Feeds:
Articoli
Commenti

Posts Tagged ‘domande’

Mi sarebbe piaciuto studiare filosofia. Molto.
Conoscere il greco, il latino, e leggere tutte le strane teorie di filosofi e pensatori sull’universo, specialmente sulle sue parti inverificabili ed imperscrutabili.
Se fossi andato al liceo e poi all’università, forse, sarei stato un’ altra persona. Magari di buona famiglia, ricca, della quale cui avrei tenuto i soldi e avrei sputato sulla cultura piccolo borghese.
Ma non è andata così. E anche questo potrebbe dare inizio a dissertazioni filosofiche.
Io sono io, ma non vorrei essere io; o meglio, sarei veramente curioso di provare ad essere altro. Perchè come sono io l’ho capito, non è che ci sia molto altro da fare in questa vita, in questo corpo, in questa situazione….
Per puro caso, incappo in Epicuro, leggendo un libro che tratta delle minchiate raccontateci dalle religioni per millenni.
Epicuro enuclea un concetto non certo nuovo, anche un pò orientale, ma inesorabilmente alla base di ogni altro dialogo sulla saggezza che io abbia letto.
Il dolore è il grosso problema dell’essere umano.
Sta un pò sul cazzo a tutti soffrire e, come tutti dovremmo aver imparato, spesso le soluzioni per evitare il dolore si rivelano peggiori del dolore stesso.
Persino la paura, in fondo, è dolore. E la paura del dolore fa fare cazzate inconcepibili (Dr House docet).
Abbiamo avuto paura della morte fin dall’alba dei tempi, e per curare questa paura adesso abbiamo appoggiate sullo scroto le religioni, con il loro peso incalcolabile ed inesorabile. Non hanno risolto il problema della morte, ma in compenso sono abbastanza brave a rovinarci anche la vita.
In effetti, viene da pensare che la soluzione migliore sia distruggere il problema, non trovare una soluzione (gagliardo!).
Andrebbe utilizzata l’atarassia. L’allontanamento dal bisogno, piuttosto che la ricerca di una soddisfazione.
Io, credo di saperne qualcosa.
Negli ultimi tre anni ho disintegrato tutto e attraversato ogni girone dell’inferno nella ricerca di soddisfazione ai bisogni del mio spirito.
Da quelli più biechi a quelli più raffinati.
Sarebbe riduttivo pensare che, per un soggetto quale io sono, cercare anche di scopare sia una soddisfazione prettamente fisica.
In realtà, per quella sono autosufficiente.
Anche la conquista sessuale o amorosa, per un malato semantico come me, è questione di potere morale, di affermazione sociale, di autocelebrazione personale. In realtà l’orgasmo, nel caso, è molto più animico che fisico.
Ma sottintende una serie di gravi carenze, questa ricerca di conquista e possesso.
La più grande, suppongo, sia il bisogno di aumentare la mia autostima, che normalmente si aggira intorno allo zero assoluto delle più profonde regioni cosmiche.
Secondariamente credo vi sia un bisogno di dominazione. E solo dominando l’anima di un altro essere umano, arrivando ad invaderne i pensieri e la vita quotidiana, si può trovare piena soddisfazione in questo. Poi però ci si cucca anche l’essere umano in questione (eh…facile altrimenti…).
E poi c’è il mio grande dramma: la noia. Il bisogno di avventura, seppur sentimentale o progettuale, spinge a fare sempre nuove cazzate per far partire gli avvenimenti, i quali, pure da bravi, si sedimenterebbero tranquillamente.
Insomma, un cumulo di bisogni che esplodono in un fuoco artificiale di ramificazioni, come tentacoli avidi in cerca di una soddisfazione. Ed ogni tentacolo tocca qualcosa, che a sua volta si muoverà interagendo con altre cose, fino a creare un caos primordiale, un puttanaio galattico, l’entropia totale.
C’è chi ci guadagna, dal bordello. Alcuni tra i miei più intimi e stretti congiunti lo fanno…
Io, nella maggior parte dei casi, ci perdo. Quantomeno non soddisfo i miei bisogni, aggiungendo così all’inquietudine della ricerca una fatica immane, nello sforzo di controllare gli eventi.
Il problema non è di Epicuro, è che io me ne curo. Quando invece dovrei sbattermene.
Il problema è che ho troppi bisogni, troppa inquietudine.
Sono viziato dalla mia immaginazione, dal mondo in cui vivo, che mi riversa addosso una melassa appiccicosa di bisogni inutili.
In realtà, Epicuro è sicuro: mangiare, dormire, respirare, vuotarsi le palle.
Solo questi sono i bisogni reali a cui prestare attenzione.
E sono tutte cose che faccio benissimo da solo (si anche l’ultima). Quindi in realtà se fosse tutto qui, i problemi sarebbero finiti.
Come placare quindi questa inquietudine dello spirito?
Ignorare le pulsioni è fallimentare, già provato.
Cercare di soddisfarle è faticosissimo, molto spesso fallimentare, ed anche nel caso si raggiunga l’obiettivo la pace che ne si trae è solo illusoria, momentanea, ed effimera.
Occorrerebbe una saggezza sconsiderata, una visione ultraterrena, per riuscire ogni volta a raccogliere l’impulso del bisogno, a scrostarlo da tutte le maschere con il quale si traveste, ad ammirarlo nudo, veritiero, ed accantonarlo come semplice demone del Samsara.
La danza di Siddharta ruotava intorno a questo concetto, dopotutto.
Dopotutto anche lui passa anni a soddisfare i bisogni, solo per accorgersi che occorre disfarsene, anziché assecondarli.
E io sono anche d’accordo con questo concetto. La mia tensione filosofica è pienamente in accordo vibrante su questa nota solenne….
…poi vedo un bel culo camminarmi davanti e addio saggezza ultraterrena.
Ognuno avrà il proprio tallone da eroe Troiano.
Il mio è senza dubbio la romantica estetica.
Di fronte ad un paio di occhi da cerbiatta la mia straripante emotività comincia a colare di miele viscoso su tutti i concetti filosofici, rendendoli un torrone senza forma ne funzione.
Vorrei tanto essere freddo e lucido. Come la punta di una pallottola.
Vorrei dividere con uno scettro spietato l’utile dall’inutile, il dannoso dall’elevante.
Invece ricado sulle mie articolazioni morali.
Il cuore è un muscolo stronzo, il cazzo è peggio del cuore.
Non ho nemmeno molto fegato a ben pensarci…..
Povero cerebro. Deve sentirsi così solo ed emarginato…..

Read Full Post »

