Per tutti gli Dei quanto è difficile.
Quanto è difficile fare quello che sia giusto. Difficile quando sia giusto per noi, incredibilmente difficile quando lo sia per gli altri.
Potremmo anche sbattercene altamente, e giustificarci di umanità. E' prassi assai comune, ed in fondo assolve più di un prete automatico. Ma i veri mangiacacca lo sanno, che l'autogiustificazione è una masturbazione per gli incoscenti.
Bello sarebbe, saper godere quando è il momento di farlo e pensare che il domani sia solo ipotetico. Un vizio di gioventù che guarisce con il tempo. Per chi non sia mai stato giovane solo una leggenda, tramandata oralmente da altrui voci.
In realtà, come dice Cohen, ho provato ad essere libero alla mia maniera, anche ferendo chi sia entrato nella mia tana.
Innocente come un animale, il più delle volte sono riuscito a ferire. Ma non ho mai posseduto tanta innocenza bestiale da riuscire a godere.
Il personaggio, alla fine, ha ingoiato l'essere umano. Questa armatura è una vergine di Norimberga, ed è anche di qualche taglia troppo piccola. Per quanto scinitlli all'esterno, dentro è un carnevale di sangue e carni lacere.
Non poserò mai il culo sulla sella di un drago, questo è certo. Ma la mia pelle è un arabesco di cicatrici. Forse l'unico sospetto di cavalierato ritrovabile in questo mondo. Ho rinunciato sempre per il bene dell'equilibrio, perchè dopotutto ho un pensiero Asimoviano:
per quanto sia tremenda una situazione di equilibrio, il caos che conseguirà alla sua rottura sarà persino peggiore e molto più duraturo. Quindi, alla fine, tengo le cose in equilibrio. Il più delle volte con lo scricchiolio di muscoli e nervi, e come unica ricompensa il sospetto di fare la cosa giusta.
Malati di eroismo quotidiano….
Potevo mentire e tutto sarebbe stato molto più facile. Ma non è nella mia natura, e volendo proprio essere oggettivi, è più lacerante essere sinceri. Questo crea tutto il dramma e la tensione drammatica di cui abbisogni un mostro come me per esistere.
Mentre guardavo il piatto finalmente ricolmo di tutto ciò che avrei voluto mangiare mi sono accorto che quei piccoli oggetti bianchi sparsi per il tavolo erano i miei denti.
E così mi sono limitato ad annusare, senza dare alla vita la soddisfazione di lasciare cadere una lacrima di rabbia sul piatto più ricco. Forse pregando che arrivasse un animale affammato a fare sparire tutto. Davanti ad un piatto vuoto, essere senza denti, non è poi così importante.
Lo dissi tanto tempo fa che non mi sentivo a mio agio, che non avevo le zanne od il fiuto del mastino randagio. Io sono un cane da casa, non da caccia. Un essere imbecille come un Alano, che sembra un animale da ranch, invece è una bestia da salotto.
Un soprammobile di due metri. E come un Alano devo poter uscire a pisciare, regolarmente. Non veramente da casa, non veramente da esterno….
Così ho brandito la verità come una spada, senza ricordarmi quanto fosse più affilata di quest'ultima. E alla fine sanguinavano un pò tutti, io compreso. Forse perchè è meglio sapere di sanguinare e cercare una benda, piuttosto che fingere di non essere feriti, e morire stupidamente sorpresi.
Io sono il figlio delle mie scelte. Le strade che mi sono precluse portano cancelli sbarrati con lucchetti forgiati da me. Quindi non ho volgia di lamentarmi di me stesso, questa volta. Ne della vita, ne degli altri.
Non c'è altro da fare che sorridere ironicamente e sperare di essere immune, quando sei una vipera e ti mordi la lingua. Ma nessuno è realmente immune a se stesso.
Non morirò per i miei veleni, ma mi gusterò ugualmente l'agonia. In attesa di un attimo di nuova distrazione in cui mordermi la lingua.
Ho rinunciato, e nemmeno come si deve. Perchè nemmeno a fare il martire, in fin dei conti, brillo o primeggio.
Ha ragione De Gregori, ognuno è fabbro della sua sconfitta, ognuno merita il suo destino. E tutto quello che non farò e non sarò, in parte l'ho anche scelto. Molte cose nella maggior parte, se non totalmente.
Mi sono chiuso sulla cima di una torre ed ho buttato via la chiave, per essere sicuro di star dentro. Se arriva qualcuno con le ali, allora ringraziamo gli Dei e non stiamo a volere anche un particolare colore di penna.
Mi è stato chiesto se è attraverso queste decisioni così apparentemente autodistruttive e tragicamente difficili che si diventa adulti. Io ho risposto che in fondo, io sto cercando proprio qualcuno che non voglia crescere. Che rimanga con me a giocare.
Ma credo di essere l'ultimo dei bimbi sperduti. Gli altri prima o poi decidono di crescere.
Io mi tengo stretto alla mia armatura di stagnola ed alla mia spada di legno. Imbraccio il mio scudo di coperchio di pentola e scendo in guerra contro draghi di pelouche e cartone.
E cerco di fare ciò che sia giusto più degli adulti. Perchè solo un bambino può credere a tal punto di poter essere un cavaliere.
Non pensare di esserlo. Non cercare di esserlo.
Ma esserlo e basta.
Le ferite però sono uguali per tutti, adulti e bambini.
Oh Dei…come diventa faticoso giocare, con il tempo…….