Quel tizio nella televisione mi piaceva. Non sapevo se fosse un prete, ma aveva un grosso crocifisso-spilla sul bavero della giacca, qualcosa a che fare con i palestinesi e le vergini doveva averla..
Parlava delle sette, le quali in realtà sono molto più di sette, sono centinaia e a quanto pare preoccupano molto la chiesa apostolica, dopotutto anche quello è un mercato nel quale le lotte sono senza esclusione di colpi.
Ma ciò che mi ha colpito è stato il suo affermare che il calcio e le tifoserie da stadio sono divenuti il sostitutivo della fede religiosa, in questo paese. Un'intuizione che io sostengo da anni, ma che non avevo mai sentito esprimere
in contesti ufficiali come quello televisivo. Mi sono un pò sentito orgoglioso delle mie percezioni, ed un pò triste per il fatto in se.
Ma la spiegazione del tizio-forse-prete si è soffermata su un punto ancora più interessante. Egli affermava, infatti, che la religiosità umana (intesa come istinto, non come organizzazione) non sia altro che l'espressione di un bisogno di "infinito".
Non di "immortalità", specificava appunto, in quanto l'essere umano è consapevolmente mortale, e verso la fine tende ad accettare in qualche modo la propria dipartita. Piuttosto un bisogno di un infinito circondante e compenetrante. Un bisogno che ovviamente
non può essere soddisfatto da nulla di terreno, e per questo l'uomo ricerca il divino.
Certo, io ho le mie teorie sull'argomento. Sono e resto chierico nell'anima, anche se caparbiamente antireligioso. Ma ostinatamente spirituale.
Sono poiuttosto certo che vi siano insondabili forme di energia nel cosmo, alcune delle quali saranno forse solo vibrazioni intenzionali, probabilmente onde di diversa lunghezza, che mettono in ordine il caos e creano struttura dalla poltiglia. Forme di intelligenza probabilmente inconcepibili
per la mente a cassettoni degli umani. Forze che la nostra mente traduce in qualcosa di simile a noi, ma più potente ed immortale pur mantenendo i nostri difetti di fabbricazione, e da qui i divi antichi, i luminosi, i più o meno onnipotenti Dei.
Benchè io sia tendenzialmente politeista, in quanto credo che vi siano vibrazioni specifiche per ogni campo dell'esistenza, credo proprio che gli Dei siano totalmente inconsapevoli delle singole soggettività umane. In questo risiede il mio fondamentale stupore per la religiosità isntintiva della mia razza, fatta di adorazioni, formulette,
raccomandate e lettere a babbo Natale spedite a forze che nemmeno avranno possibilità di intenderci, gravide di richieste per qualche miglioria a quei letamai che chiamiamo vite terrene.
Questo però non esclude la fede, a mio avviso. La modalità è secondo me idiota, ma l'intenzione è comunque una comunione con una vibrazione superiore, che niente ha che vedere con la cieca fiducia nell'inspiegabile, in quanto ciò che ci circonda è già di per se inspiegabile, occore una minima dose di fede per non impazzire già guardando le nuvole o i fiori….
Ma ovviamente, il famoso "bisogno di infinito" di cui parlava il telechierico ha effetti piuttosto scostanti sulla vita e sull'intreccio delle vite umane. Io stesso, per lunghi anni, sono stato morbosamente ossesionato da tale bisogno.
Tutto ciò che costruivo doveva essere eterno. Credo vi siano stati pochi nemici della mutazione agguerriti quanto me. Ma la vita ha sempre la meglio, e se il cosmo è in perenne trasformazione non si fermerà di certo di fronte ad una piccola moleca quale sono io, per quanto convinto potessi essere….
Quindi ad un certo punto la mutazione non solo è entrata trionfalmente nelle mie percezioni, addirittura ha surclassato l'immobilità.
Poi sono entrato in una nuova fase della mia vita, dovuta all'età, e qui è avvenuto il vero scontro con l'altrui percezione di "infinito". Ovviamente io sono sempre in controtempo, avevo biosgno di infinito quando tutti i coetani mutavano ed ho bisogno di mutazione ora, mentre tutti cercano disperatamente la loro tessera immortale del mosaico.
Per l'umano medio, se non è impegnato in progetti sconvolgenti per cambiare il mondo, il bisogno di infinto si traduce solo ed esclusivamente in un concetto: la progettualità.
Gettare avanti la visione, pensando sul lungo termine, allunga la focale umana, lo fa vedere oltre. Imbrigliando tutto ciò in una serie di obiettivi da raggiungere l'uomo sente allungarsi il proprio scopo, si motiva e tende all'infinito.