Io e il Mago durante la turbolenza massiva psicocinetica in via Regnoli, 1989


Quando ero piccolo (tutti mi scherzavano…ma anche adesso..), prima, quindi, di diventare uno stronzo, ero uno spiritista.
Spiritista convinto.
Sarà stato crescere negli anni ’80 a braccetto con i ghostbusters, sarà stata quella repulsione-attrazione incontrollabile nei confronti della paura…ma, andare a caccia di fantasmi, era il mio hobby preferito.
Ed è durato un bel pò.
Io ed il Mago non avevamo dubbi. L’investigazione paranormale era la priorità assoluta.
E non ci siamo fatti troppo distrarre dalle crisi ormonali, dalle nuove passioni, dagli impegni contingenti. A dodici anni andavamo dal mago a farci spiegare l’esoterismo, a venti eravamo ancora in giro per i cimiteri dell’appennino, nel cuore della notte, a cercar presenze.
Poi….anche i migliori crollano. Le contingenze sono divenute così affilate, così crudeli, così tormentose, da riportarmi a terra. E addio spiriti (e spiritosaggini).
In realtà, non mi ha mai abbandonato del tutto, la cosa. Passo ore a navigare sulla rete, in tutti i siti sul paranormale possibili tra italiano ed inglese.
Ora, io ho un senso dell’umorismo piuttosto sviluppato, e sono un giocherellone… ma la quantità di stronzate che trovo scritta in rete è esagerata anche per la mia psiche instabile.
Non aiutano quindi molto, le informazioni telematiche.
Aiuterebbe di più stare in casa al buio ed in silenzio, sotto questo punto di vista, dato che in casa mia succedono cose strane di continuo. Dormirci non è facile.
C’è gente terrorizzata al solo pensiero.
E’ un pò un maniero stregato, in effetti. Ne ha l’aria.
Ma quando vedi una porta, chiusa, ballare sui cardini da sola… capisci che non è solo l’aria….
Quel cazzo di posto è infestato!
Il problema è: da cosa?
Le conclusioni potrebbero essere molteplici. Di morti che abbiano vissuto in quella casa, nel corso di cento anni, ce ne sono a cariolate (alcuni freschi, freschi, tra l’altro)… vai a trovare proprio quello che sia incazzato e sospeso tra due dimensioni!
Senza contare che, non si capisce come mai, gli incazzati rimangano a rompere i coglioni mentre gli amorevoli, che aiuterebbero anche, se ne vadano per altri lidi e cazzi dei vivi.
Ma, visti gli onori della cronaca, in casa mia, penso di ricadere nell’ipotesi originale.
C’è qualcuno o qualcosa. Invisibile, intangibile, inverificabile… ma stronzo come la morte!
C’è un un concetto, che accomuna molte delle correnti spiritiste, il quale mi ha colpito sin da piccolo: la Larva.
Dicesi larva, in senso astrale, un guscio di energia pischica (o eterica, o astrale, o spirituale, o turbominchia, o cioccolato e praline..ognuno la chiami come vuole..) non del tutto senziente ma perniciosamente parassitario, generato per lo più dalle ossessioni e dalle stesse passioni violente degli umani. A volte anche li ci mettono il morto incazzato (perchè a noi vivi piace sentirci in colpa dopo, quindi prima spariamo, poi abbiamo paura che al morto girino le palle… visto che fondamentalmente sappiamo quanto abbia ragione lui..), ma nella maggior parte dei casi, la Larva è un prodotto della vibrazione emozionale umana.
Più forte è l’emozione, il pensiero ossessivo, più la larva generata sarà potente ed affamata. Essa continuerà a riportare la situazione dell’ infestato allo stato che l’ha generata, nutrendosi della stessa vibrazione emozionale che l’abbia creata, in una atto di vampirismo energetico a ciclo continuo. Io ti partorisco, e tu mi mangi…
In realtà qualche riscontro reale io l’avrei. Infatti in alcuni campi specifici della vita (come quello economico, ad esempio) la situazione sembra tornare ad un punto particolare  a prescindere dai miei sforzi in un senso o nell’altro. Nessun piagnisteo, benintesi. Non parlo di frustrazione non riuscendo a toccare una nuova vetta, parlo di impossibilità persino di arrivare all’abisso. Nemmeno cercando di autodistruggermi riesco a spostarmi. Tutto rimane nella situazione specifica in cui mi giri il cazzo. Probabilmente aumentando così la vibrazione di cui si nutra la Larva.
Non è che sia un concetto così slegato dall’idea del Karma o dei demoni personali. E’ una specie di pudding tra psicologia, spiritualità e fantasy.
Insomma, la mia religione ideale.
Ma, nel caso assurdo che sia vero questo concetto (pur nelle insondabili ed invisibili regioni delle energie sottili) io sarei assolutamente ed irrimediabilmente FOTTUTO!
Io ho emozioni profondissime. Le mie ire, i miei strali, ma anche i miei slanci, le mie fluttuazioni amorose, così come i parti della mia immaginazione, sono così potenti che a volte tutto il piano fisico del mio essere ne viene scosso.
In pratica, per le ipotetiche Larve, io sarei un ristorante a cinque stelle ad orario continuato, con sala lap dance gratuita.
Non che vi sia mai vissuta gente molto calma dal punto di vista emotivo in quella casa….
Anche mia madre, che si da un pò un’aria da iceberg inattaccabile, sotto sotto bolle come un vulcano silenzioso, ma le sue esplosioni sono terribili. E alle ipotetiche larve fregherebbe poco, ma molto poco, della facciata esterna. Esse andrebbero a suggere alla fonte, l’energia di cui fossero affamate….
In pratica, un delirio. Se poco poco mi girassero le palle per essere stato rifiutato, o avere fallito, o avere avuto una sfiga, correrei anche il rischio di generarmi una scimmia drogata di quella emozione che mi si accamperebbe sulla spalla, con il caparbio intento di farmi rimanere in quello stato. Insomma, stronzi interdimensionali. Non ne avevamo già abbastanza in una dimensione sola!??
Inoltre, vista la mia tendenza al dramma e alla negatività… potrei quasi affermare che quella casa l’ho infestata io.
Che è piena delle mie supporazioni cerebrali, di schiume dei miei ribollimenti interni, di Larve della mia demoniaca nidiata.
Se vuoi sapere chi muova i mobili mentre cerchi di dormire, in pratica, basta guardarti allo specchio.
Sei la mamma dei demoni.
E’ da quando avevo dodici anni che ci penso, a questo concetto. Non si capisce come mai le emozioni negative, o quantomeno perverse in senso ossessivo (comunque roba poco buona), abbiano il potere di creare queste cose meravigliosamente terribili. Allora perchè non ho mai (e dico mai) sentito parlare di una controparte positiva?
Io amo da morire mia sorella, mia madre e la mia casa.
Questo però non genera un putto etereo che ci protegga e ci difenda…..
Insomma, se sei bravo e buono non ottieni un cazzo, se sei negativo e distruttivo il piano etereo è un vivaio a tua disposizione per creare mostruosità.
Allora, ho pensato:
cerchiamo una difesa.
E qui, si sprecano le risate.

Un rito tipo: "prendi una bacinella di acqua benedetta, lasciala esposta alla luce della terza luna della seconda decade in trigono con Venere. Spargi l’acqua nella casa bruciando incenso aromatico di mirra Giordana, non raffinata, in un bracere di ottone dodecaedrico che sia appartenuto al cugino più prossimo di un santo vissuto entro tre isolati da casa tua…ecc, ecc."
Eh?? Prego?? Il fatto che io non ci abbia capito un cazzo penso sia normale….quello che non dovrebbe essere normale è il soggetto che inventi questi riti….

Preghiera o incantesimo tipo: "Oh Santa Vergine Maria, madre del Salvatore dolce, Signore nostro gesù Cristo. Bocciolo di rosa pura aspergi col tuo candore questa abitazione e scaccia… bla bla bla…"
Del tipo: il nemico del mio nemico è mio amico.
Io ancora devo trovare come proteggermi dal cristianesimo!

Esercizio tipo: "Esci dal tuo corpo, vai sul piano astrale, e fagli il culo".
Beh, si. Viaggiare in astrale è una favoletta, cosa ci vuole??? Avrò fatto si e no tre sogni lucidi in vita mia, e come faccio a rilassarmi fino ad andare in sonno vigile MENTRE LA CAZZO DI CASA SI MUOVE E FA CASINO???

Allora non ti masturbare!
Oh, questa c’è in ogni cultura spirituale. Mi rompono le palle da quando avevo dodici anni. Non ti masturbare che le Larve si nutrono delle tue perversioni!
Oh, ragazzi… che vi devo dire? BUON APPETITO!
Mi torna in mente Amarcord, e il ragazzo che guarda il Santo pensando: "Piangi, piangi,tanto io mi tocco lo stesso!".
Ragazzi, masturbiamoci e miriamogli in faccia. Che palle!

