come al mio.
E' nelle cellule.
Nell'acido desossiribonucleico. D.N.A: Demone Naturalmente Acquisito.
Non so perchè lo faccia, non so dove si nasconda.
Ma è più forte della realtà e della volontà.
Fa perdere gusto al cibo, divora ogni sentimento, toglie il sonno.
L'unica cosa che rimane è una sensazione di torpidità offuscata, un nebbioso aggirarsi come cadaveri rianimati, disossati da ogni entusiasmo.
Il Mostro non mi abbndonerà mai. Ormai è certo.
L'unica vittoria che potrò riportare e fare di me la sua tomba. Non lo passerò a qualcun altro, con il mio sangue.
La vita, a livello biopatologico, è l'epidemia più infettiva che colga qualunque specie.
Una malignità che si insinui in essa può perpetrarsi all'infinito.
Io interrompo la catena.
Quando sarà il tempo morirà con me. E non potrà impedirmi di morire, finalmente. Anche se avrà potuto per tutto il tempo impedirmi di vivere….

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No tu non sei pessimista, ti piace fingerti tale.
No tu non sei complicato, ti piace complicare le cose.
No, tu non sei grasso, non sei brutto, non sei povero, non sei un cantante, non sei un mediocre, non sei un umano, non sei un elicottero, non sei un facocero,non sei un fenicottero, non sei un diadema, non sei un diastema, non sei un servo freno, non sei un pornografico, non sei tutto….