E ovviamente tutto questo progetto ha il suo fondamento nella procreazione.
Il figlio è, ovviamente, l'unico modo possibile di consegnare qualcosa di se all'infinito.
E qui sono state legnate. Perchè non diventa più possibile creare legami sentimentali con una bomba ad orologeria di questo calibro stretta fra le chiappe.
Tra chi l'aveva già e chi lo voleva mi sono trovato a sposare unicamente il mio isolamento, con la coscienza spietata di avere vissuto situazioni emblematiche, che altro non sarebbero se non il manifesto di quello che succederebbe ugualemente con altri soggetti.
Ma trovo poco di cui lamentarmi, in questo. Piuttosto mi trovo piuttosto perplesso di fronte alla mio non-bisogno di infinito.
Per assurdo potrei anche stare con una persona qualche mese, o anno, godere quanto ci fosse da godere, e lasciarla andare a riprodursi al momento decisivo. Ormai credo di essere così compenetrato dalla mutazione continua della vita, da non avere più alcuna pretesa di duttilità. Io non esigo una vita lavorabile,
non mi interessa sentirmene padrone (anche se spesso preferirei non esserne schiavo) e l'unica cosa che mi interessi ormai è il piacere. Il piacere e l'attimo. Quell'attimo che per lungimiranza ho sempre perso.
Come in una focale fotografica, per mettere a fuoco cose lontanissime si perdono completamente di vista quelle vicine. Il bisogno di infinito proietta il punto di vista in una regione possibilistica lontana, mentre quella reale sotto i piedi rimane irrilevabile.
Ed io sono stanco di mettere i piedi tra rovi, paludi, nidi di serpi e burroni perchè sto puntando il nido delle aquile. Credo che il nido delle aquile sia inarrivabile, il più delle volte, oppure un destino che favorirà se stesso, senza bisogno di uccidersi nel compierlo.
Benchè sia un periodo orribile per la maggior parte degli aspetti, non mi sono mai sentito così accordato con l'universo. Perchè non ho progetti, non ho in mano nessun piccone o martello. Ho le mai libere. Può succedere ogni cosa.
Non mi piego ai bisogni altrui e non pretendo che nessuno si pieghi ai miei non-bisogni. Non voglio costruire una famiglia, non voglio figli. Perchè non voglio nessun infinito fittizio. L'infinito non esiste.
Anche il sole esploderà, la terra arderà, la galassia intera sarà in qualche modo distrutta. Non credo che il frutto del mio seme limiterà tutto questo. E non ho bisogno di nessuno da educare perchè ho passato la vita ad educarmi ed educare. Non ho bisogno di qualcuno da amare incondizionatamente, perchè io non ho mai provato amore incondizionato per alcun essere vivente.
Solo per le astrazioni l'ho provato e lo provo. Gli esseri viventi devono meritarlo il mio amore, non mi interessa se siano madri padri o figli. Io faccio i disegni e poi li accartoccio e li butto nel cestino se non vengono come vorrei. E assicuro tutti gli increduli che non tratterei la carne della mia carne in maniera differente.
Preferirei fare da mentore ad una bella ventenne che ad un bambino, se proprio dovessi scegliere. E non è cinismo, credo. Credo sia una profonda conoscenza di me. Un lavoro che la maggior parte degli umani evita accuratamente, e mette su famiglie a cazzo perpetrando il trauma e l'odio insiti nella nostra razza verso quell'infinito che tanto vorrebbe assaporare.
Non potendo essere certo di creare quelcosa di perfetto, non lo creo. Per le merdate mi occupo di scritti, musica e disegno. Ma sono piuttosto sicuro che queste cose moriranno con me e saranno servite unicamente a tenermi compagnia. Ma non perpetro la vita imperfetta, non per un mio bisogno egoistico di sentirmi infinito.
Su una cosa io e l'umanità non ci capiremo mai. L'umanita considera la procreazione l'atto di generosità sommo. Per quanto mi riguardi è l'esatto contrario.
Come cantavano gli "Avanzi Suond Machine": "La vita è preziosa, chi lo ha mai negato? peccato che non ci sia niente più a buon mercato".
Cerco di non sopravvalutare la vita, per non perdermi nell'infinito. Forse io sono il più egoista degli esseri viventi, perchè mi interessa lavorare unicamente sulla mia, di esistenza.
E se è così…beh… chi se ne frega…..