Quindi, in sintesi, se ci sono me le tengo.
E credo ci siano. Credo vivano dentro i mattoni del maniero, che ascoltino, che si divertano. Magari c’è anche il morto incazzato, così, tanto per fare da generale delle truppe…
Non fuggo le mie responsabilità dando la colpa a loro, ma non essendo io Vulcaniano, non posso non avere emozioni perchè qualcuno me le divora….
Certo, ciò che si trova scritto è semplificato, molto elementare, molto stupidotto in un certo senso.
Parlare in maniera empirica dell’irrilevabile è come scoreggiare nello spazio siderale. Non si può mai dire che sia realmente avvenuto (a meno che uno non la faccia nella tuta..).
Resta il fatto che qualcosa in me è ancora acceso.
Qualcosa che non ignora i rumori provenienti da una camera vuota, non ignora il terrore assolutamente immotivato che prende in certi momenti. Quella pelle d’oca improvvisa, la sensazione di essere osservati e braccati di colpo.
Non sono un ateo e un pragmatico. Io amo, anzi, adoro il paranormale.
Sono disilluso. Un tempo avevo paura di vedere un fantasma, oggi ho paura che la sveglia stia già suonando, il fantasma è una bazzecola.
Eppure, se non mi cagassi addosso, sono sicuro che avrei molti più canali sensoriali aperti. Forse quelli che ha il gatto quando soffia e rizza il pelo guardando una parete bianca…..
Io, quando guardo una parete bianca, penso che sia ora di dare una mano di vernice, al massimo….
E questo vivere arido, da adulti con la testa sulle spalle, non mi è mai piaciuto. Penso ogni giorno, con malinconia, a quei due ragazzetti che giocavano con talismani e pendolini. Che avevano teorie sconclusionate, ma nemmeno troppo, ora che vedo quelle altrui.
Che un pò giocavano, un pò sognavano e un pò forse combattevano su un piano dell’essere più sottile.
Ora ho la testa sulle spalle, forse.
Ma era tanto bello appoggiarla un pò sul comodino….
 

Read Full Post »

Un giorno, quando la fine sarà vicina, tirerò le somme.
Dato che non mi è dato sapere quando la fine sarà vicina, in quanto potrebbe essere anche stasera o domattina, mi ritrovo a tirare le somme ad ogni respiro.
Il momento di tirare le somme è piuttosto singolare. E’ il punto in cui cozzano alcuni fondamenti che tutti, più o meno impropriamente, riduciamo a parole piuttosto scarne: pessimismo ed ottimismo.
Termini abusati, che ormai hanno dilagato dalle loro stesse alcove semantiche, divenendo termini quasi accusatorii od etichette classificanti, ma che descrivevano in origine una semplice inclinazione, suppongo, naturale: la focalizzazione dell’attenzione.
C’è chi si focalizza su ciò che reputi positivo, e chi lo fa su ciò che reputi negativo.
Questioni interne, non ben precise, lasciano propendere uno spirito umano per una sponda piuttosto che l’altra, ma questo è irrilevante. Ciò che è rilevante è quanto sposti il risultato finale dei conti ognuno di questi elementi.
Si potrebbe affermare che, con buona emulazione della realtà nazionale, vi sia una certa tendenza al falso in bilancio.
In realtà nessuno potrebbe avere il bilancio oggettivo, mancando anche elementi di paragone fissi, ma è certo che le opinioni sono talmente divergenti, in certi casi, da chiedersi se si stia osservando il medesimo fenomeno.
Beati tra tutti, credo, gli eletti che non concepiscano il bilancio. Liberi da una pastoia non da poco, per gli equilibrii psichici umani. Elementi esigui, ma esistenti.
Ma questo cazzo di bicchiere, di fronte al quale tutti stiamo….di cosa cazzo è mezzo pieno o vuoto???
No, perchè cambia…
Da bravo filopessimista io potrei dire: "Il bicchiere è mezzo PIENO! Di merda, ma è mezzo PIENO!".
Allora non è questione di vuoto-pieno… non è mera quantità. Cosa mi frega quanto ce ne sia se non so cosa sia???
Se ne volessi tanto sarebbe mezzo vuoto, se non ne volessi niente sarebbe mezzo pieno! E’ la proiezione che inquadra la quantità.
Se è pieno di roba che mi piace ma lo berrà uno che mi sta sul cazzo, allora meglio vederlo mezzo vuoto (un pò volpe-uva-tanto era acerba…).
Se te lo devo vendere, sarà mezzo pieno. Se lo sto comprando, sarà mezzo vuoto. Osterie filosofiche.
Il pessimismo e l’ottimismo non sono forze invincibili, lo sono molto di più le convenienze e le contigenze, dunque.
Direi che necessità e percezione sono interallacciate (per usare un neologismo informatico che non mi stava in nessun altra frase), la realtà è solo un catalizzatore.
Quindi il bilancio è di per sè farsato. Per chiunque.
Poi ci sono i peggiori della terra, quelli che io veramente giudico il germe del male e la prole delle baldracche più infette della periferia: Quelli che si consolano con il bilancio altrui.
"Io ho perso dieci, ma lui ha perso cento. Cazzo come mi è andata bene!".
Ma… anche no.
Innanzitutto, è bieco rivolgere l’attenzione a chi stia peggio per sentirsi meglio. Sintomo di vampirismo energetico e saprofagia karmica.
Secondariamente è un falso in bilancio clamoroso. Se il positivo è ciò a cui tutti ambiscono (compresi i suddetti mangiamerda) non si può giorire solo perchè non si è i più negativi di tutti. L’obiettivo è stato scazzato, poche fotte!
Molto più sotterraneamente, credo, questo sottolinea una tendenza personale al godimento del malessere altrui, un individualismo opportunista e viscido che oggi è più che ampiamente accettato e incoraggiato. Nostro dovere e fonte di salvezza.
Io il bicchiere lo vedo pieno quando ho raggiunto i miei obiettivi, qualunque essi fossero, non quando mi è andata meno peggio che ad uno colpito da un fulmine. Anzi, un pò mi rattristo pure per lui. Non perchè io sia Gesù, ma godo unicamente delle disgrazie di chi mi stia sul cazzo (e li godo, godo senza ritengo), e per essere in tale posizione un estraneo deve fare qualcosa nei miei confronti. Uno sconosciuto dall’altra parte del globo che crepi di stenti non mi fa sentire meglio…..anzi, globalmente peggio. Non è che un ambiente percepito ostile e piuttosto merdoso non influenzi il bilancio. Io non finisco mica subito dopo i peli…..
Ovviamente è esagerato gridare all’inondazione per due gocce di pioggia, il bilancio andrebbe fatto con il giusto senso prospettico. Il fatto di non morire di stenti ce lo metto ovviamente, come bonus positivo, ma non intacca il mio standard.
Perchè è sullo standard che si fonda il bilancio, non su gli estremi. Non posso stapapre champagne ogni mattina perchè non sono morto nel sonno, quello non è lo standard!
Qui entra in gioco la focalizzazione dell’attenzione.
Per taluni un successo potrebbe rappresentare un enorme bonus positivo, mentre un insuccesso o una rogna un piccolo bonus negativo. Per altri l’esatto contrario.
Io sono fra questi altri. Semplicemente perchè l’insuccesso o la rogna sono problemi. Situazioni aperte da sgarbugliare, falle da rattoppare o ferite da ricucire. Un successo si risolve con se stesso.
Non affermo che non se ne debba godere, per carità.
Ma la mia attenzione va al problema, non ad una situazione risolta.
Parlando da giovani umani maschi (quindi lo capirebbe anche un protozoo):
Esco per trovare da scopare? Trovo da scopare? Fine, mi dedico ai videogame. Nema problema.
Esco per trovare da scopare? Torno con le pive nel sacco? Cazzo! Ossessione….
Perchè non ci riesco? Sbaglio? Dove sbaglio? Colpa mia? Tua? Sua? di Dio?
E’ destino?
Se la situazione si risolve, grazie al cazzo, anche io sono ottimista.
Se fossi Bill Gates sarei fottutamente ottimista a livello economico. Se fossi Rocco Siffredi sarei un faro di ottimismo sessuale. Se fossi Emilio Fede sarei uno stronzo (questa è ovvia, ma…. ci sta sempre).
Cosa pieghi l’attenzione al positivo, come luce di cui godere, o al negativo, come tenebra da dissolvere……
…non lo so!
Ognuno sarà fatto a modo suo, immagino.
Probabilmente cago il cazzo anche io. Che di solito mastico e sibilo crudeltà lapidarie, ma non vado in giro a cercare di convincere nessuno.
(SI E’ VERO, scrivo in pubblico e parlo in pubblico, ma non telefono a casa o mando mail, scrivo ed inveisco nei miei spazietti, nei miei piccoli francobolli di carta igienica.) 
Cosa che gli ottimisti, proprio a causa del loro entusiasmo congenito, spesso fanno.
Ma il vero pessimista non farebbe nulla.
Io sono un ottimo pessimista, o un pessimo ottimista, di conseguenza.
Perchè mi incazzo, lotto, sbraito, pensorispensoripenso, elaboro, cambio strategia, cambio gioco, la prendo dal fianco, la prendo da dietro (eh, da dietro è sempre bello..), la prendo nel culo (questo spesso)…. ma insomma: un pessimista non è per forza un depresso!
Come l’ottimista non è una persona di sicuro successo.
Ognuno vede sto cazzo di bicchiere, che è uguale per entrambi, da prospettive diverse. Lo percepisce diversamente, lo inquadra diversamente. Lo considera diversamente.
Ma scommettiamo che se fosse pieno di buon vino cercherebbero tutti di berlo alla stessa maniera?