Sembra veramente che le persone che mi circondano ne sappiamo più di me… su di me!
O almeno, questo è quello che credono, o preferiscono credere.
Ovviamente, non posso far loro cambiare idea. Un eventuale confronto, seppur supportato da una minuziosa descrizione delle parti oscure, inizierebbe con una negazione e finirebbe con un totale rifiuto dell’interlocutore.
Principalmente, suppongo che le persone (e probabilmente anche io, in determinati casi) non possano capire ciò che non riescano a percepire. Nemmeno se illustrato con totale onestà.
Non conta presentarsi con un pugnale insanguinato in mano, se ti hanno già inquadrato come baby-sitter, ti vorranno come baby-sitter.
E saranno anche un pò offesi e stizziti da ogni eventuale avviso di precauzione.
Come sempre, la verità risulta l’elemento più incredibile da ingoiare.
Nessuno pretende l’obiettività pura, ma, anche sovrapporre l’immagine mentale a quella reale, fino a convincersene, è pericoloso.
La realtà, nella maggior parte dei casi, è veramente troppo complessa ed indecodificabile. Non è mai accomodante con la psicologia umana, se ne fotte dei desiderii e non aiuta certo a venire assimilata.
La realtà ci sta sul culo perchè noi, per lei, siamo totalmente indifferenti.
Può esserci un mostro dentro il corpo di un pelouche?
Si. Ma percettivamente, le due immagini sono in contrasto. Quindi ogni mente ne assorbirà solo l’aspetto più comodo. Alcuni vedono il mostro, altri il pelouche. Pochi, pochissimi, li vedranno insieme. Coesistenti.
Pur chiedendosi il perchè, di tale e disturbante accostamento.
E’ più o meno lo stesso tranello grazie al quale un distinto signore in doppiopetto e macchina di lusso risulti così credibile da raccogliere consensi tra tutti quelli che stia inculando. E spiegazione definitiva del fortissimo campo magnetico che da sempre circonda i belli e stronzi.
La mente cerca sempre di semplificare, se può: Bello=Buono, Buffo=inoffensivo, Trasandato=cattivo, Povero=insignificante, Ricco=(onni)potente.
In sintesi, la base atomica del pregiudizio. La cui errata percezione del reale  farsa la percezione, che modifica i desiderii, ne muta le intenzioni ed infine, genera azioni totalmente assimilabili allo stilema pube di canide (cazzo di cane).
In pratica nessuno può vedere nemmeno se stesso, nella vera essenza; ma una certa dose di autocoscenza ed una accurata analisi delle azioni passate ( e delle relative reazioni) potrebbe fornire, quantomeno, un quadro indicativo (il congiuntivo ormai è agonizzante, del resto..) della situazione.A questo punto potrei citare Freud o Jung, ma la realtà è che mi sono sempre dedicato ai libri fantasy ed ai film porno, quindi non so che cazzo dicano. Anche se Freud, ne sono certo, direbbe solo che dovrei scopare di più (quindi con i porno ho fatto viedopsicoanalisi applicata. Non l’ha chiamata ANALisi a caso..).
Grazie Sigmund, così posso dire che me l’ha ordinato un medico.
Ma tornando a noi, cioè io e le mie tre personalità e mezzo (una è rimasta così, incompleta, ma utilizzo i suoi organi come pezzi di ricambio per le altre).
Io sono un essere malvagio. Sopratutto nei confronti di me stesso.
Ma arrivo tranquillamente ad esserlo con chiunque. E chi più penetri nella mia sfera di influenza, nel raggio del mio potere, più rischia di esserne ferito.
E’ semplice, perchè i fatti lo dimostrano, da ciò che ho fatto, concretamente, negli ultimi anni.
Sono sostanzialmente pericoloso.
Inoltre, dall’inizio dell’anno, ho perso qualunque gioia di vivere. L’ultimo stadio, il più allarmante, si è rivelato mentre cantavo.
Solitamente il canto era l’unica cosa che mi reinfondesse speranza ed energia.
A quanto pare, è andata a puttane anche quella.
Eppure non sembro troppo diverso, a quanto pare, esteriormente.
Ed oggi, mi ritrovo a pensare a me stesso come Pennywise, il pagliaccio di It. Un pagliaccio, la forma umana più patetica ed inoffensiva reperibile sul pianeta, con all’interno un mostro di sbavante appetito che ingoia le anime.
Non che io abbia fatto bene i miei conti, come It. Esso usava la forma del clown per attrarre le vittime.
Io non posso, a quanto pare, non sembrare un clown.
E ovviamente nessuno ci crede a cosa ci sia dietro il cerone ed il naso a palla. Neanche  a scriverlo a chiare lettere.
Quindi buffo, quindi inoffensivo. E anche viscido, perchè oltretutto ferisco con educazione, faccio l’inchino, chiedo permesso, lacero e tronco, pasteggio, mi pulisco e ringrazio anche.
Ma tutto questo caos di apparenze ed inganni, si lega chimicamente con l’imprevedibilità cellulare umana, formando ciò che io (già in passato) ho definito "la catena degli scontenti".
Un infinito legame di non legami.
A vuole B, ma B non vuole A, Vuole C. C a sua volta, non vuole B. Vuole D…..ad libitum…
Una catena infinita di anelli autobloccanti.
Perchè, ci chiediamo sconcertati, vorremmo tanto dei legami con qualcuno che ci rifiuti palesemente??
E perchè, senza uno sforzo immane, la nostra natura ci porta quasi automaticamente ad un intestardimento nel volere ciò che non ci corrisponda?
Perchè è possibile che ci si innamori (ad ogni livello di rapporto) morbosamente di qualcuno innamorato morbosamente di qualcun altro???
Perchè.. alla fine… ci si ritrova tutti legati e tutti scontenti?
Verrebbe da pensare che qualcuno si stia sbagliando. Probabilmente… tutti.
Certo che è tutto a caso. Questo è chiarissimo. Ma è anche un pò sfigata come statistica, perchè sfiora quasi l’intero….
Par quasi che le regole biopsicologiche siano fissate in perfetta disarmonia con la vita.
Bisogna essere scontenti e basta. Farà bene alla specie? Io penso di si, alla specie di stronzo che ci ha fatti così. Infatti non ha lasciato una casella mail per l’assistenza, altrimentia avrebbe già i server imbombati di mail d’ insulto.
Oh, certo a qualcuno farà comodo questo bordello. Ma è sicuramente una minoranza.
E questo torna, nel quadro generale, in quanto il mondo stesso è costituito da una infinitesima minoranza che sta benissimo ed una sconsiderata maggioranza che sta di merda!
Dio è oligarchico. Oltre che mafioso. Perchè non si capisce cosa si dovrebbe fare per entrare nel circolo degli eletti.
In fondo, c’è anche una certa soddisfazione ad essere un pagliaccio, quando tutto il mondo si dimostri null’altro che un circo. Mi son sempre sentito estraneo, quando forse ero quello più a casa di tutti.
E con il naso a palla ed i bragoni larghi, i bimbi vengono vengono correndo a farsi mangiare.
Meglio per loro, dopotutto. Meglio mangiarli da piccoli, che vederli diventare anelli della catena degli scontenti, da grandi.
Le nuvole fucsia stanno per far piovere rane a pois. Non credevo avrei mai visto roba del genere.
Presto saremo tutti stupiti, se riusciremo a non essere terrorizzati.
E’ circo signori. A volte ci si fa male….. ma alla fine lo vogliono tutti.
Io non ho più paura di farmi male (peggio di così..). Men che meno di farne a qualcun altro.

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