E' un coro di oscenità e menzogne, è un coro di oscenità è menzogne.
Tutto è teatro, tutto è teatro.
Scritto male, scritto bene, assurdamente assurdo e comicamente tragico. Appoggiato ad un muro, svaccato su una panchina, seduto ad un bancone… come hai recitato bene la tua parte di pagliaccio triste!
Che intensità, che interpretazione, che immedesimazione. Hai sudato più di una rockstar sotto quel cerone bianco, e sei stato ciò che non sei, per più tempo di quanto dovesti.
Ed ora, chi sei?
Sei salito, arrampicandoti, su palcoscenici altrui. Ti sei inserito in altrui duetti, cercando un controcanto di note gravi alle quali spesso non arrivavi. Perchè la natura ti ha dato talento senza darti abilità.
Non sei destro e non riesci nemmeno ad essere sinistro.
Perchè non sei inquietante ne minaccioso.
Hai lo stesso carisma di uno scudo umano, di un pupazzo da crash test, come villain.
Ti sarebbe piaciuto…..
…che i riflettori avessero puntato su di te.
Ma non era così. Eri tu che rincorrevi il loro ovale luminoso, sbattendo contro le coppiette che limonavano nell'ombra. Un caprone sudato vestito da giullare che insegue un cerchio di luce in un teatro buio.
E ti piaceva crederlo, di avere delle carte da giocare. Mentre il gioco si svolgeva intorno, sotto , dietro e al di fuori di te.
E dall'ombra ti pervenivano le risatine soffocate, i mugolii, i sussurri dei burattinai.
Il tuo istinto sapeva tutto, come se fosse luce accecante quell'oscurità vellutata. Vedevi e non volevi vedere. Capivi e non volevi capire.
Sai che tutti mentono. Omettono, distorcono, travisano e saltellano sulle semantiche. Il passo doble delle falsità ti circonda con uno scapliccìò soffocato.
Stanno ballando intorno al capocomico, le menzogne in tutù.
Chi, mai, commediografo sano di mente, punterebbe sulla realtà il riflettore?
Tu, solo, cerchi di essere onesto su un palcoscenico. Tu vuoi diventare il pagliaccio che impersoni, mentre tutti gli altri sanno che finito il lavoro il costume cadrà e rimarrà un miserrimo umano qualsiasi.
Ma tu non lo accetti. Tu vuoi essere commedia sempre. Vuoi che il sole sia il tuo riflettore, che il mondo sia una platea intenta ad osservarti.
Ma non è così.
Non una stella guardando verso terra si accorgerà di te. Gli sguardi che hai creduto rivolti a te guardavano le quinte, le seste, i camerini, l'uscita di servizio, i gatti in amore nel vicolo dietro il teatro.
Ogni cosa tranne te.
La verità è che non sei stato scritturato. Sei un debuttante allo sbaraglio.
Perfino ora, segui le tue speranze come l'aroma di una cucina lontana. Ti brontola lo stomaco perchè non mangi da troppo. La saliva offusca la ragione, in molteplici maniere.
Speri e non percepisci, annulli così l'unica abilità che veramente tu possieda.
Il tuo istinto, il tuo intuito, sapevano benissimo quello che stava succedendo. Sapevi il copione prima che gli attori aprissero bocca.
Ma era più bello illudersi che il copione fosse stato riscritto, per permetterti un'entrata trionfale. A sorpresa.
Sorpresa sorpresa:
La realtà è esattamente come l'avevi percepita.
La tua immaginazione l'ha edulcorata. Ed è cancerogena, maligna e tentatrice come un doclificante, la tua speranza.
Ora, visto che ci sei salito a forza, su quel tavolato, o caghi o tiri su le braghe.
L'unica cosa rimasta da fare è il tuo numero migliore, l'unico che ti riesca veramente.
Perchè se osservi attentamente, ti accorgerai di non essere in un teatro.
Sei in un giardino.
Sei su un piccolo piedistallo alto una spanna.
Il tuo sangue è un'arabesco di vene ed arterie di ghiaccio vestroso e fumante.
Le tue carni sono liscia, levigata, compatta e fredda pietra.
La statua.
Il personaggio definitivo, l'eternità del protagonismo.
Il più difficile dei ruoli.
L'eco della menzogna o della scusa giunge ovattato e distorto ai tuoi timpani di sasso. La pioggia non ti raffredda o scioglie.
Il tuo numero ora è fermo, sospeso nel corso del tempo; che tu attraverserai. Silente ed immobile.
Attendi un tentacolo d'erba, che avvinghii un tuo calcagno. Attendi che salga, che ti cinga i fianchi, che ti faccia sentire stretto e portante.
Una piccola cosa viva con la quale farai l'amore con assoluta fermezza e silenzio.
Fin quando non ti sbriciolerà.
Perchè se davvero vuoi fare il cavaliere, allora devi ammettere che l'unica vera funzione del cavaliere stia nel perdere da eroe, non nel vincere.
Egocentrico come sei, vuoi solo ruoli che sfiorino l'impossibile.
Perchè attendi l'unico applauso a te diretto che non sentirai mai:
IL TUO.