Read Full Post »

Ho la testa sul cuscino.
Le coltri mi coprono e proteggono. E’ incredibile quanto debbano ricordare qualcosa di non ricordabile. Non mi sistemerei in questa posa fetale, se non avessero questo potere.
Probabilmente, ogni fine giornata, ricorda incosciamente l’inizio di tutte le giornate. Caldo, ventrale, quieto, confuso momento di attesa.
Quanti sogni avrò sognato su questo cuscino?
Deve essere intriso, fradicio di pensieri….
Forse ogni cuscino è in realtà un oggetto molto potente, un fondamento talismanico. Imbevuto del potere invisibile del pensiero.
Ho la testa sul cuscino, come ogni notte.
Questo è, da sempre, il momento fondamentale della giornata.
Tutti i pezzi del mosaico vanno magicamente al loro posto. Tutte le figure confuse si delineano. Tutto ciò che sia completo si manifesta, tutto ciò che ancora non lo sia non può essere completato. Non ora. Non più.
Non prima di in nuovo intervallo.
Ci facciamo poco caso, ma per qualche tempo, ogni giorno, noi: NON SIAMO.
Quando il mio cervello entrerà nel sonno, tutte le mie percezioni cesseranno. Sarò inconsapevole, insensibile.
Non registrerò più nulla, nemmeno lo spazio ed il tempo. Sopratutto il tempo.
Se non sognerò, la realtà ripartirà dal momento esatto in cui aprirò gli occhi. Tutto quello che ci sarà stato in mezzo, tra la chiusura e l’apertura dei miei bulbi oculari, l’avrò saltato.
Anche il tempo.
Forse nessuno lo percepisce in questa maniera, forse è la mia mente malata. Ma ogni intervallo sogno-veglia è un viaggio nel tempo.
In un tempo inesistente, perchè non percepito, la notte si sarà fatta giorno. Un viaggio temporale. Ogni singola notte. Nemmeno veloce…istantaneo.
E per me lo è quasi sempre.
E’ rarissimo che ricordi di aver sognato, negli ultimi anni. E forse è meglio così. Con tutti i fantasmi che si agitano in questa mente, ho terrore solo nell’immaginare cosa potrei sognare.
Ma, quel tempo mancante, quel tempo perduto…. era mio….
Sarà così essere morti?
Sarà un non percepire in eterno?
Quindi l’eterno sarà eterno perchè totalmente senza alcun tempo, non perchè costituito di un tempo infinito.
Immaginarsi l’eterno infinitamente grande, per umana inclinazione immagino, e ritrovarlo nel mistero del nulla, del meno che piccolissimo: niente.
Quindi un giorno, a livello percettivo, io salterò a piedi pari l’eternità. Perchè se non percepisco, mi dispiace, ma non ci sono….
Non è filosofia, è solo una domanda molto stimolante.
Perchè la mia fisiologia mi fa ogni giorno il regalo migliore e più grande che potessi immaginare: mi lascia NON essere.
Arrivo sul cuscino, come ogni uomo suppongo, carico della fatica indicibile di vivere.
Le ansie, le speranze, le delusioni, i traumi, i problemi, le inadeguatezze, le paure, i sogni, i progetti, le sconfitte, le vittorie, gli equilibrii, le vergogne, le pulsioni, gli stimoli… si fa fatica solo ad elencarli.
Ed ognuno di questi elementi contiene migliaia di informazioni, le quali cambiano migliaia di volte durante la giornata.
Eccolo, l’infinitamente grande. Lo sconfinato pozzo delle probabilità e il nostro minuscolo secchio di ragione e sentimento a pescarci in mezzo.
Il regalo è la cessazione di tutto questo. Il non essere.
Non siamo nemmeno sicuri di svegliarci nella medesima realtà, in fondo. Perchè c’è stata una soluzione di continuità.
La vita usa dei fade-in e fade-out, delle tendine. Ma cambia scena anche lei. Non è tutto un piano sequenza.
Lo percepiamo così perchè è naturale. Ma quello che non percepiamo…cos’è?
Cos’è il buco senza tempo, il cambio istantaneo? I sogni sono forse un carosello? Un’interruzione pubblicitaria giusto per non proiettare le barre ed il fischio a mille hertz?
In fondo poco importa.
Quello che importa è che abbiamo tutti paura di morire, eppure comincio a sospettare che quella sensazione la proviamo ogni giorno. O meglio, non la proviamo. Quindi è un pò assurdo temere qualcosa che non accadrà mai, non essendo noi in grado di percepirla.
Nessuno può affermare: "sto dormendo" coscientemente. Al massimo "stavo dormendo".
Quindi tutti abbiamo ben chiara la sensazione dell’addormentamento, del risveglio o del sogno. Nessuno potrebbe averla del sonno.
Ho la testa sul cuscino.
E ringrazio gli dei, perchè tra poco tutto finirà. Avrò la mia piccola dose di non essenza.
Nessuna fatica, nessun dolore, nessun timore, nel tempo senza tempo.
Io non sono ateo. Ho i miei Dei e la mia spiritualità, che nessuno può insegnarmi. Per questo non posso essere totalmente materialista. Perchè non posso immaginare di saltare tutta l’eternità.
Il nulla, purtroppo non è concepibile, come l’infinito. Quindi ci sarà un equilibrio tra le due cose. Come tra veglia e sonno.
Per un pò sono, per un pò non sono.
Non posso essere sempre, perchè questo frantumerebbe la mia anima. Non posso non essere sempre, perchè questo renderebbe il solo fatto di averla avuta, anche solo per un istante, totalmente assurdo ed inutile.
Non posso focalizzare queste cose.
Ho la testa sul cuscino.
Mi preparo alla lotta. Perchè il mio essere, ogni notte, non ne vuole sapere di non essere. E ogni alba, la guerra si ribalta, ma non è meno faticosa.
Non sarò. Per qualche ora non sarò….
Ed è meraviglioso non essere me. Anche solo per qualche ora.
Meraviglioso.

Starbuck: "Dovrebbe dormire Capitano…"
Achab:" Dormire? Quel letto è una bara. Ed i lenzuoli tanti sudarii. Io non dormo, Starbuck, io muoio!"

E. Melville
Moby Dick

Read Full Post »

"Il titolo del romanzo deriva da una caratteristica di alcuni composti chimici che pur se legati con un altro composto chimico in presenza di un terzo composto chimico tendono ad abbandonare il primo legame per formarne uno nuovo con il nuovo composto. Questo succede perché il composto di partenza ha un’affinità maggiore con la nuova specie chimica rispetto all’affinità che aveva con l’altro componente chimico."
 
Wikipedia
 
Si possono spiegare molte cose. Ma non tutte.
Forse la scienza stessa è un’utopia, un bisogno umano di imbrigliare all’interno di una gabbia ben concepibile qualcosa di completamente sfuggente ed elusivo.
Non con tutti gli strani aspetti di una vita ciò si rivela possibile.
Le affinità mi lasciano sempre spaesato.
Le attrazioni e repulsioni sono abbastanza vivide, abbastanza rumorose. Quando vi sia il corpo di mezzo tutto assume una pesantezza abbastanza misurabile ed in fin dei conti… poco ignorabile.
Nell’ambito molto più etereo delle emozioni, ed ancor di più nei legami, le affinità sono una parte silente quanto fondamentale.
Di conseguenza dover fare i conti con forze presenti ma non spiegabili, e ad alcuni livelli quasi impercettibili, incasina il povero spirito umano il quale, quando l’autoanalisi sia ben presente, potrebbe a buon diritto essere preso dal terrore di essersi inesorabilmente rincoglionito.
Alcune cose scattano in maniera del tutto automatica.
Penso al Bardo, al fatto che in effetti dal primo momento avrei potuto giudicarlo un pazzo invadente ed anche rompicoglioni. Ma così non è stato.
E niente di razionale ha avuto gioco forza in questa decisione che decisione non è quasi mai.
Quale vibrazione molto più profonda si saranno scambiate le nostre essenze per trovare un accordo subitaneo senza che le parti in causa premessero in quel senso?
Capita.
Capita di ignorare qualcuno per anni, poi di colpo rendersi conto di essere in accordo. Essere melodia sulla nota di un’altra anima non è cosa da poco, non è scontato e non succede ogni giorno.
Ma soprattutto non si può decidere, a quanto pare. Le disarmonie escono da sole, più o meno velocemente.
Io, si, sono un campione di celerità sotto alcuni aspetti, ma non sono un essere affrettato. Semplicemente sono molto più allenato all’ascolto di altri.
Così, forse, rispondo da solo alla domanda fondamentale che sia io che molti altri si saranno fatti:
Perché, con tutto quello che non andava avete durato una dozzina d’anni? Perché non c’era verso di staccarvi?
Io pensavo all’abitudine, pensavo alle paure, pensavo a tutto. Ma non alle affinità.
Queste forze misteriose che attraggono inesorabilmente, che scomporrebbero l’universo pur di tornare a vibrare all’unisono.
Nemmeno ora le so spiegare, non certo con le parole. Ma erano talmente profonde e potenti da schiacciarne i portatori stessi.
In qualche modo, forse una delle maschere del destino, qualcosa decide per me e anche per gli altri. I legami sono un casino paludosa già di loro; senza le affinità naturali, senza queste spontanee alchimie, non riesco nemmeno a concepirli.
Per questo, in qualche maniera, per me l’amore non era altro che la prosecuzione naturale dell’amicizia (il mondo esplode in un boato di fischi, ma dato che i rapporti del mondo fanno solitamente cagare, Niki se ne fotte..).
Certo, c’è una grossa inculata di fondo. Il legame sottile può essere potente, ma se la parte fisica non risponde non succederà mai nulla. Questo di solito è un problema prettamente maschile, in quanto il corpo in quel caso risponde più o meno a qualunque stimolo, spesso anche inventato….
Però, più che mai in questo momento, il mio corpo è piuttosto sopito. E’ lo spirito che sente vibrazioni elettive nelle direzioni apparentemente sbagliate.
E’ lo spirito ad essere fuori controllo. Come se stesse strisciando nuovamente in guscio, cerca una pulsazione primitiva, basilare, semplice e soprattutto autogenerata.
Mi dice che da quell’impulso già esistente può iniziare la costruzione, ma da esso non si può prescindere.
E’ un accordo che nasce spontaneo, ma non da alcuna certezza di avere una evoluzione.
Quante volte abbiamo trovato il campo perfetto mentre stringevamo in mano i semi sbagliati?
Quante volte siamo stati innaffiati con il nutrimento migliore e ci siamo accorti di non germogliare affato?
Quante volte abbiamo fatto la figura degli indemoniati, sbattendo in faccia alla ragione follie inconcepibili?
Noi vorremmo sentire le parole, ma il suono che ci domina è di tutt’altra natura. Sappiamo soltanto che quel suono, da solo, sembra infinitamente più desolante ed inutile di quando faccia parte di un accordo…..

Read Full Post »

Finalmente un pranzo festivo con la famiglia.
Tra i loro nuovi turni lavorativi e i miei ormai innumerevoli impegni mi sembra di vivere quasi solo.
Non amo vivere solo.
Sono un animale estremamente gregario ma in maniera ferreamente elitaria (e se hai capito mò traducilo ndr.Silvestri).
Ma, ancora meglio, un pranzo Domenicale con Philippe Daverio.
Mitico uomo che faceva a pezzi la biennale di Venezia.
Essendo stato circondato da architetti per una vita non entro nel merito, però le mostre di architettura che ho visto le ricordo con grande nostalgia. Mi piace anche vedere qualcosa di cui non capisca un cazzo ma che mi comunichi qualcosa, e poi si può avere lo stesso un gusto senza avere cognizione tecnica…
Però il buon Phil ha fatto alcune riflessioni sull’ urbanistica che mi hanno fatto pensare.
Gli architetti devono progettare per i single, perchè saranno sempre di più, affermava.
Effettivamente….
Più passa il tempo, più i nuclei familiari sono andati a restringersi, ed oggi le coppie sono come pop corn.
I single sono i figli della nostra incontentabile epoca, io stesso lo sono per attiva o passiva adesione e più mi guardo attorno più vedo sfaceli sociali anche nel nocciolo più semplice d’aggregazione, la coppia appunto.
Ci avviamo veramente ad un mondo di single?
Dovrei dire di no, visto che non riesco a liberarmi di inviti ai matrimonii, ma non sono così ingenuo da pensare ancora che un matrimonio formi indissolubilmente una coppia.
Diciamo che più che "sposato" userei il termine "in single-pausa".
Ne ho visti crollare, anche i più apparentemente indissolubili, anche i più patitanatamente felici, anche i più stoici o martiri.
Chi lo sa che cazzo stiamo cercando…
Vedo inoltre un grande virus telematico non segnalato allargarsi a macchia d’olio.
Myspace, Facebook, Blog….  il partner boccheggiato su internet a mostrare la sua personalità nascosta può avere un effetto di granata a frammentazione sul rapporto.
Allora chi cazzo sei quando sei con me?
Nasce, ovviamente, tutto questo da un problema di forma, più che di sostanza, e non ci caviamo i piedi per forza…
Ci hanno insegnato a instaurare rapporti in un modo obsoleto.
Ci hanno raccontato di stabilità dove tutto è trasformazione, ci hanno detto di sederci, ma non ci hanno detto che il mondo avrebbe continuato a correre….
Forse un tempo era mettere radici il vero punto d’arrivo.
Ora pare sia avere gambe da saltatore o corridore.
Ti insengano a fare la pianta, quando invece la vita richiederà di essere lepre.
Bel casino.
La forra, il baratro che c’è tra la generazione precedente e questa è assolutamente uno dei peggiori mai visti, a mio avviso.
Ci sentiamo persi, allora cerchiamo il successo, l’amore, chissàchecazzo, ma in realtà è lo scopo stesso della vita ad essere sfuggente.
Corri e non ti puoi fermare, ti fermi e non riesci più a partire.
Un mondo di single, è possibile.
Un mondo di case senza compromessi, senza sacrifici, senza legacci, senza pastoie.
Ma anche un mondo senza calore, senza appartenenza, senza durata, senza pietà.
Una casa-tana, fatta per dare due drink all’anno e prende al volo la borsa della palestra.
Un posto che dopotutto è un rimbalzo, un respingente per palline da flipper.
Io li ho provati entrambi e non so dire quale sia meglio.
Manca sempre qualcosa.
Forse per questo, poi, si va su internet ad essere qualcun altro, in entrambi i casi.
La mia dannazione è che non riesco ad essere diverso da me stesso in ogni contesto e , come tutte le cose oneste, sono semplice e poco interessante.
Gli architetti non sanno più come progettare.
Noi non sappiamo più come vivere.
La mia piccola comune, la mia torre impazzita, è un piccolo baluardo, pur con tutti i suoi innumerevoli difetti.
Ci siamo messi dopo pranzo a guardarci l’ultimo Indiana Jones sul megadivano di mia sorella.
Eravamo una famiglia.
Sono felice che mia sorella non se ne sia andata. Sono felice di non essermene andato io.
Purtroppo la famiglia la concepisco così. Ci deve essere della gente, magari tanta…
Pensare che io ed una donna potremmo essere una famiglia a se stante…proprio non mi riesce.
Non ho trovato la donna giusta?
Esiste?
Bah…….non è sicuramente uno dei miei sogni ricorrenti.
Quello con le 53 rumene ricorre molto più spesso….

Read Full Post »

Ieri ho finito di vedere Band of Brothers.
Il cofanetto mi era stato regalato da tempo, ma alla fine era rimasto li, mezzo visto a tempo indeterminato.
Vedere le ultime cinque puntate in fila mi ha fatto un effetto simile a "Il Signore degli anelli".
Dopo tanta sofferenza, dopo tanta disperazione, dopo sangue e morte…..vedere il lieto fine mi trasmette sempre un senso di reale sollievo. Una specie di assoluzione.
Cinque ore di guerra, tutto sommato resa in maniera molto cruda e realistica, sono oppressive a livello emotivo.
E pensando questo, mi chiedo a che livello possano essere oppressivi ANNI di guerra VERA!
Chissà cosa pensavano quegli uomini? Chissà come hanno fatto a resistere?
Dopo quello che avranno visto e provato sulla pelle (pallottole comprese)….come sarà la loro visione del mondo?
La loro scala di valori deve essere differente dalla nostra in maniera ABISSALE.
Per noi è inimmaginabile, è spettacolo di intrattenimento, è qualcosa di lontano, qualcosa che (cerchiamo di convincerci) appartiene ad un mondo più antico e più barbaro.
A parte il fatto che per tornare nella barbarie potremmo impiegarci frazioni di secondo, io non credo che quegli uomini di sessanta anni fa, molto più ignoranti e forse ingenui di noi, fossero più "barbari".
Come in Tolkien vi sono due importanti impronte psicologiche che emergono.
Lo spirito di corpo, che già è riportato nel titolo, l’assurdità intrinseca del fatto che le peggiori condizioni spingano l’essere umano ad eviscerare le sue più nobili poprietà.
E’ li, nella trincea, nella tua stessa merda, tra i pezzi dei tuoi compagni che saltano in aria che ti importa di loro. E’ forse il fatto di avere un nemico che spinge gli uomini a non trovarsene da soli.
Finchè c’è un tedesco, caro mio compagno di trincea, non sparerò nel culo a te.
Oggi, credo, siamo tutti contro tutti, e per poche miserie, visto che riportare a casa la pelle è comunque la conquista primaria. E per quello lottavano, molto più che per salvare il mondo, suppongo.
Il finale con i VERI protagonisti, vecchi e con gli occhi lucidi a riportare la loro testimonianza è stato come uno scudisco sulle parti più sensibili.
Non mi vergongo a dire che ho pianto per una buona mezz’ora, che tanto la cosa più difficile per me è partire a piangere, fermarmi è il problema, perchè quando le lacrime partono tutto il corpo si ricorda spesso di una bella pila di motivi per cui continuare.
No, non era l’altrocità della guerra a commuovermi. Era il rapporto instauratosi tra quegli uomini.
Un piccolo gruppo di persone, le cui vite siano legate a filo doppio, in cui ognuno abbia la responsabilità dell’altro, e la senta naturalmente. Ed il rispetto, questo grande assente del nostro tempo…
Non vorrei certo far la guerra.
Vorrei solo che questo spirito fosse più presente nella vita normale.
La seconda impronta rilevabile è la vita reduce.
Dopo aver tanto combattuto e sofferto perchè la guerra finisse, come si saranno interfacciati alla vita?
Dopo avere visto, come è possibile continuare a fare un’esistenza normale?
Quel senso di "..e adesso?" che accompagna ogni impresa portata a termine continua a lasciarmi interdetto. E’ più è grande l’impresa, più lo è lo spaesamento successivo.
Io non ho fatto la guerra (e ne sono ben felice) ma forse un piccolo sputacchio di quello spirito di corpo l’ho provato.
Un pò agli scout, un pò tra amici.
Un tempo eravamo una banda di fratelli, credo.
Almeno io la percepivo così.
Forse le cose sono cambiate perchè in realtà non avevamo un nemico comune. Non c’erano difficoltà precise e comuni a cui far fronte.
Ognuno si è perso nella propria guerra.
Chi con un sitema, chi con l’insuccesso, chi con il lavoro, chi con l’amore, e chi…come me, la guerra continua a farla contro se stesso, cercando di non disturbare i conflitti altrui.
Una guerra molto più silenziosa, molto più elusiva, molto meno cruenta…ma non per questo meno capace di infliggere sofferenza.
Una guerra che non ferisce, ma che porta via comunque spesso coloro che amiamo.
Una guerra che non uccide il corpo, ma che probabilmente massacra l’anima.
Una guerra che non sembra guerra.
Ma sa di esserlo e, compiaciuta, sa di non avere fine.
Ed un giorno ti guarderai attorno, per un motivo o per l’altro, e ti accorgerai di essere in una trincea completamente solo.
E’ la guerra che vince la guerra….sempre.

Read Full Post »

Chissà come funzioni la psiche umana…?
Chi sa se funzioni….?
Sento parlare sempre, di continuo.
Parole me ne hanno riversate addosso a fiumi in una vita.
Probabilmente l’umanità reputa che le parole siano creature in movimento ed evoluzione su un piano diverso da quello della realtà.
Forse per questo tra le parole che sento e le azioni che vedo compiere non vedo alcuna corrispondenza.
La gente non dice quello che pensa, e poi non fa quello che dice.
A volte, mi piacerebbe che l’universo fosse un posto più lineare.
Si, la complicazione rende le cose un pò più interessanti, ma come sempre fino ad un certo punto, superato il quale è solo bordello indistricabile.
Eppure, per opposizione c’è anche la semplicità più mononeuronale, verso la quale provo una repulsione atavica da sempre.
Non troppo cerebrali, come le donne.
Ma nemmeno troppo bestiali, come gli uomini.
Le parole di conseguenza non possono avere lo stesso peso, se da una parte vengono usate per nascondere il vero significato e dall’altra vengono usate per ottenere il risultato.
Mi piacerebbe conoscere più persone che facciano quello che dicono.
A prescindere dal costo.
La linea di pensiero, il manifesto di stile è alla base di ciò che a mio avviso è veramente "AVERE I COGLIONI".
Quando si sia scelta una linea che ci mantenga in equilibrio con noi stessi quella andrà perseguita.
I cambiamenti di linea e manifesto sono fisiologici e necessari, nessuno lo nega.
Però queste variazioni devono affondare le radici in un cambiamento reale ed interno.
Posso, certo, tradire il mio manifesto, ma solo quando quel manifesto si sia dimostrato obsoleto.
L’insopportabile è il manifesto finto, e ne ho visti a tonnellate.
Linee di pensiero che servano unicamente per darsi un tono, per essere accettati in un gruppo, per avere un cardine al quale aggrapparsi, ma che in definitiva possano essere sempre aggirate, tradite, ingorate quando le condizioni lo richiedano.
"Avere i coglioni" lo si può dire di chi affronti privazioni o sofferenza per non tradire se stesso.
Io non ho mai tradito me stesso.
Ma sono mutato.
Il mio manifesto è cambiato, si è fatto molto più complicato, molto più crudele in apparenza ma in realtà molto più sincero.
La persona che stimi di più al momento è una persona che in linea di massima ha sempre fatto, detto, rotto, composto, quello che in quel momento gli fosse parso giusto o divertente.
Non che abbia sempre fatto tutto giustamente o meravigliosamente, ma almeno sinceramente; sinceramente nei proprii confronti.
Oggi come oggi, benchè lo biasimi, posso capire un uomo che menta ad un altro uomo, ma MAI un uomo che menta a se stesso.
Io affronto privazioni e sofferenza, ma non credo di essere un eroe o un masochista. Credo. però, di "avere i coglioni".
Forse non nella misura del coraggio, ma sicuramente nella misura della tenacia e della coerenza.
Quando paio incoerente è perchè non ho spiegato in precedenza il cambiamento avvenuto internamente.
Non che  a qualcuno sia mai fregato nulla dei "perchè" o dei "come", le persone di solito non pensano mai ad immedesimarsi, di solito cagano la sentenza e buonanotte.
A ben pensare di gente "con i coglioni" ne ho conosciuta ben poca.
E quasi sempre sembravano straccioni cenciosi, pazzi buffoni, stanchi guerrieri.
A prescindere dagli status symbol del mondo odierno, che ci squalificheranno sempre dai grandi saloni da ballo, noi popolo dei cessi intasati portiamo avanti una caccola di poesia basica, in silenzio.
Non ti porterò mai nelle isole del pacifico, baby.
Ma se ti dico che puoi fidarti di me, significa che puoi.
Le parole per me sono materia.

Read Full Post »

Da grande vorrei fare il calciatore.
Cioè, se tornassi piccolo.
‘Sta cosa del fumettaro, anche se avesse funzionato a dovere, non è che avrebbe portato tutti questi vantaggi.
Se fossi piccolo imparerei il mondo attraverso i miei occhi e le mie orecchie,  i quali mi direbbero che in mancanza di un patrimonio familiare in grado di lanciarmi nell’alta società sarebbe bene far frullar le gambe e calciare la palla.
A me, in realtà, lo sport non piace.
Intanto è faticoso, secondariamente non lo capisco. E’ una questione di pelle.
Non ho nulla contro i tifosi, contro gli appassionati. Capisco la gioia che una passione possa trasmettere, ma posso non capire l’oggetto in se della passione.
Comunque se fossi maschietto, vorrei fare il calciatore.
E se fossi donna?
Ma è ovvio, la femmina del Calciatore è la Velina.
Sono una specie a parte ormai, tanto che, a mio avviso, non appartengono nemmeno più alla razza umana.
La razza umana ringrazia per la scissione.
Al di la delle simpatie, io continuo a grattarmi la fronte, e stavolta non dovrebbero essere le corna.
Come fa uno che calcia un pallone a guadagnare in un anno quello che uno sfigato in fonderia non guadagnerà in una vita, con annessi vantaggi manifesti (chessò…Veline nel letto?)????
Ah demagogia, ah retorica, ah luoghi comuni, ah clichè, ah blablablabla…
Si, si.
Ah loro fanno girare i miliardi, l’indotto, è bravo, eh ma sai che culo si fa, ah si ma quando è in campo….
si, si….
Fanno girare i miliardi, e a me anche i coglioni, sarà tempo di offerte speciali!
Come dice il buon Max Manfredi questo sistema è tenuto in piedi da "gente che non distingue il valore dal prezzo".
Comunque, se fossi un bambino, quello che assorbirei è che basta avere un bel fisico, tirarsela da campione, calciare la bala e per il resto si può anche non capire un cazzo, non saper parlare, magari anche farsi un bel conto all’estero perchè…sai le tasse in Italia….!
A me come uomo girano le palle.
Non sono un bacchettone, ma che cazzo! I valori che dovrebbero migliorare l’essere umano sono parecchi.
Ci sta essere un buon sportivo, ma non può bastare a far diventare qualcuno un DIO nella vita!
Sarai DIo per 90 minuti in campo. Fine della fiera.
Insomma sapersi esprimere…un guizzo di cultura o almeno di genialità…anche un tocco di umiltà…
Non ce la fanno manco col CEPU!
La controparte femminile…è peggio.
Se fossi una donna io sarei avvelenata contro la figura della Velina.
Ci lamentiamo che la gente stupra, ma poi ci ingozzano giorno e notte di culi e tette.
Ah non è un buon motivo per diventare bestie, ah demagogia, ah retorica…ad.lib.
Già, ma se c’è una cosa bella della vita è che i problemi si intrecciano.
Magari siamo pieni di gente che viene da altre culture, dove la figura della donna (ed il potere dell’uomo) è diametralmente opposta. Magari in questa specie di paese dei balocchi che credono di vedere gli va in pappa il cervello…e anche noi non è che siamo così al sicuro…..visto che in fondo tutto è diventato così semplice che gli imbecilli e le tette sono DEI…….magari qualcuno va giù di testa pure dei nostri"civili" connazzionali.
Non giustifico nessuno, per carità, la violenza sessuale è un gesto orribile, ma credo che ci sia più volontà di fomentarla che non di sedarla….sopratutto da parte dei nostri grandi fratelli bordelli.
Comunque sia, la Velina è il baluardo, lo stendardo e la punta di diamante della mercificazione femminile, secondo me.
Prima erano un pò nude, poi mezze nude, poi in lingerie…poi non c’era più nulla da togliere…
Cazzo! Gli fanno fare la doccia! All’ora di cena! Anche l’acqua….la gnocca bagnata…
Ma se alle 20 mi fai vedere sta roba….a mezzanotte ci dovrebbe essere gente con vibratori nelle orecchie….
Ora, se fossi una bambina dovrei fare ancora meno fatica del maschietto. Basta essere una bella figa.
Punto.
Porte aperte.
Pure la pubblicità del silicone….si vedeva solo della gnocca nuda….tutto tranne un cazzo di boccia di silicone!
Ma nonostante tutto, questi sono i nostri nuovi DEI.
Sono gli idoli, gli esempii, i traguardi, quelli che ce l’hanno fatta.
Cazzo, mica posso fare l’idraulico o il veterinario….devo correre da Maria de Filippi che c’è un pezzo di gloria che mi aspetta.
L’ultimo spot che ho visto aveva la voce di uno di questi burattini adolescenti che diceva:
"penso che ce la posso fare, perche penso che me lo merito!"
Ora. Intanto non hai imbroccato un verbo che sia uno, e quegli stronzi dello staff visto che ti sbattono in tv potevano anche fartelo notare, magari alla centesima volta…
Ma sopratutto……MA CHE CAZZO TI MERITI?
Qua tutti si meritano tutto, tutti ce la devono fare, tutti devono attentare la scalata all’olimpo di Veline e Calciatori….
Secondo me….qua nessuno SI MERITA un cazzo.
Chi è arrivato da qualche parte, nell’Olimpo, si è ingoiato un bel beverone di: culo spaccato, di botte di fortuna, di compromessi, di chiappe vendute, di scheletri nell’armadio e di badilate nei denti.
Non è che essere un vitello pettinato bene, che canti discretamente e abbia una discreta faccia da culo faccia AUTOMATICAMENTE MERITARE qualcosa…
Non mi stancherò mai di citare Tyler Durden:
"Siamo cresciuti con la televisione che ci ha fatot credere che saremmo diventati calciatori, divi del cinema, rockstar….ma non è così. E lantamente lo stiamo apprendendo, e ne abbiamo VERAMENTE le palle piene!".
No non sono un bacchettone, ed ho la media di frustrazione da scaricare su altri che abbia qualsiasi medioman.
Però ho visto la differnza da quando ero piccolo io ad oggi.
Non che i calciatori o le belle fighe non fossero figure importanti….ma insomma, anche Jerry Calà era un mito.
Un ometto simpatico, neppure particolarmente bello, ma quantomeno divertente, arruffone, un pò sfigato ed un pò furbo…come ogni medioman che saremmo diventati noi!
Sarò un vecchio bilioso….però oggi come oggi mi pare che gli esempi siano da mani nei capelli.
E quelli che più mi fan grattare son proprio loro.
I sacerdoti dell’esteriorità, i profeti dell’ignoranza ininfluente, i vincenti per meriti esigui, gli sbilancianti esseri che non sono più umani….
E noi, che rimaniamo umani…..
Come lo spieghiamo ai futuri noi stessi, che in realtà è tutto un incantesimo…
Ma sopratutto….in quanti ce ne siamo accorti???

Ma, dice:"allora perchè cerchi di farti un bel fisico anche tu? Vedi che ti vendi all’esteriorità!".

Si. Sono anche un pò stanco di combattere dei carri armati con un coltellino spuntato.
Inoltre certe cose son belle a prescindere, e ne siamo attratti a prescindere.
Magari la situazione è peggiorata,Magari mi son bevuto il cervello e dhanno vinto loro….. ma invece che remare contro, come mi diverto a fare dalla mia nascita, penso ad una vignetta che stava in un mio libro sui dinosauri che possedevo da piccolo.
C’era un Tyrannosaurus Rex che si diceva: "Qui se non iniziamo ad evolverci finiremo per estinguerci!!!".
Io adoro i Dinosauri.
Però come dire……

Read Full Post »

"non si può parlare di quello senza questo.."


Nel pastone generale dei pensieri cozzanti in rete mi torna, come un brivido, un’aroma di memorie dolorose.
E’ assolutamente giusto misurare se stessi, assolutamente corretto pretendere e prendere ciò che si voglia, inossidabile il libero arbitrio personale.
Queste sono le bandiere che vengono solitamente issate dai riottosi.
Normalmente il riottoso si crea all’interno di un rapporto affettivo ormai trasformatosi in una paluda fetida tempestata di sabbie mobili.
In sostanza, Claudio Bisio con il suo famoso "rapput" spiegava ogni cosa (ah gli scampoli di essenza…).
Quando ho visto alzarsi gli stendardi del libero pensiero e della libera azione all’interno del mio rapporto, a me, istintivamente, è venuto da grattarmi le corna.
Forse fu per quello che mi accorsi di possederle.
Fa niente, dicono capiti a tutti prima o poi.
Il problema è che non è sbagliato il livello teorico del discorso, bensì la sua concretizzazione sul piano umano.
Ci hanno provato per un bel pò con il libero amore, ma non mi pare abbia funzionato, prima o poi le palle a qualcuno girano. A me giravano e parecchio.
Io stesso non mi sentivo in colpa nel desiderare altre donne, perchè sapevo che questo non avrebbe intaccato il mio amore per la mia compagna, però….oh, non si sa perchè, ma quando lo fanno a te…TI GIRANO LE PALLE!
Quindi la domanda che aleggia me l’ero già posta da tempo:
I nostri rapporti monogami sono fondati su di una base biologica-razziale o su di una impalcatura socio-comportamentale???
No, perchè nel secondo caso potremmo anche fottercene.
Io la risposta non la trovo. Non ho studiato ne sociologia, nè antropologia, ne psicologia, ne sessuologia.
Al massimo ho studiato le regole di alcuni giochi di ruolo e da tavolo, ma sta cosa non la spiegano (ed è assurdo che esistano situazioni non risolvibili con un dado a venti facce!).
Però tra sociologhe, psicologhe, etnologhe, antropologhe ho avuto molte occasioni di confronto ultimamente (ma donne che tirano la sfoglia non c’è verso…qua son tutte strizzacervelli).
Non è che queste autorevoli figure avessero tutte queste risposte soddisfacenti.
Anzi, erano preparatissime nel confutare tesi altrui, ma abbastanza carenti di tesi proprie, soprattutto di tesi convincenti.
Il fatto, io credo, è che l’umano del terzo millennio è un cavillatore.
Ci piace tanto trovare l’accento sbagliato, la virgolina fuori posto, magari della frase non si capisce un cazzo…ma quella virgolina!!!
Le teorie sono una bella cosa e lungi da me pensare che l’umano pensiero debba fermarsi, però c’è la realtà, che è disturbante ne convengo, ma c’è…
Si, si può fare tutto ciò che si vuole.
Si, bisogna accettarne le conseguenze.
Fine.
Mi rammarico, e non so se sia la nostra etnia peninsulare ad essere marchiata da questo gene paraculo o tutto il genoma umano, però è ora di darsi una svegliata.
Non puoi rubare la marmellata e poi sperare che non ti becchino mai.
Non puoi rubare la marmellata senza che qualcuno di incazzi perchè non fai a metà con lui, perchè la marmellata la voleva lui, perchè tu dovevi mangiare la Nutella, perchè non si fa, perchè bastava chiederla, perchè su perchè giù….
Se vuoi la marmellata sei già fottuto. Vuol dire che stai masticando roba insapore da tempo, che il gusto te lo stai ricordando, non lo stia percependo.
La marmellata la vuoi perchè sai che dovrai rubarla.
Se te ne piantassero un vaso tra le mani non saprebbe di molto.
Il punto è che vedo tutti fare una danzetta saltellante da un piede all’altro, ma ben pochi che facciano i conti con se stessi.
Se vuoi il frutto proibito sai che poi qualcuno si incazza. Fai i tuoi conti, prendi una decisione e non ti fustigare dopo.
Capra e cavoli non si salvano insieme.
Io credo che gli esseri umani siano monogami sincopati.
Ovvero.
Il maschio NON E’ assolutamente monogamo.
In una stanza con cento donne almeno una novantina le tromberebbe, per ragioni anche assurde, fantascientifiche o autoindotte.
La femmina E’ MONOGAMA FINCHE’ DURA.
In una stanza con cento maschi una donna trova subito quello che secondo lei è il migliore. Gli altri sono figure nebulose, alcuni nemmeno li vede. E vuole solo il migliore. Poi però c’è caso che con il tempo il migliore diventi qualcun altro…
E’ quantità contro qualità a livello biologico-istintivo.
Già, questo l’ho ripetuto fino al vomito. Ho preso dell’imbecille spesse volte, pazienza, io sono convinto di avere ragione.
E’ ovvio che questi istinti di base sono mediati dalla ragione, dalla società, dalla sensibilità e dalle soap opera.
No, hai letto bene, le soap opera son fondamentali.
Ci sono input esterni che ci romanzano la vita. Ci fanno vedere dei mondi fittizi dove succedono casini divertentissimi e pepatissimi.
Ci ingozzano di sogni patinati.
Che può il nostro misero "ciao amore com’è andata al lavoro oggi?" di fronte a questo?
Nooo, bla bla io sto bene, bla bla, io con il mio amore, bla bla bl, cosa dici? bla bla bla…
E poi dopo un annetto BUM!
Ne ho sentiti, ne ho l’agenda piena.
Di coppie che tengono botta non ne ho l’agenda piena (i grandi superstiti ci sono sempre..ovviamente, ma una rondella non fa primavera..).
Per non parlare di coppie che tengono ancora botta, ma galleggiano su di un mare di merda o di segreti sordidi….
Il deliro, il puro e semplice delirio.
Non ho alcuna soluzione io. Anzi, ho molto più casino in testa di prima.
Però meno illusioni.
Perchè faccio i conti con ciò che siamo, senza bollare alcun istinto come "errore" o "orrore".
In più non avendo una situazione monogama ma avendola avuta per più di un decennio me ne lavo le mani con un bel "buona fortuna", che vale anche per me, perchè io dopotutto amo i rapporti solidi e mi auguro di averne dei nuovi, nonostante non disdegni più assolutamente qualsiasi tipo di casino sentimentale.
Perchè piacciono anche a me le soap opera.
In realtà sbattiamo tutti di qua e di la, senza avere una vaga idea di che cazzo vogliamo veramente, cambiando target, cambiando metodo, cambiando tutto e ritrovandoci sempre con un paniere pieno di roba che non vogliamo più…..
In realtà non vogliamo niente perchè abbiamo o possiamo avere quasi tutto,
e questa idea ci è insopportabile!
La libertà è anche rinunciare a qualcosa.
Rinunciare alla stabilità se vuoi l’emozione.
Rinunciare all’emozione se vuoi la stabilità.
Rinunciare alla morale se vuoi entrambe.
Qualcosa si deve lasciare fuori. Non ci son cazzi.
Ogni scelta è giusta, se è giusta per chi la compie.


"dov’è che abbiam ceduto il capo al sonno
al vapore alla cucina al caldo al televisore
tu in un letto e lei in un altro
dove quei bagliori visti da lontano
fuori in punta di pennello
tutto Napoleone
dipinto in un bottone

cara cosa hai fatto oggi e cosa hai fatto tu?
cara cosa hai fatto finché non si è fatto
BOOM
BOOM
BOOM
BOOM "

V. Capossela
"Dove Siamo Rimasti A Terra Nutless"


"ma c’e’ qualcosa che non scordo
che non scordo…
quella sera
ballavi insieme a me
e ti stringevi a me
all’improvviso
mi hai chiesto lui chi e’
lui chi e’
un sorriso
ed ho visto la mia fine
sul tuo viso
il nostro amor dissolversi
nel vento
ricordo sono morto in un momento"

L.Battisti
"Mi ritorna in mente"

"E fu proprio mentre portavo due bicchieri
che mi dicesti: "Indovina chi è venuto ieri?"
Io chiesi: "Chi?", però sapevo di sapere,
e il primo amante in fondo è come il primo amore.

Pomeriggio: da solo in un po’ troppa Toscana,
ho pensato: "Ma brava", vabbe’, ho pensato: "Puttana",
poi che io non c’entravo e che eri stata felice
con chi non importa e la storia non dice.

Le mie tasche eran piene di varie ed eventuali
ma i tuoi giorni con me sono stati tutti uguali:
con lui eri Firenze, i monumenti, il cielo, il letto;
con me oggi una noia da sala d’aspetto." 

R.Vecchioni
"Due giornate fiorentine"

Read Full Post »